OneFootball
·7 novembre 2025
In partnership with
Yahoo sportsOneFootball
·7 novembre 2025
Il tema di questi giorni sembrano essere i tatuaggi. Da quello di Daniele De Rossi utilizzato dal Genoa per annunciare l'ex bandiera della Roma come suo nuovo allenatore a quello che si è vociferato decori la schiena di Roberto De Zerbi: un'ode al suo Brescia con tanto di stemma dell'Atalanta barrato da un segno di divieto.
Il tutto passando per il tatuaggio con lo Scudetto del Napoli di Spalletti appena approdato sulla panchina della Juventus. Nel frattempo, arriva la notizia di Rafael Leão che, dopo la prestazione contro la Roma e in attesa della trasferta a Parma, ha rifinito il tatuaggio che ricopre tutta la sua schiena.
Insomma, ci sembra l'occasione giusta per fare un viaggio tra i tatuaggi più famosi (e anche un po' "tamarri") nel mondo del calcio.
Ci sono dovuti diversi mesi (il lavoro è iniziato a febbraio 2024), ma finalmente l'opera è terminata: un mega-tatuaggio che copre tutta la schiena del calciatore portoghese del Milan e che per tema ha la frase che corre da spalla a spalla di Leão: "Only God can judge", solo Dio può giudicare.
Una frase che peraltro compariva, quasi identica, sul fianco di un altro grande rossonero, Zlatan Ibrahimović, che se l'è recentemente fatta rimuovere con il laser: nel suo caso la frase era "Only God can judge me". E per quanto riguarda Ibracadabra, ci torneremo più tardi.

A realizzare il tatuaggio è stato il tattoo artist Vinicius Candido, che ha unito diverse immagini per il suo cliente superstar: il volto della Madonna con una colomba, i palazzi del quartiere in cui Leão è cresciuto con un cartello con la scritta "Vale Chicharos" e il codice postale 2845, una pallina della roulette ferma sul numero 3, un poker d'assi e la frase "Take the risk", corri il rischio.
Non sono proprio "tamarri", ma sicuramente sono due tatuaggi che stanno facendo molto parlare di sé, e che quindi citiamo a titolo di attualità.
Uno è un tatuaggio che nella sua semplicità ha fatto la storia, quello di Daniele De Rossi, l'ormai iconico segno del pericolo con un giocatore che fa un tackle "assassino" a un altro.
Quasi un marchio di fabbrica per DDR, che dell'energia nel gioco e nel contrasto ha fatto la sua firma inconfondibile, e che ora il Genoa sta usando per annunciarlo come suo nuovo allenatore.
Dall'altra parte c'è un Luciano Spalletti che si è tatuato sul braccio lo scudetto storico vinto sulla panchina del Napoli.

Un tatuaggio che ha sollevato molte polemiche ora che il tecnico si è seduto sulla panchina della Juventus.
Il binomio calcio+tatuaggi non può non far venire alla mente il già citato Zlatan Ibrahimović: anche lui, come Leão, può vantare un back-piece fatto di diverse immagini che vanno a unirsi, tenute insieme dal volto del leone al centro del suo dorso.

Le altre immagini? Una carpa Koi, disegno tradizionale giapponese, il simbolo sacro buddhista dello Yantra delle Cinque Divinità, l'uomo vitruviano di Leonardo Da Vinci e molto molto altro.
Insomma, una schiena che è quasi più una galleria d'arte, adatta alla grandeur del proprietario.
La schiena di Vinicius Junior è un omaggio alle figure sportive che l'hanno ispirato: vincenti accomunati da una parola, quel "Mentality" che completa il tatuaggio in basso.

Così sulla schiena di Vini si alternano due leggende del basket come Michael Jordan e Kobe Bryant (e quel "Mentality" non può che far pensare alla "Mamba Mentality del compianto campione dei Lakers), ma anche Dennis Rodman, più l'immancabile Pelé e Muhammad Alì.
Il tutto coronato da un numero, il 7 che per Vini Jr è un marchio di fabbrica più che un semplice numero di maglia.
C'è chi ha usato la schiena come modo per evocare i propri idoli e chi, tra gli idoli, ci si è direttamente messo in mezzo: è il caso di Richarlison, che sulla propria schiena ha voluto tatuare una sorta di "Monte Rushmore" del calcio brasiliano.

In alto compare il nome di Pelé, a sinistra il volto di Ronaldo Fenomeno, a destra quello di Neymar. E in mezzo?
In mezzo, ovviamente, c'è Richarlison stesso. Il giocatore ha dichiarato: “Ronaldo era il mio eroe quando ho cominciato a giocare a calcio, Neymar è della mia generazione, ma qualche anno in avanti, volevo giocare come lui e avere gli stessi capelli. E poi ho aggiunto me stesso, perché mi ispiro anche a me stesso".
Un tema costante sulle schiene dei calciatori è spesso il leone, o qualche altro felino di grossa taglia. Qualche esempio? Partiamo dal nostro campionato e da Politano, che ha sulla sua schiena tatuato un leopardo.

Memphis Depay ha optato per un leone con la criniera decorata - tocco di eleganza - da alcuni teschi: un omaggio alle sue origini ghanesi.
Il leone di Rodrigo De Paul è invece decorato da motivi più floreali.

Più classico quello di Enzo Fernandez.
Un'altra "galleria d'arte" è la schiena di Sergio Rámos.
Tra un acchiappasogni con le sue iniziali e le frasi "Only those who went hungry with me and stood by me will eat at my table" e "A lion never loses sleep over the opinion of sheep" ci sono l'ennesimo leone (ovviamente) e un cuore trafitto da diversi pugnali.
Particolarissimo il tatutaggio di Nicolas Otamendi: invece di omaggiare grandi campioni del passato, l'argentino si è tatuato un "collage" di immagini dalle sue serie TV preferite.

Da Breaking Bad a Peaky Blinders, da Vikings a Prison Break, non c'è dubbio che Otamendi passi tanto tempo di fronte al televisore.
Concludiamo con un tatuaggio che non sembra venuto poi troppo bene, ovvero quello di Leroy Sané. Che sulla schiena ha tatuato... Leroy Sané!
L'immagine è quella di lui che celebra dopo aver segnato il gol del 5-3 dal Manchester City contro l'AS Monaco di Kylian Mbappé nel 2017: peccato che poi nella gara di ritorno i francesi avessero trionfato 3-1, eliminando il City dalla competizione.
E il giocatore stesso ha dichiarato di essere pentito, definendolo un errore di gioventù.
📸 ISABELLA BONOTTO - AFP or licensors
Direct


Direct







































