Visti da vicino | Manuel Ravasio | OneFootball

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·16 octobre 2024

Visti da vicino | Manuel Ravasio

Image de l'article :Visti da vicino | Manuel Ravasio

Verona - Quarto appuntamento con 'Visti da vicino' il format dell’Hellas Verona che ci accompagnerà, ogni settimana, per tutta la stagione 2024/25, in cui i protagonisti sono i giovani gialloblù della formazione Primavera allenata da mister Paolo Sammarco.

Curiositàaneddotivita personale e naturalmente tanto calcio sono i temi principali di queste interviste. Nell'episodio di questa settimana andremo a scoprire la vita, privata e sportiva, di uno dei portieri della Primavera gialloblù: Manuel Ravasio.


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Manuel, sei arrivato all'Hellas Verona nella squadra Under 18 e ora fai parte della Primavera. Come vivi il tuo ruolo all'interno della squadra e come ti prepari per essere sempre pronto quando vieni chiamato in causa? "Il portiere ha sempre un ruolo particolare all'interno di una squadra, deve avere sempre più carisma e personalità per tenere la squadra attiva. Io anche in spogliatoio cerco di farmi sentire e di coinvolgere tutti, magari anche con gli stranieri che possono avare qualche difficoltà in più ad inserirsi. Naturalmente oltre a questo bisogna sempre dare il 100% in ogni allenamento, perché il livello di tutti è molto alto e bisogna esserne sempre all'altezza, tenendo alta l'intensità"

Raccontaci qualcosa sul tuo passaggio al Verona... "Un giorno stavo facendo allenamento con la mia vecchia squadra, il Villa Valle, arriva il nostro Direttore Sportivo e mi dice che l'Hellas Verona era interessato a me e che mi voleva per fare dei provini. Successivamente vengo a Verona per fare la prova e vengo aggregato a due allenamenti dell'Under 17, quindi con i ragazzi della mia età e il giorno dopo ho avuto l'opportunità di andare a fare allenamento con i preparatori dei portieri mister Cataldi e mister Castiglioni, insieme a Castagnini e Pandur. Inseguito a giugno è arrivata la chiamata dell'Hellas che ha scelto di aggregarmi al proprio settore giovanile".

In che modo lavori con gli altri portieri e con i preparatori? C'è un senso di collaborazione che si crea tra voi durante gli allenamenti? "Solitamente svolgiamo un lavoro molto specifico, differenziato in base alle giornate e più corposo nei giorni lontani dalla partita. L'impegno che mettiamo è sempre il 100% e mister Sammarco ci richiede sempre la massima attenzione a tutti i particolari, su ogni dettaglio, perché dobbiamo tenere un livello elevato di performance. Con gli altri portieri poi non si può mai abbassare il livello, perché essendo un gruppo di ragazzi, secondo me, molto validi, ci sproniamo sempre a vicenda per tenere alta la tensione".

Qual è stato il consiglio o l'insegnamento più importante che hai ricevuto dal tuo preparatore o dai tuoi compagni di reparto? "Soprattutto agli inizi ho trovato un grande cambiamento anche in termini di richiesta tra quello che mi veniva chiesto nella mia vecchia squadra e quello che mi richiedeva invece l'Hellas. Sono cambiati molto i ritmi, qui c'è sempre un'intensità molto alta. Quello che mi viene richiesto dal primo giorno è andare sempre al massimo, superare la fatica e superare i primi limiti, perché solo così si può migliorare sempre".

