Scanziani sulla vittoria della Coppa Italia: «Fu una serata storica, a Genova è stato diverso rispetto a quando ho vinto con l’Inter. Il motivo? Questo segnale…» | OneFootball

Alessandro Scanziani, ex giocatore della Sampdoria, ricorda la vittoria della Coppa Italia nel 1985: le sue parole

Alessandro Scanziani, ex giocatore della Sampdoria e fra i protagonisti della vittoria della prima Coppa Italia della storia del club, ha parlato delle emozioni del successo blucerchiato in una lunga intervista concessa ai taccuini de La Repubblica.

Già vincitore di una Coppa Italia con la maglia dell’Inter, Scanziani ha paragonato quei due successi, spiegando per quale motivo la vittoria blucerchiata aveva un altro sapore:

EMOZIONE – «Avevo centrato una Coppa Italia con L’Inter, ma a Genova è stato diverso. Il presidente mi aveva detto al primo incontro che voleva vincere lo scudetto, malgrado fosse in B, e fu il segnale che si stava realizzando un percorso unico. Dopo l’esordio con la sconfitta di Brescia mi veniva da piangere per la rabbia, ma, piano piano, abbiamo messo tutte le cose a posto. Fu una grande soddisfazione, sentivo di aver ricominciato a ripagare la fiducia di Paolo Mantovani».

Un successo, insomma, capace di dare nuova carica alla squadra e ai giocatori, motivati a trionfare dallo storico presidente Paolo Mantovani, simbolo delle vittorie blucerchiate di quegli anni. Ma anche i tifosi, dopo aver visto la squadra sollevare quel trofeo per la prima volta, avevano compreso che stava per nascere qualcosa di grande, che sarebbe poi culminato, qualche anno dopo, con la vittoria dello Scudetto. Scanziani ha sottolineato anche l’importanza avuta dai tifosi nella rincorsa a quello storico traguardo, dichiarando, più avanti nell’intervista:

TIFOSI – «Fu una serata storica, una gioia attesa da anni e raggiungerla in maniera così convincente rappresentò una soddisfazione ancora maggiore. Erano consapevoli che stavano cominciando a fare un percorso incredibile. Fu l’occasione per dire a tutte le squadre che anche noi potevamo fare qualcosa di importante ed eravamo pronti a competere con tutti».