Antonio Calabro: «Ero senza squadra, ma la Carrarese è stata la mia rivincita Siamo umani, i miracoli li lasciamo ai Santi. Antonio Conte? Vi dico questo…» | OneFootball

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·4 September 2025

Antonio Calabro: «Ero senza squadra, ma la Carrarese è stata la mia rivincita Siamo umani, i miracoli li lasciamo ai Santi. Antonio Conte? Vi dico questo…»

Gambar artikel:Antonio Calabro: «Ero senza squadra, ma la Carrarese è stata la mia rivincita Siamo umani, i miracoli li lasciamo ai Santi. Antonio Conte? Vi dico questo…»

Calabro e quella che è stata la consacrazione della sua Carrarese. Le ultime

Antonio Calabro è un uomo che ha saputo aspettare, ma soprattutto ha saputo trasformare l’attesa in una forza motrice. Dopo sei mesi lontano dal campo, trascorsi tra la sua casa in campagna nel Salento, il giardinaggio e il mare, ha trovato la sua rivincita sulla panchina della Carrarese. Un club che ha saputo mantenere la categoria piazzandosi davanti a grandi nomi, e che quest’anno è partito a razzo in campionato. In un’intervista a La Gazzetta dello Sport, il tecnico salentino si racconta, svelando i segreti della sua Carrarese, la sua filosofia di vita e di calcio, e la sua profonda spiritualità.

ERA SENZA SQUADRA – «Sono tornato nella mia casa in campagna, nel Salento. Per rilassarmi mi dedico al giardino. Poi vado al mare, è l’unico momento in cui non penso al calcio. Avevo paura che tutti si fossero dimenticati di me. La Carrarese è stata la mia rivincita».


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LA PARTENZA A RAZZO DELLA CARRARESE – «La vittoria a La Spezia è stata fondamentale, il Padova era insidioso. Finora nessuno è a punteggio pieno. La stagione è lunga, noi abbiamo ben chiaro l’obiettivo. Arrivare a quota 45 punti per conquistare la salvezza. Il nostro è un progetto a lungo termine iniziato due anni fa. Al debutto contro lo Spezia in campo c’erano 8/11 della formazione che ha vinto i playoff in C».

IL VERO SEGRETO – «Le dirò di più, la forza del gruppo è il nostro orgoglio. Siamo riusciti a mantenere la categoria con gli stessi giocatori. Piazzandoci davanti a grandi club: Frosinone, Sampdoria, Salernitana. Eppure, a inizio anno, tanti ci avevano condannato».

LA QUOTA RETROCESSIONE – «Ho appeso un foglio nello spogliatoio: 1.16. Era la nostra quota retrocessione secondo gli operatori. Sono un uomo di campo, più che di calcio. Volevo che il gruppo avvertisse quella stessa rabbia e volontà di rivincita che avevo io. Cosa ripeto sempre ai ragazzi? In campo non si va in giacca e cravatta, ma con la tuta da operai. Per combattere su ogni pallone fino all’ultimo».

ANTONIO CONTE – «Sono leccese, come Antonio Conte. Ho studiato tanto la sua Juventus. Il mio modulo di riferimento è il 3-4-2-1. Osservo le squadre con un gioco simile: dal Bayer all’Atalanta. Leggo molto, è il mio modo per far viaggiare la mente. Ho la scrivania piena di testi, da L’arte di essere saggio di Seneca alla Bibbia».

LETTURE – «Leggendo i pensatori classici ho imparato a dare il giusto valore al tempo. La religione mi ha insegnato invece che tutti siamo uguali, chiunque può sbagliare. I giocatori si affidano all’allenatore, io mi rivolgo a chi c’è lassù. Prima di ogni partita resto da solo nello spogliatoio e prego».

L’UDIENZA DA PAPA FRANCESCO CON LA SQUADRA «È stato un incontro emozionante. Nonostante l’età e la sofferenza era a disposizione di chiunque. La vera umiltà è nei piccoli gesti. Al Santo Padre abbiamo regalato una maglia della Carrarese con il numero 10».

I “MIRACOLI” – «Restiamo con i piedi per terra, siamo umani. I miracoli li lasciamo ai Santi».

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