Visti da vicino | Ioan Vermesan | OneFootball

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·23 avril 2025

Visti da vicino | Ioan Vermesan

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Verona - Sedicesimo appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.

Curiositàaneddotivita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, del bomber gialloblù: Ioan Vermesan.


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Ioan, raccontaci un po’ di te da piccolo: dove sei nato, come hai iniziato a giocare a calcio, in quale squadra, tutto quanto. “Allora, sono nato a Timișoara, in Romania. Sono cresciuto in una famiglia sportiva: entrambi i miei genitori hanno praticato sport. Mia mamma ha giocato a pallavolo, mentre mio papà ha giocato a calcio. Il primo sport che ho iniziato a praticare, però, non è stato il calcio. Mio papà all’epoca era direttore sportivo di una squadra di basket. Io da piccolo andavo sempre alle partite, mi univo ai giocatori nel riscaldamento, insomma ero sempre lì in mezzo. Anche io ho fatto qualche allenamento di basket, ma un giorno, mentre ero lì, ho visto dei bambini che giocavano a calcio. Mi è piaciuto subito. Sono corso da loro e mi sono buttato in mezzo, dopo due o tre minuti mio padre ha parlato con l’allenatore e, dopo un paio di giorni, già giocavo con loro. Da quel momento non ho mai più lasciato il pallone".

Quanti anni avevi?Avevo cinque, quasi sei anni. Ho iniziato a giocare con quella squadra, l'ACS Poli Timișoara, era una scuola calcio. Mi ricordo quel periodo come degli anni bellissimi, che non dimenticherò mai".

Hai sempre giocato da attaccante?No, all’inizio giocavo come esterno sinistro. Sai, da piccoli il campo è più piccolo, si gioca diversamente. Quando poi siamo passati al calcio a undici, mio papà ha deciso che dovevo giocare da punta. Io, da piccolo, volevo solo giocare, non pensavo a vincere o a diventare qualcuno. Volevo solo divertirmi con i miei amici. Giocavamo in tutta la Romania, andavamo ai tornei, ed era bellissimo. A 11-12 anni abbiamo conquistato il terzo posto a livello nazionale, perdendo solamente in semifinale”.

E poi sei passato a un'altra squadra?Sì, in Romania c’era un grande giocatore, Hagi. Io e Luca (Szimionas, ndr) siamo andati entrambi all’accademia Hagi per fare un provino. L’abbiamo passato tutti e due, ma alla fine io sono rimasto, mentre Luca ha deciso di rimanere a Timișoara. Sono rimasto lì solo tre mesi, perché poi mi sono infortunato. Avevo 12 anni. Dopo l’infortunio, che mi ha tenuto fermo per circa quattro mesi, non volevo più tornare lì. Era troppo lontano da casa, a qualche centinaio di chilometri, nella zona del mare, dopo Bucarest”.

Quindi sei tornato a casa? “Sì, sono rimasto a casa per due anni. In quel periodo ho giocato con Szimionas nella sua squadra, perché la mia vecchia squadra dove giocavo si era sciolta: molti compagni erano andati altrove dopo che io ero partito per Hagi. Così mi sono unito a lui nella Juventus Timișoara”.

Vi conoscevate già da prima?Sì, già da prima. La Juventus Timișoara era una squadra normale, diciamo provinciale, ma ha stretto un accordo con Ripensia Timișoara, una squadra di seconda divisione, che cercava una squadra giovanile per poter competere nei campionati nazionali. Così noi del 2006 abbiamo fatto una fusione con la squadra del 2005, e abbiamo iniziato a giocare con i 2004, due anni più grandi di noi. Avevo quindici anni in quel momento".

E dopo quell’anno?Non ho voluto firmare il contratto con Ripensia, quindi sono andato a giocare per l’UTA Arad. Luca invece è rimasto a Ripensia. All’UTA ho giocato sei mesi, e negli ultimi mesi mi allenavo già con la prima squadra. Sono andato anche in ritiro con loro in Italia. Erano una squadra di serie A rumena”.

E poi sei tornato a Ripensia?Sì, alla fine sono tornato a Ripensia, ma stavolta per giocare con la prima squadra, che era in Serie B. Avevo circa 16 anni e ho fatto il mio debutto lì. Ho giocato in totale una novantina di minuti in campionato. Dopo quella stagione abbiamo giocato le qualificazioni per l’Europeo Under-17, e poi sono venuto qui al Verona”.

