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·27 septembre 2025

Se l’Atletico Madrid vale quanto Inter e Milan insieme. E il nodo Sampdoria sul futuro del Ferraris

Image de l'article :Se l’Atletico Madrid vale quanto Inter e Milan insieme. E il nodo Sampdoria sul futuro del Ferraris

Nelle sezioni sportive delle grandi librerie spagnole sino a una quindicina di anni fa si trovava un pamphlet che si chiedeva quale tra Athletic Bilbao, Atletico Madrid e Valencia fosse da considerare la terza grande del campionato iberico dopo ovviamente Real Madrid e Barcelona. Il volume elencava i pro e i contro del perché baschi, colchoneros e valenciani meritassero ciascuno il terzo gradino del podio, chiudendosi poi in una sostanziale non risposta.

A 15 anni di distanza, soprattutto dopo la cura Diego Pablo Simeone prima al Calderon e adesso al Metropolitano, ci sono pochi dubbi che la terza posizione vada più che di diritto all’Atletico Madrid. E l’ulteriore prova di questa ascesa del sodalizio della capitale è giunta in questi giorni anche dai mercati finanziari: la società biancorossa potrebbe presto cambiare l’azionista di controllo e si sta negoziando su una valutazione complessiva del club nell’intorno dei 2,5 miliardi. Nello specifico è il fondo statunitense Apollo Global Management ad essere in trattative avanzate per una quota di controllo e ha avviato colloqui in esclusiva con i principali azionisti del club: Atlético Holdco (70,39%), partecipata da Gil Marín (50,82%), Ares (33,96%) ed Enrique Cerezo (15,22%), oltre che da Quantum Pacific dell’imprenditore israeliano Idan Ofer (27,81%).


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Al di là dei tecnicismi però in questa sede importa sottolineare ancora una volta la valutazione su cui si sta negoziando, ovvero 2,5 miliardi di euro per l’intero capitale del club. Una cifra che se fosse confermata equivarrebbe a quelle cui si valutano al momento Inter e Milan messe insieme, visto che i rossoneri sono passati di mano nell’estate 2022 per 1,2 miliardi e la dirigenza nerazzurra (da Zhang in poi) ha sempre stimato l’Inter per un valore più o meno simile a quello dei cugini.

Non solo, a questi prezzi l’Atletico avrebbe una valutazione superiore anche a quella (al di là di quella che è attualmente la capitalizzazione di borsa di 1,1 miliardi) che i vertici di Exor internamente danno della controllata Juventus, ovvero sui 2 miliardi.

Insomma, per farla breve, l’Atletico Madrid, che sino a poco tempo fa non si era nemmeno sicuri se fosse da considerare la terza grande di Spagna e con in bacheca nessuna Coppa dei Campioni/Champions League, stando al mercato varrebbe di più che le due milanesi messe insieme, che invece vantano nelle loro sedi complessivamente dieci Coppe dei Campioni/Champions League (sette rossonere e tre nerazzurre). E anche di più della Juventus che oltre ai suoi titoli, ha dietro di sé di gran lunga il maggior numero di tifosi in Italia.

Basta questo per evidenziare come la valutazione dell’Atletico su cui si sta negoziando rappresenti l’ennesimo schiaffone a livello imprenditoriale rifilato dal calcio spagnolo a quello italiano, sempre più incapace di intraprendere in fretta quella strada verso la modernizzazione che altrove hanno imbracciato da tempo.

Champions sicura e stadio, le due leve per l’Atletico Madrid

Entrando nello specifico Apollo starebbe pensando a un’operazione mista: da un lato l’acquisto di parte delle quote dai quattro soci esistenti, che resterebbero comunque come azionisti di minoranza; dall’altro una ricapitalizzazione del club, destinata a finanziare la futura Ciudad del Deporte dell’Atlético, un maxi progetto immobiliare e sportivo da circa 800 milioni nei pressi del Metropolitano.

Va notato che l’Atletico ha varato due recenti aumenti di capitale, uno da 120 milioni nel 2021 in piena epoca Covid e un secondo da 70 milioni nel 2023. Però sul piano economico, si appresta a superare stabilmente i 500 milioni di ricavi annui, con una crescita media dell’8-10% annuo. Un livello di entrate cui difficilmente giungono i nostri club, se si eccetuano stagioni speciali come quella della Juventus nelle quattro annate dal 2016/17 al 2019/20 (sostenute dai risultati in Champions League e dalle corpose plusvalenze) e dell’Inter nel bilancio record al 30 giugno 2025, spinto dai grandi incassi provenienti dal percorso in Champions League.

L’Atletico Madrid arriva invece da due bilanci consecutivi (2023 e 2024) chiusi in sostanziale pareggio a livello di risultato netto, con complessivamente otto degli ultimi dieci esercizi in utile: dal 2015 al 2024 ha chiuso in perdita solo nei due anni maggiormente impattati dal Covid (2021 e 2022, rispettivamente con un rosso di 86 e 22 milioni di euro).

Però a sostenere il valore del club spagnolo sono soprattutto due elementi.

Il primo è la quasi certezza di partecipare ogni anno a quella fucina di entrate economiche che è la Champions League. Nella Liga, se davanti l’Atletico si trova la presenza ingombrante di colossi quali Barcellona e Real Madrid e pertanto per i biancorossi vincere il campionato è un’impresa sempre difficilissima, alle spalle non ha grandissimi avversari per i due (se non tre) altri posti Champions e quindi ha una ragionevole certezza di terminare il torneo interno con la qualificazione in tasca per la massima competizione europea. Non a caso Miguel Ángel Gil Marín, amministratore delegato e principale azionista operativo del club, ha spiegato: «Per noi arrivare terzi in Liga è un obbligo, non un obiettivo, vista la distanza con chi ci segue in classifica per budget. La Champions rappresenta circa il 20% delle entrate ed è fondamentale per la stabilità».

