Mariani: «Torino? Sono fiducioso, ma serve continuità. Vi dico il mio pensiero sullo scudetto, mentre Gattuso Ct…» – ESCLUSIVA  | OneFootball

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·29 octobre 2025

Mariani: «Torino? Sono fiducioso, ma serve continuità. Vi dico il mio pensiero sullo scudetto, mentre Gattuso Ct…» – ESCLUSIVA 

Image de l'article :Mariani: «Torino? Sono fiducioso, ma serve continuità. Vi dico il mio pensiero sullo scudetto, mentre Gattuso Ct…» – ESCLUSIVA 

Pietro Mariani in esclusiva a Calcionews24, dalle difficoltà e le ambizioni del “suo” Torino, il pronostico sulla lotta scudetto, ma anche Gattuso ct e tanto altro

‘Dobbiamo’, ‘Possiamo’, ‘Speriamo’. Che Pietro Mariani, detto Pedro, senta ancora “suo” il Torino lo si capisce dall’utilizzo della prima persona plurale quando discute delle dinamiche del club piemontese. All’ombra della Mole dal 75 al 79 nelle giovanili, dal 79 all’82 e dall’83 all’87 in prima squadra, il nativo di Rieti è un ragazzo del Fila che ha scritto pagine della storia della scuderia granata. La passione e l’affetto provato nei confronti del Torino emerge in ognuna delle risposte alle domande che gli abbiamo posto nell’intervista esclusiva per le colonne di Calcionews24, ma non gli impedisce di analizzare con lucidità e competenza il panorama calcistico italiano attuale. Si spazia quindi dalla squadra di Marco Baroni (e l’impegno di questa sera contro il Bologna), alla lotta scudetto nelle zone più nobili della classifica di Serie A, ma anche l’approdo di Gennaro Gattuso sulla panchina dell’Italia e il lavoro – dentro e fuori dal campo – realizzato dal neo ct azzurro. Ecco cosa ci ha raccontato Mariani:

Buongiorno Pedro Mariani. Iniziamo dal Torino, quanto era importante – dopo il successo col Napoli – vincere anche col Genoa?


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«A parte la partita con la Roma e quella col Napoli c’è stato un denominatore abbastanza comune: alternare buone prestazioni a dei momenti ‘brutti’ dove il Toro ha compromesso tutto. E’ una cosa che va corretta, perché le partite effettive durano 60-65 minuti. E non ti puoi permettere di compromettere tutta la partita, la strategia, in quei minuti. Perché poi ribaltare 1-2 gol, sai, non è facile».

Quindi credi che la chiave per il Torino sia nel lavoro di Baroni per sopperire a queste difficoltà giusto?

«Ma sai, ora non credo sia una questione tecnica adesso. Lo è stata all’inizio forse, con un mercato costruito non proprio per le corde di Baroni. Lui ha dovuto rivedere alcuni suoi credo, alcune cose che non erano nelle sue idee. Però il mercato che gli è stato fatto è questo, quindi ha dovuto fare di necessità virtù. Io non credo sia una questione tecnica, magari nelle primissime giornate poteva essere un problema tattico: la squadra sfilacciata tra i reparti. Ora, secondo me, dipende anche da un fatto mentale dei calciatori. Comunque è vero che l’allenatore ha il comando di tutto… però poi sono i calciatori che scendono in campo. Ed è strano vedere questi intervalli così sottotono, alternati a giocare (quasi) da Toro! Sono i calciatori che devono alzare il livello di determinazione e attenzione. Le ultime settimane lasciano comunque ben sperare».

Ad oggi squadre come Lazio, Como e Bologna sembrano comunque inavvicinabili…

«Ma sai, le partite vanno giocate tutte comunque! Se adesso chiedessi quanti avrebbero scommesso 10 euro sulla vittoria del Torino sul Napoli credo che nessuno li avrebbe scommessi. Il calcio è strano, le partite vanno giocate e ognuna ha la sua storia».

Vale anche per la gara col Bologna quindi; come la vedi?«Il Bologna è una delle squadre più forti e rognose, ha una rosa ampissima che le permette di cambiare molto. È un Bologna che sta bene, ha recuperato Freuler, Ferguson… Sono cresciuti tanti giocatori. Io questa partita la chiamerei un po’ un esame di maturità ecco. Comunque meno male che per noi sono arrivate queste due vittorie, non dimentichiamoci che prima del Napoli eravamo poco sopra la terz’ultima. Ora il Torino deve trovare continuità, perché è un Toro che deve esprimere ancora tanto. Questo è poco ma sicuro e io resto fiducioso. Io credo che il Torino sia una squadra con ancora ampi margini di migliorie, di sviluppo».

Alziamo lo sguardo ai vertici della classifica, chi emerge in questa lotta scudetto?

«Negli altri anni era facile percepire – sin da subito – le due più forti. Ad esempio l’anno scorso Napoli e Inter no? Quest’anno invece sembra ci sia più equilibrio… Perché sono tutte lì. Non vedo una squadra tanto superiore alle altre. Il Milan balbetta ancora un po’, ma ha dato l’impressione che se sistema qualcosa se la può giocare. Il Napoli è ‘disturbato’ da tanti infortuni e da giocare anche le Coppe. Anche l’Inter se la giocherà. Ma non dimentichiamo la Roma, che con un mercato monco, veramente monco, è lì che se la gioca… Grazie a Gasperini sicuramente, che è un allenatore che può piacere o meno ma sta facendo un mezzo miracolo. Perciò ci sono tante incognite, in assenza di squadre ammazza campionato magari anche la Roma si può inserire. Queste quattro che ho citato comunque».

Non ha citato la Juventus, fresca di esonero di Tudor…

«Beh, la Juve, che ora cambierà allenatore, è una squadra che ha ancora dei problemi strutturali. Però devo ammetterlo, per quanto io sia torinista nel sangue, la Juve è una squadra che puoi aspettarti che risalga. Se cambia allenatore e sistema qualcosa a gennaio… Magari può inserirsi anche lei. Adesso è ancora un pochino sotto Napoli, Inter, Milan e Roma, però…»

Allarghiamo ancora la lente. Sulla panchina azzurra è arrivato Gattuso, l’obiettivo minimo dal ct è stato raggiunto, ora arriva il bello?

«No no, ha fatto molto invece (ride, ndr). A me è piaciuto quello che ha fatto e mi piace anche lui come ct. Primo: è di una purezza unica. È lì con orgoglio, con voglia, con determinazione… È un lavoratore, ama la nazionale e sente un senso di appartenenza fortissimo che è riuscito a trasmettere ai giocatori. Ha preso una squadra allo sbando, perché oggi non c’è più quel senso patriottico forte di sentire l’inno e non vedere l’ora di scendere in campo con la Nazionale… Oggi molte volte diventa un disturbo quasi, nell’arco dell’annata per alcuni giocatori; ovviamente non per tutti. L’aereo, vai, torni, ti alleni diversamente, come arrivi devi ripartire con la tua squadra. Insomma, lui ha trasmesso un nuovo spirito. E poi non era facile vincerle tutte! Il livello medio nel calcio europeo oggi si è alzato molto! Quindi se riesce ad andare ai Mondiali secondo me fa un’impresa, perché la situazione prima del suo arrivo era quasi drammatica»

Si ringrazia Pietro Mariani per la gentilezza e la disponibilità mostrate nel corso di questa intervista.

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