Arrivabene: «Io innocente ma trattato come un criminale. Mai pentito di Vlahovic, non è scarso. E Soulé andava tenuto…» | OneFootball

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·30 September 2025

Arrivabene: «Io innocente ma trattato come un criminale. Mai pentito di Vlahovic, non è scarso. E Soulé andava tenuto…»

Gambar artikel:Arrivabene: «Io innocente ma trattato come un criminale. Mai pentito di Vlahovic, non è scarso. E Soulé andava tenuto…»

Arrivabene: «Io innocente ma trattato come un criminale. Mai pentito di Vlahovic, non è scarso. E Soulé andava tenuto…». Parla l’ex ad della Juventus

Con la formula “non luogo a procedere”, la giustizia ha messo la parola fine sulla vicenda legale che ha coinvolto Maurizio Arrivabene. Dopo un lungo periodo lontano dai riflettori, l’ex amministratore delegato della Juventus, una volta certificata la sua totale innocenza, ha deciso di rompere il silenzio.

Il dirigente ha scelto le pagine del quotidiano Tuttosport per una lunga intervista esclusiva in cui è tornato a parlare del suo percorso in bianconero, della sua battaglia legale e non solo, raccontando la sua verità dopo mesi difficili.


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NON LUOGO A PROCEDERE – «La fine di un incubo. Il riconoscimento della verità. Però non cancella quella sensazione provata ai tempi della condanna sportiva. La mattina dopo il processo, mia figlia tornava dall’estero, atterrata in Italia mi ha trovato sulle prime pagine di tutti i giornali, con la notizia della squalifica data come fosse la condanna di un criminale. MI ha telefonato, scossa, e mi ha chiesto: “Papà, ma cosa è successo?”. E io non sapevo neanche come spiegargli la vicenda. Ecco, quella sensazione lì è stata brutta. Trattato come un criminale».

OPERAZIONI CONTESTATE ANTECEDENTI ALLA NOMINA – «Non lo so, eppure gli avvocati lo avevano spiegato bene, nella memoria difensiva era tutto scritto e documentato. E lo hanno detto anche in aula. Posso pensare che non abbiamo scritto in modo chiaro o che abbiano parlato troppo piano in aula, magari non gli hanno sentiti. Chissà…» .

QUALCUNO HA SPIEGATO? – «No, nessuno. Ma credo che loro siano ancora convinti di aver fatto la cosa giusta. Invece vorrei sottolineare quanto detto da Andrea Agnelli dopo il patteggiamento, che non è un’ammissione di colpa. Così come le dimissioni del Consiglio di Amministrazione: all’epoca ci dimettemmo per consentire alla società di difendersi meglio e con più agilità, non perché ammettevamo di essere colpevoli. Non tutti l’hanno capito all’epoca».

TAR – «È, appunto, in corso, quindi non vorrei parlarne».

COSA RIMANE – «Che non ci può essere una giustizia sportiva intoccabile rispetto alla giustizia dello Stato. Lo Stato ci deve essere negli stadi, nei campi da tennis, nelle piscine e in qualsiasi altra forma di sport. Ovviamente si possono fare delle deleghe, ma queste deleghe non significano dare il potere totale, assoluto e autonomo. Fare giustizia significa anche fare le cose giuste».

TIFOSO JUVE – «Certo, mica si può cambiare casacca. Il calcio non è il mio unico amore, ne ho avuti tanti: i motori, il tennis, lo sci e anche il calcio. Da ragazzo andavo a giocare a pallone con la maglia della Juve. A Brescia! Capisce? A Brescia con la maglia della Juve. E non l’ho più tolta da allora».

LA SEGUE? – «Per qualche mese no, poi sì. Resto in contatto con molti giocatori, con Vlahovic, per esempio, ci mandiamo sempre dei messaggi. È un bravo ragazzo».

VLAHOVIC – «Pentito di averlo preso? Mai. L’abbiamo preso in un momento in cui aveva segnato una valanga di gol. Non può essere scarso, non è scarso. Davvero! E i gol li ha sempre fatti. Forse ha pagato il fatto che la Fiorentina giocava per lui e la Juventus non ha mai potuto giocare per lui. Forse adesso se n’è accorto e ha cambiato un po’, mi sembra che giochi più sereno, più leggero. E sta andando bene. Quando ha fatto quel cross, contro il Borussia, quello per il gol di Kelly, sembrava dicesse: così vanno messe le palle in mezzo!».

I RIMPIANTI – «Vedere con un’altra maglia molti dei nostri gioiellini della Next Gen. Soulé, per esempio, che sta facendo benissimo a Roma, che peccato non averlo tenuto. E anche Fagioli. C’erano tanti talenti, tra l’altro in un momento in cui i talenti sono pochi. Mi rimane il ricordo di un discorso di Rui Costa, dirigente del Benfica, al pranzo Uefa prima della partita di Lisbona. Diceva che i bambini vanno lasciati liberi di giocare, nei prati, nei parchi, senza allenatori, senza vincoli tattici. Solo così nascono e si coltivano i talenti. Invece, da noi ci sono allenatori fin dalle elementari».

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