Quest'anno invece giocherai con la Nazionale l'Europeo Under 19 in casa tua, in Romania, ti senti pronto per questa sfida?Sì, certamente, d'altronde è un Europeo, chi non vorrebbe giocarlo? Giocheremo nei gironi contro il Montenegro, poi la Spagna e infine la Danimarca. Ma diciamo che ci è andata bene con il raggrupamento, perché l’altro era con Olanda, Germania, Inghilterra e Norvegia… quindi siamo anche stati fortunati. Abbiamo già giocato contro la Spagna, contro la Norvegia, la Germania… sappiamo cosa possono fare, ma sappiamo anche cosa possiamo fare noi in campo”.

E secondo te ora siete a un buon livello come nazionale?Sicuramente non siamo una squadra che va lì solo per partecipare. Mi piace ora andare in nazionale perché siamo maturi, possiamo tenere la palla, prendere decisioni giuste, gestirle in campo. E poi, giocare in casa è sempre un’altra cosa. Quando arrivano i tuoi genitori, gli amici, scout, direttori della nazionale, ex giocatori, tifosi di ogni tipo… ti danno qualcosa in più, altre emozioni".

Tornando alla tua carriera: mi dicevi che dopo l'Under 17 con la nazionale eri alla Ripensia, e da lì sei passato all’Hellas. Com’è avvenuto il tuo arrivo a Verona?Non è stato male, ma neanche facile. È normale, è dura quando cambi paese, non conosci la lingua, non hai amici, non hai famiglia, non hai niente. Almeno a scuola avevo qualcosa da fare, ridere con i compagni…

Ti ha aiutato anche il fatto che ci fosse Szimionas con te?Sì, sono stato fortunato. Lui aveva me, io avevo lui, siamo stati sempre insieme in questi due anni. Ora che ci siamo ambientati passiamo anche meno tempo insieme ma è normale, abbiamo fatto due anni praticamente sempre vicini. Poi anche altri compagni mi hanno aiutato, come De Battisti, che è davvero un ottimo ragazzo”.

Tu sei un 2006, quindi sei arrivato all’Hellas nell’Under 17...Sì, il primo campionato era l’Under 17. Poi ho giocato anche qualche partita con l’Under 18 e da lì sono passato in Primavera”.

Sei cresciuto tanto in questi anni qui al Verona?Sì, anche perché giocavo già con gli adulti prima, in Romania, quindi ero un po’ abituato. Ma la Primavera è un’altra cosa. mister Sammarco mi ha fatto crescere molto. Con lui mi sono trovato bene, ho imparato tante cose: i movimenti, come posizionarmi, come proteggere la palla. L’anno scorso volevo solo giocare, tenevo la testa bassa e correvo. Non dicevo nulla. Quest’anno è diverso. Anche il gruppo è cambiato: l’anno scorso c’era Calabrese come capitano, un ragazzo con molto carisma e bravo ad unire la squadra. Devo dire però che anche Dalla Riva quest'anno sta facendo un buon lavoro, è un bravo ragazzo".

In alcune partite anche te sei stato capitano, che cosa si prova? È una bella sensazione. Anche in nazionale sono stato capitano per due anni. Quando sei capitano, è tutto ancora più speciale. Hai più responsabilità, ma a me piace. Mi piace che il mister si fidi di me”.

Sei partito fortissimo quest’anno: gol alla prima giornata, adesso sei a 11 gol solo in campionato, più assist, anche in Coppa hai fatto grandi partite. Com’è per te vivere un campionato di Primavera 1 così?È difficile dire come mi sento, perché per capire davvero devo fare più campionati. Non so ancora se è davvero difficile o no. Ma io voglio solo dare tutto per aiutare la squadra. Gioco per me, ma anche per loro. Il mio obiettivo è vincere, arrivare ai playoff”.

Sarebbe un gran traguardo! Anche perché ai playoff vi vedrebbero in tanti…Sì, ma a me non interessa chi ci guarda. Voglio solo vincere. Non penso a chi è sopra o sotto in classifica. Partita dopo partita. Pensa a te stesso, alla squadra, a giocare”.

