Milannews24
·17 November 2025
Albertini manda un messaggio all’intero sistema dopo la sconfitta dell’Italia

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·17 November 2025

Le recenti difficoltà della Nazionale italiana hanno innescato una profonda riflessione sullo stato del calcio nazionale. Demetrio Albertini, l’ex centrocampista rossonero e storica bandiera del Milan, ha commentato duramente il momento azzurro a margine della presentazione del Galà del Calcio AIC (fonte), trasformando l’analisi in un monito per l’intero sistema, compreso il Diavolo.
Sulla sconfitta della Nazionale, Albertini ha chiesto un’analisi su due livelli. Il primo, tecnico: “Nel primo tempo l’Italia non ha fatto così male. Nel secondo tempo, dopo il gol della Norvegia, si è sfaldata“. Il secondo livello, quello emotivo, è il più preoccupante: si tratta di una sconfitta pesante che si somma ai gol subiti all’andata.
La conclusione di Albertini è netta e priva di alibi: “Se la Norvegia è più forte dell’Italia? Il campo dice questo. Non possiamo pensare sempre alla storia e a quello che siamo stati. Al momento la Norvegia è più forte dell’Italia e lo ha dimostrato sul campo”. Un’amara verità che richiede un cambio di mentalità. Il tecnico Gattuso, “uomo di cuore e grinta”, dovrà lavorare sui valori morali per rimettere in sesto la squadra.
Il discorso sui giovani talenti tocca da vicino il Milan di Massimiliano Allegri, il nuovo allenatore che deve bilanciare esperienza e crescita. Albertini cita Pio Esposito come dimostrazione che “ai giovani va data fiducia e che non è vero che in Italia non abbiamo i talenti. Serve pazienza, lo diciamo da anni. Bisogna aiutarli e saperli aspettare“.
Questo concetto è cruciale per il DS Igli Tare, l’abile dirigente albanese noto per la sua visione nello scouting. La sua strategia deve coniugare l’acquisto di campioni affermati per l’immediato con la promozione dei giovani promettentidel vivaio rossonero, garantendo loro il giusto spazio per crescere.
Infine, Albertini individua la vera crisi: la mancanza di coesione strutturale. “Non dobbiamo avere la nostra storia come prospettiva, altrimenti ci soffermiamo su quello che eravamo e non su quello che siamo e che vorremmo essere.” La critica è rivolta al sistema che, pur avendo giocatori bravi, ne vede pochi giocare in grandi squadre come il Diavolo. Serve un lavoro di base per ridefinire l’identità del calcio italiano, un impegno che inizia dalle scelte quotidiane dei club di Serie A.









































