Calcionews24
·22 décembre 2025
Napoli Bologna, David Neres si racconta: «Sono emozionato e concentrato, bello giocare per vincere. Sconfitta in campionato? Ci colpì duramente. Vincere è l’unica cosa che conta»

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Un tuffo nel passato e un balzo nel presente per David Neres. Dalle strade di San Paolo, dove ha forgiato il suo talento a ritmo di Ginga, alla finale di Supercoppa Italiana con il Napoli, contro il Bologna, a Riyadh. L’esterno brasiliano, pilastro della squadra partenopea, si racconta al Corriere dello Sport.
EMOZIONE E CONCENTRAZIONE – «Penso di essere un po’ emozionato e anche molto concentrato. Giocare per vincere un trofeo è bello, è molto speciale. Una finale è una partita diversa dalle altre. E conta solo vincere».
LA FORZA DEL COLLETTIVO – «Il concetto vincente è sempre il collettivo: quando si gioca da squadra e tutto funziona è più facile per i singoli emergere. Le vittorie sono il merito del buon lavoro del gruppo e credo che tutto il Napoli, giocatori e allenatore, stiano lavorando bene».
LA SCONFITTA DI BOLOGNA – «Quella sconfitta ci colpì duramente. Abbiamo sofferto, è stato davvero difficile digerirla. Per fortuna arrivò la sosta: abbiamo avuto tempo per allenarci e riflettere sui nostri errori e sulle cose giuste».
LA SETTIMANA SENZA CONTE – «Sì, ma poi siamo tornati in campo con una mentalità e un modo di giocare nuovi. È andato tutto bene, soprattutto perché ne abbiamo vinte cinque di fila: quelle vittorie ci hanno restituito fiducia e ci hanno rilanciato».
VINCERE È L’UNICA COSA CHE CONTA – «Sono d’accordo al cento per cento: quando smetti, le persone ricordano soltanto i trofei. Il Bologna vuole vincere e noi vogliamo vincere».
RISPETTO E RIVINCITA – «Non abbiamo dimenticato, ma questa è una partita completamente diversa. È una finale: rispetto moltissimo il Bologna, ma siamo qui per vincere».
IL LEGAME CON LUKAKU – «Romelu è quello che mi ha dato più fiducia da quando sono arrivato. Parliamo tanto, mi ha sempre ricordato quanto sono forte. L’ho apprezzato molto e mi è venuto spontaneo correre da lui».
CARECA E L’EREDITÀ – «Parlare e abbracciare Careca è stato speciale. Non l’ho mai visto giocare, ma tutti mi hanno raccontato quanto fosse forte. Sapere che ha giocato nel Napoli è qualcosa di unico».
DALLA STRADA ALL’EUROPA – «Da bambino giocavo sempre in strada, lì ho imparato la Ginga. Poi al San Paolo ho imparato la disciplina. All’Ajax ho sfruttato tutto quel bagaglio: mi ha fatto diventare un uomo e un giocatore migliore».
DIVERTIMENTO E PRESTAZIONE – «Quando non mi diverto, penso di non poter dare il meglio. Serve concentrazione e tattica, ma senza quella sensazione non è la stessa cosa».
SOGNO MONDIALE – «Se fai bene con la tua squadra, il resto viene naturale».
NAPOLI E RIYADH – «Napoli mi ricorda il Brasile: clima, cibo, gente. Riyadh? È la mia prima volta, non l’abbiamo visitata molto, ma da quello che ho visto mi piace».









