Tu hai esordito molto giovane in Serie D, cosa puoi dirci di quell'esperienza? "Io ho fatto tante esperienze prima dell'Hellas. Alcuni anni nel Tre Albe, la squadra del mio paese, poi sono passato per due anni all'Albinoleffe e infine al Villa Valle. Qui ho iniziato con l'Under 15 per poi essere subito aggregato alla Prima squadra, che militava in Serie D. Quell'anno, anche a causa della pandemia abbiamo giocato poco, ma dall'anno successivo sono praticamente sempre stato aggregato alla Prima squadra, e un giorno è arrivata la mia occasione. La mia prima partita è stata particolare perché ero convocato per giocare con la Rappresentativa, ma poi mi ha chiamato il mio preparatore per dirmi che non dovevo più andare con loro ma che sarei stato aggregato alla Prima squadra perché il portiere titolare aveva avuto un infortunio in allenamento. Il giorno della gara alla fine il primo portiere era stato convocato e si era anche riscaldato, ma a venti minuti dal fischio d'inizio ha dato forfait, così che mi sono dovuto preparare e scendere in campo per il mio esordio in Serie D. È stata una grande emozione, con il mister che prima della partita mi ha detto: 'Stai tranquillo, contiamo su di te perché sappiamo quanto vali'".

La stagione è ancora agli inizi. Come ti stai preparando per affrontarla e quali sono le tue aspettative, sia personali che della squadra? "Prima che iniziasse la stagione mi sono sempre tenuto in forma, con una scheda di preparazione che ci viene servita dalla squadra. Quando sono rientrato per la preparazione sapevo che sarebbe stata molto dura e infatti è stata così. Ho iniziato spingendo al massimo già da subito ed è andata molto bene, abbiamo fatto dei buoni allenamenti e una buona preparazione. Per ora non ho trovato molto spazio in campionato, anche se spero di trovarne di più successivamente, ma detto questo io arrivo sempre al campo d'allenamento con il sorriso, cercando di essere propositivo e dando il 100%, trasmettendo tutto l'apporto che posso alla squadra, perché noi sappiamo bene qual è il nostro obiettivo, ovvero la salvezza, e vogliamo raggiungerla a tutti i costi".

Quali pensi siano le tue caratteristiche principali come portiere? "Parlando anche con gli altri portieri mi dicono tutti che mi distinguo per la mia abilità con i piedi, perché ho un buon sinistro e sono bravo con i lanci verso i compagni".

Se potessi scegliere un portiere o un giocatore dell'Hellas come modello di crescita, chi sceglieresti e perché? "Mi viene naturale dire Montipò, perché lui è il titolare e da quando sono arrivato c'è sempre stato lui. Ma direi anche tutti gli altri: Perilli e Berardi, sono tutti delle bravissime persone, oltre che degli ottimi portieri, che ti aiutano in allenamento e cercano di farti sentire parte del gruppo anche se vieni dalla Primavera. Mi ispiro a loro perché sono dove sogno di essere anch'io, in Prima squadra in Serie A".

Sei stato anche convocato per una partita di Serie A, cosa puoi dirci di quell'esperienza? "Sì, sono stato convocato prima per un'amichevole contro il Bologna durante la pausa dei Mondiali 2022 e poi per una gara contro la Juventus a Torino, il 1° aprile 2023. È scontato dire che è stata un'esperienza bellissima, anche perché oltre essere la mia prima convocazione nella massima serie, era anche una partita importante. Vivere la trasferta come un giocatore di Serie A è stato bellissimo e mi ricordo benissimo l'entrata in campo all'Allianz Stadium: eravamo nel tunnel d'ingresso e c'era mister Cataldi dietro di me che diceva di fare quello che faccio sempre, di essere me stesso e stare tranquillo nel riscaldamento, mentre mi parlava siamo entrati in campo e non ho sentito più nulla vedendo quello stadio immenso per me, che sono abituato ad altri campi, e con tutta quella gente. È stata un'emozione talmente forte che quella notte non ho dormito, ripensando a quel momento".

C'è un obiettivo specifico che ti sei prefissato per quest'anno, anche legato al miglioramento personale in questo ruolo particolare? "Per me il primo obiettivo da quando ho iniziato giocare a calcio è quello di arrivare ai massimi livelli. Nel breve periodo devo pensare a migliorare giorno dopo giorno, cercando di giocare più partite possibili per far vedere quello che posso fare. Un'ambizione che ho sicuramente è quella di poter tornare a vestire la maglia della Nazionale, che ho avuto l'onore di indossare due anni fa".

