Inter News 24
·27 September 2025
Acerbi ripensa alla Nazionale: «Spalletti? Il problema fu uno solo! Ecco cosa mi fece il CT azzurro»

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·27 September 2025
Francesco Acerbi, esperto difensore dell’Inter classe 1988, ha aperto il cuore nella sua autobiografia “Io, guerriero” (Rizzoli), ricostruendo i passaggi che hanno incrinato il rapporto con il commissario tecnico della Nazionale Luciano Spalletti. L’episodio risale al 18 marzo 2024, quando l’ex Lazio venne coinvolto nel caso delle presunte frasi razziste rivolte a Juan Jesus durante una partita di campionato.
«Io ero tranquillo, convinto che la questione si fosse risolta lì – scrive Acerbi –. Poi, a sorpresa, arrivò una telefonata di Spalletti che mi disse: “Vieni qui, chiedi scusa ai tuoi compagni e poi torni a casa”. Nessuna spiegazione, nessuna possibilità di confronto vero. Solo quella frase secca. Io, con rispetto, feci quello che mi era stato chiesto: parlai ai compagni e poi tornai in stazione», ha raccontato il centrale nerazzurro, ricordando i giorni di esclusione dalla Nazionale, con telecamere e giornalisti pronti a parlare di lui ma «nessuno che volesse davvero ascoltarmi».
Il giocatore è stato poi assolto dalla giustizia sportiva il 26 marzo 2024, ma il danno era già fatto: «E la cosa più dura da accettare è che chi avrebbe dovuto difendermi aveva scelto di abbandonarmi. Il CT non aveva aspettato la verità dei fatti».
Acerbi sottolinea che il problema non fu l’esclusione in sé, ma la «mancanza di rispetto». Spalletti, in una conferenza successiva, ironizzò sull’età del difensore, ma quella battuta – spiega – non lo offese: «Mi fece capire che l’attenzione e il rispetto per me non c’erano più».
Il difensore rivela anche di aver giocato le qualificazioni all’Europeo con dolori continui e di aver rifiutato la chiamata del CT nel maggio 2025: «Non volevo vivere un’esperienza così importante solo per tappare un buco. Meglio dire basta con dignità che restare per abitudine».
Una scelta dolorosa ma consapevole: «Rifarei quella scelta. Con la stessa fatica, con lo stesso silenzio, con la stessa sincerità. Perché è stata una scelta d’amore: per la maglia, per me, per il gioco stesso».
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