Il secondo elemento è invece di carattere immobiliare. Innanzitutto l’Atletico può vantare uno stadio da 70mila posti, praticamente nuovissimo visto che è stato completato nel 2017. Un impianto costruito tenendo presente tutti i crismi della modernità e che nel giro di poche stagioni ha permesso ai colchoneros di raddoppiare i ricavi da stadio: l’ultima stagione nel vecchio Calderon aveva garantito ricavi per circa 38 milioni di euro, nel 2023/24 invece con il nuovo Metropolitano le entrate sono state pari a 74 milioni.

Inoltre l’infrastruttura sorge in un’area ancora poco sviluppata alle porte di Madrid (non lontano dall’aeroporto di Barajas) e questo consente un’ulteriore evoluzione immobiliare e un valore aggiunto e potenziale economico. Nel particolare, come si diceva, intorno al Riyadh Air Metropolitano, è prevista la costruzione della “Ciudad del Deporte”: 115 ettari di terreni destinati a centri sportivi, servizi e spazi pubblici. «Tra il 2025 e il 2027 completeremo l’intero progetto, con l’obiettivo che diventi un polo di inclusione e orgoglio per tifosi e cittadini», ha dichiarato sempre Gil Marín. E con questo piano l’Atletico punta a riunire in un unico complesso tutte le varie squadre del club (dalla prima alle giovanili sino alle compagini femminili)  le quali ora giocano in impianti dislocati in vari punti  della capitale iberica.

È palese quindi il paragone non felice per il calcio italiano.

E se per quanto concerne il primo elemento, quello sportivo, è molto discutibile se vi sia un vantaggio iberico o no, visto che la Liga avrà pure un livello tecnico più elevato della Serie A però certamente non ha il thrilling del nostro torneo sia per il trionfo finale che per le posizioni Champions.

Per quanto attiene invece al secondo elemento, quello immobiliare, tra Italia e Spagna sfortunatamente non c’è partita al momento, visto che negli ultimi anni praticamente tutti i club iberici si sono dotati di nuovi impianti (anche in previsione del Mondiale 2030) e invece in numerose città in Italia domina il pantano decisionale e amministrativo.

Dell’emergenza stadi d’altronde Calcio e Finanza se ne è occupata così tante volte che non giova tornarci in questa sede. Il pericolo è quello di essere ripetitivi e comunque basta dare una scorsa alle nostre pagine per avere una visione completa del problema.

Però va segnalato all’interno di questo inquietante panorama italiano sugli stadi che, non bastassero i problemi nelle altre città, anche a Genova sta emergendo qualcosa da spiegare meglio.

I dubbi sulla Sampdoria nell’operazione Ferraris

Questa testata può vantare un significativo numero di lettori nella città di Genova e in Liguria e molti di essi non hanno mancato di manifestare il loro stupore dinnanzi alle parole della sindaca di centrosinistra Silvia Salis quando, lanciando la candidatura dello Stadio Luigi Ferraris per EURO 2032, ha spiegato che i costi per la ristrutturazione dell’impianto di Marassi (stimati in circa 100 milioni) saranno a carico di Genoa e Sampdoria. «Questo è il primo passo per poter procedere in questo progetto», ha spiegato venerdì 19 settembre la sindaca come riportato dall’agenzia Ansa, aggiungendo: «L’investimento? Le squadre sono sicure di questo e mi hanno dato grandi rassicurazioni e c’è una forte volontà da parte loro. Però è in questo che la proprietà comunale fa la differenza rispetto al progetto che c’era prima di affidarla a una società privata di costruzione, è importante che il garante ultimo sia il Comune».

Numerosi uomini d’affari operanti sulla piazza genovese hanno parlato a questa testata molto bene della sindaca in carica da poco più di quattro mesi. E lo stesso dicasi per fonti interne al mondo dello sport. Salis prima di entrare in politica in senso stretto, è stata dirigente del Coni (dal 2016 nel Consiglio e poi come vicepresidente dal 2021 al 2025) e in precedenza atleta di successo nel lancio del martello (22 titoli italiani vinti e due medaglie ai Giochi del Mediterraneo, detentrice della quarta miglior misura per una italiana nel lancio del martello).

Però, proprio per questi motivi è lecito chiedersi e domandare alla prima cittadina della Superba se abbia informazioni aggiuntive sulla posizione economica dei due club, tali da renderla così tranquilla sulla copertura dei costi per il restyling di Marassi.

Perché, ammesso e non concesso che la questione di un investimento plurimilionario per lo stadio possa passare per il Genoa (dove c’è una proprietà definita per quanto non miliardaria) invece molto più complicata appare la posizione della Sampdoria, di cui la stessa sindaca è una tifosa dichiarata.

Nel club blucerchiato da anni la posizione economica e societaria è quantomai opaca e pertanto, se la prima cittadina sapesse qualcosa in più, sarebbe auspicabile che spiegasse meglio. Il tutto nell’interesse non solo di Genova ma anche di molti appassionati che si stanno chiedendo con quali soldi la Sampdoria potrà partecipare alla riqualificazione del Ferraris, visto il suo quadro societario così nebuloso.

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