A proposito della Nazionale, raccontaci di più su questa tua esperienza... "Sono stato convocato per lo stage dei portieri con l'Under 18 dell'Italia e ho fatto anche una partita ufficiale contro la Spagna, anche se non ho giocato in quell'occasione. Mi ricordo che era il mio primo anno all'Hellas ed è stata veramente un'emozione molto forte sapere che dovevo andare con la Nazionale a fare lo stage dei portieri. Poi successivamente un giorno ero in centro con Nwanege, che era mio compagno nell'Under 18 e lo è anche adesso in Primavera, e stavamo passeggiando dietro via Mazzini, in centro, quando stavamo uscendo da un negozio e mi è arrivato un messaggi sul telefono. Il primo a rendersene conto è stato proprio Karlson (Nwanege, ndr) che mi ha detto: 'È la Nazionale". Che grande emozione".

Tu sei uno dei ragazzi delle giovanili dell'Hellas che ha scelto di vivere nel convitto gestito dalla società, cosa puoi dirci su questa tua esperienza? "Mi sono sempre trovato molto bene in convitto da quando sono arrivato. Per me era un'esperienza totalmente nuova andare via da casa, cambiare amici e scuola, ma qui non sono mai stato da solo. Ci sono dei fantastici tutor che ci seguono: il più esperto è sicuramente Santo Cappellini che è sempre molto disponibile per ogni necessità, e per noi è praticamente un papà della situazione, poi ci sono Leonardo D'Onofrio e da quest'anno anche Matteo Bartoli, due ragazzi più giovani sempre molto disponibili che ci aiutano molto".

Essendo di un’altra città, come hai vissuto il passaggio all'Hellas Verona e cosa significa per te rappresentare questo club? "Il passaggio è stato molto bello quanto difficile, perché cambiare città e abitudini non è mai facile. Qui ho cambiato scuola, e sono andato prima alle 'Dante Alighieri' e poi ho completato l'ultimo anno online con la IES Dini, sempre frequentando l'indirizzo scientifico sportivo. Ora che ho finito la scuola sto per iscrivermi all'Università, nel corso di Sport and Football Management".

Hai qualche ricordo particolare o momento speciale che hai vissuto da quando sei arrivato all'Hellas, magari legato a una partita o a un episodio fuori dal campo? "Io quando ne parlo anche con i miei amici ricordo sempre che quando sono arrivato al Verona venivo da un'Under 17 Elite, e pochi mesi dopo sono stato convocato dalla Nazionale, cosa che non mi sarei mai aspettato prima, e sempre in quella stagione sono stato convocato in Serie A. Queste due sono stati emozioni fortissime che ho potuto vivere grazie all'Hellas. Come partita però mi ricordo bene una gara dell'Under 18 contro l'Atalanta, a Bergamo che è la mia città, e che abbiamo vinto 0-5. L'Atalanta è stata anche la squadra contro cui ho esordito in Primavera l'anno scorso, vincendo 1-2, sempre a Bergamo".

C’è qualche compagno con cui hai legato di più, magari anche fuori dal campo? "Come ho già accennato in precedenza sono molto amico con Nwanege, ma comunque mi sono sempre trovato molto bene con tutti e soprattutto quest'anno facciamo un bel gruppo. Poi potrei fare anche i nomi di Nwachukwu e Fagoni".

Fuori dal calcio, quali sono le tue passioni? Hai qualche hobby o interesse particolare? "Io sono un ragazzo molto tranquillo, che si trova bene anche senza fare nessun uscita particolare. Spesso nel tempo libero mi sento con mio cugino, con il quale sono molto legato, ma ho anche qualche interesse in particolare come il vestiario e anche i profumi. Con quest'ultima mia passione ho fatto appassionare un po' anche Karlson, che si è avvicinato molto al mondo dei profumi".

