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·7 février 2025

Premier League, l'Assocalciatori inglese contro il salary cap: pronte azioni legali

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Il dibattito intorno al salary cap nel calcio inglese torna a infuocarsi in Premier League, con il massimo campionato che da anni porta avanti discussioni in merito.

Proprio per questo, come riporta il quotidiano britannico Daily Mail, nelle ultime ore l’Associazione dei Calciatori Professionisti (PFA) ha ribadito la propria presa di posizione, pronta a farsi valere anche con un’azione legale, in caso la Premier League introduca una misura che in qualche modo possa porre un tetto agli ingaggi riconosciuti ai calciatori che militano nel campionato.


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Lo scorso anno, i club della Premier hanno votato a favore di uno studio approfondito che avrebbe potuto potare a un limite di spesa per quanto riguarda gli ingaggi dall’inizio della stagione 2025/26. Questo sarebbe uno dei pilastri del nuovo sistema di controllo finanziario che vadano a sostituire quello già in vigore, che però non prevede misure contro l’aumento vertiginoso dei salari che si sono registrati in questi ultimi anni.

La bozza del nuovo sistema di calcolo del salary cap si baserebbe sul sistema dell’ancoraggio: la cifra che ogni club può spendere parte dai ricavi dell’ultima in classifica della stagione precedente a cui va aggiunto un moltiplicatore. Ecco, proprio questo moltiplicatore è oggetto di discussione fra i vari esperti e gli stessi club, anche se sembra essere stato fissato a cinque dalle ultime indiscrezioni.

Per fare un esempio concreto, l’ultimo in classifica nel 2023/24 era lo Sheffield United che aveva ricavi per 110 milioni di sterline (pari a 131,8 milioni di euro). Questo significa che tutti i club potrebbero spendere, sia per stipendi che per commissioni agli agenti, senza dimenticare i cartellini di eventuali nuovi giocatori, un massimo di 550 milioni di sterline (659,3 milioni di euro). Limite superato da alcuni top club in questa stagione. Infatti, nella votazione che ha dato il via allo studio lo scorso anno se 16 club si sono detti favorevoli,i due di Manchester e l’Aston Villa hanno votato contro, mentre il Chelsea si è astenuto.

Inoltre, come riportato dal quotidiano britannico The Athletic, la PFA ha scritto alla Premier League avvertendo di una possibile azione legale con il sistema che limita la spesa dei club per gli stipendi dei giocator. Il rapporto afferma che la PFA ha dichiarato che la Premier League non ha ancora spiegato perché vuole introdurre l’ancoraggio o fornito dettagli su come funzionerebbe.

Intanto, secondo le norme, ogni modifica alle regole che influiscono sui contratti dei calciatori sono concordate dal Comitato di Negoziazione e Consultazione del Calcio Professionistico (PFNCC), di cui fanno parte, oltre a PFA e Premier League, anche la English Football League e l’Associazione degli Allenatori di Lega.

«Abbiamo rispettato i requisiti del PFNCC e la PFA ha avuto molteplici opportunità dal marzo 2024 per fornire feedback sulle regole e sui principi che le sostengono – ha commentato un portavoce della Premier League a The Athletic –. Inoltre, le proposte sul rapporto tra costi della rosa e ricavi sono state votate, in ombra, dai club all’Assemblea Generale di giugno. Le proposte sul rapporto tra costi della rosa e ricavi in discussione sono strettamente allineate alle attuali regole finanziarie UEFA, alle quali molti dei nostri club sono già soggetti. Gli obiettivi delle proposte includono il mantenimento dell’equilibrio competitivo della Premier League e il garantire che i club operino in modo finanziariamente sostenibile».

«Sebbene rimaniamo sempre aperti a discussioni e feedback – continua il portavoce della Premier League  –, siamo estremamente delusi dal fatto che, invece di impegnarsi sul contenuto delle proposte, la PFA abbia scelto di presentare richieste legali. I club continueranno a valutare le proposte con l’intenzione di portarle a votazione al momento opportuno».

Infine, è bene ricordare come la Premier League ha già deciso di cambiare il proprio regolamento economico-finanziario già a partire dalla prossima stagione. Le nuove norme limiteranno i club a spendere l’85% del loro reddito totale per stipendi, pagamenti di trasferimento e commissioni agli agenti, mettendosi in linea con le nuove regole UEFA.

Il sistema di ancoraggio fisserebbe in maniera netta in tetto massimo a questa spesa, non tenendo conto dei ricavi di ogni singola società. Questa misura, come è logico che sia, è supportata dai quei club che temono il crescente potere delle società più ricche, come quelle che continuano a partecipare alla ricca nuova Champions League, possano scavare un solco con il resto dei club. Senza considerare l’alto rischio che rappresentano in questa ottica le società guidate da fondi sovrani di alcuni stati come Manchester City e Newcastle.

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