Quest’anno sei quasi l’unica vera punta. All’inizio giocavi con Luna, poi si è fatto male. Adesso giochi con Monticelli, che è diverso da te. Con chi ti trovi meglio?È difficile da dire. Ti dico, sia con Luna che con Monti, io ho sempre fatto la 'guerra' davanti, mentre loro stanno più spesso con la palla tra i piedi. Con Luna era diverso, lui mi aiutava di più davanti tra i difensori centrali. Monti si apre tanto e quindi devo giocare in maniera un po' differente, perché è dura quando hai due o tre difensori addosso. Ma a volte è anche più facile, perché si libera spazio".

In allenamento com’è il confronto con i difensori?Mi piacciono i nostri difensori. Sam, Kurti, Karl… sono fortissimi. Ma per me è normale, perché poi so che i giocatori avversari che andrò ad incontrare sono come loro".

Se qualcuno non ti avesse mai visto giocare, come ti descriveresti come attaccante? Quali sono le tue qualità migliori? E cosa vorresti migliorare?Sinceramente non lo so bene. Forse la mia intelligenza nei movimenti, so dove posizionarmi. Non parlo del gioco aereo. Davanti alla porta, però, ho la freddezza necessaria. La lucidità per fare la scelta giusta in quel momento”.

Cosa devi imparare ancora per te stesso?  “Non lo so… magari come tecnica, magari ancora voglio migliorare un po'. Tutto si può migliorare. Sempre si può migliorare”.

Ogni tanto vi allenate anche con la prima squadra. Com’è allenarsi con dei professionisti più grandi?Troppo bello. Mi piace tanto. Ho anche un amico lì, Daniliuc, che è metà romeno. Mi trovo bene con lui. La prima squadra ha grande qualità. Lì vedi che se uno non ha voglia di allenarsi, va fuori. Se non ti alleni bene, stai in spogliatoio, vai a casa. Devi sempre dare il 100%”.

Chi è il giocatore della prima squadra che ti piace di più?  “Adesso Sarr, un giocatore che è passato per tante squadre, è giovane ed ha esperienza. Ha qualità, bel dribbling, sa quando tirare, come attaccare la profondità. Mi piace anche Duda che ha tante doti, poi c'è Lazovic che è un mentore per la squadra, quando parla non è mai banale e tutti ascoltano e infine Dawidowicz, che sprona sempre tutti in ogni momento, un compagno che non ti lascia mai solo. Di attaccanti del passato che sono passati a qui a Verona mi piace tanto Toni, campione del mondo, capocannoniere del campionato, in area era una sentenza. Poi naturalmente anche un mio connazionale come Mutu, che giocatore che era".

Uscendo un po’ dal calcio, cosa ti piace fare nel tempo libero?  “Adesso devo studiare per forza. È l’ultimo anno di scuola e devo anche prendere la patente. Questi due mesi sono troppo importanti. Studio in una scuola in Romania online e ogni tanto devo andare là per fare gli esami”.

E la patente la prendi in Romania?Sì. Qua è troppo difficile per me, soprattutto con la prova teorica, e la lingua. In Romania è più facile. In Italia è difficile capire le parole, i termini della macchina. Per voi è normale, per me è complicato, anche se parlo italiano alcune parole non le conosco bene".

A scuola vai bene?Meglio in campo! No, scherzo. Mi sento bene con i professori. Qualcuno non è contento che non vado a scuola, ma cosa posso fare? Devo allenarmi e giocare a calcio, e naturalmente studiare”.

Parliamo della tua famiglia. Riescono a venire a vederti? Hai fratelli o sorelle?Ho un fratello più piccolo, Luca, e un altro che sento come mio fratello, Gavril, che è il figlio del marito di mia mamma. I miei genitori non sono più insieme. Mia mamma Melania ora è spostata con un altro uomo. Gavril per me è molto importante, parlo sempre con lui e lo sento come un vero fratello. Ha 22 anni. È cresciuto in Spagna, ora vive da solo a Tel Aviv. Lui gioca tanto a Foot Volley, che è una specie di beach volley ma con i piedi, tre passaggi massimo. È difficile, l'ho provato anche io. Il pallone è diverso. La rete è alta, ma molto divertente".

Quanto sono stati importanti per te i tuoi genitori nella crescita? "Troppo importanti. Mio padre giocava a calcio ma non è più con me da tre anni. La mamma ha preso la responsabilità di insegnarmi tutto. Sono maturato più in fretta, perché sono stato da solo. È stato difficile, e quando posso torno sempre a Timișoara a trovare il mio fratellino e mia mamma".

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