Come ti trovi a vivere a Verona? C’è qualcosa della città che ti piace particolarmente? "Mi trovo benissimo a Verona anche perché è una città che mi ricorda molto casa, non troppo grande ma neanche piccola. Qui c'è molto più turismo rispetto a Bergamo ma si sta bene, mi piace tanto andare sulle Torricelle a vedere la città dall'alto. Mi piace molto anche il cibo, soprattutto il risotto".

È vero che hai avuto modo di parlare con Buffon? "Sì, ho parlato con lui al telefono. Lui è naturalmente il mio idolo, come per tanti portieri della mia generazione è un vero punto di riferimento. Quando il nostro Team Manager Lorenzo Salvadori, che frequentava il corso da Direttore Sportivo a Coverciano con lui, me l'ha passato al telefono non ci credevo, è stata una grande emozione parlare con lui per due minuti, anche perché la prima partita che ho visto allo stadio era a Bergamo per Atalanta-Juventus, ed ero andato unicamente per vedere Buffon dal vivo. Ho anche i suoi guanti autografati a casa. Vorrei incontrarlo anche dal vivo, ma solo parlare con lui è stata una grande emozione".

Quanto è stata importante la famiglia nella tua crescita? "Molto. Mia mamma Pierangela è stata quella un po' più sentimentale quando me ne sono andato, così come il mio fratellino Cristian, ma anche per me è stato difficile andare via all'inizio e sono molto contento quando li rivedo. Poi c'è mio cugino Mattia con il quale sono sempre molto legato da sempre ed è il mio miglior amico, anche lui gioca a calcio e quando saremo più grandi, magari a fine carriera ci siamo promessi di giocare insieme. E naturalmente devo ringraziare anche mio padre Marco, che è stato fondamentale. Da piccolo giocavo a basket ma poi ho capito, grazie anche a loro, che il calcio era la mia passione".

Chi tra i tuoi compagni difensori ti dà più sicurezza davanti alla porta? "Sono tutti dei grandissimi giocatori, con cui mi trovo molto bene e nel quale ripongo la completa fiducia, pronti a tutto per difendere la porta".

Chi pensi sia il giocatore più tecnico della squadra? E chi invece ti ha sorpreso per la sua velocità? "A me piacciono molto Pavanati, Monticelli e Devoti per come trattano il pallone, mentre sulla velocità dico Agbonifo e Philippe".

C'è qualcuno in squadra che ha gusti musicali "particolari"? Chi mette la musica nello spogliatoio e tu che musica ascolti di solito? "Sui gusti particolari non saprei però spesso siamo io e Zouaghi a mettere la musica nello spogliatoio, possiamo dire di essere i Dj della squadra. Per il resto io ascolto praticamente ogni tipo di musica, dal rap fino alla musica anni '80/'90".

Tra te, Zouaghi, Magro, Castagnini e Troselj, chi è più bravo sui calci di rigore? "Credo che tutti ce la caviamo e possiamo dire la nostra. Se devo fare un nome direi Zouaghi perché l'ho visto parare alcuni rigori molto bene, ma è anche una situazione particolare che per ogni partita viene studiata appositamente".

Da portiere, preferisci effettuare una grande parata o assistere a un gol della tua squadra? "Direi che dipende da che momento è della partita, se serve una grande parata o se serve un gol".

Per concludere, c'è qualcuno in particolare che vorresti ringraziare? "Devo assolutamente ringraziare tutti i preparatori e gli staff che ho avuto. In particolare mister Castiglioni, mister Filippi e mister Cataldi che era il preparatore della Prima squadra quando sono arrivato. Castiglioni mi ha aiutato molto dal punto di vista mentale e tecnico, spronandomi sempre a dare il massimo, mentre Cataldi mi ha accolto molto bene dal primo momento che sono arrivato, accogliendomi anche in Prima squadra. Mi ritengo fortunato a lavorare con loro, sono dei grandi professionisti".

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