Calcionews24
·12 Oktober 2025
Balotelli: «Andai a Torino per firmare con la Juventus. Ecco perché mi hanno fatto fuori dalla Nazionale»

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·12 Oktober 2025
Genio, sregolatezza e tanti, tantissimi ricordi. Mario Balotelli si è raccontato senza filtri dal prestigioso palco del Festival dello Sport di Trento. In un’intervista organizzata dalla Gazzetta dello Sport, l’ex attaccante di Inter, Milan e Nazionale ha ripercorso le tappe di una carriera unica.
Tra i tanti retroscena svelati, spicca quello sul suo ritorno in Italia, quando rifiutò la Juventus per scegliere il “suo” Milan. Un racconto che si intreccia con i ricordi degli esordi all’Inter, delle avventure all’estero e, soprattutto, dell’amore per la maglia azzurra, un orgoglio che, a suo dire, oggi manca.
ACCOGLIENZA – Il pubblico di Trento lo riempie di applausi: «L’accoglienza? Sicuramente fa piacere perché vuol dire che qualcosa di buono ho fatto».
LE ORIGINI – «Ho iniziato a giocare che avevo 3 anni. Giocavo al parco, in strada. A Palermo? Ero piccolo, sono tornato da più grande, ma i primi 3 anni li ho passati in ospedale. Ho iniziato a giocare a calcio più a Brescia. Enok? Con mio fratello giocavamo sempre, anche troppo. I nostri giocatori non sempre ci contenevano. Giocavamo più all’oratorio, ma anche per strada, a volte succedeva. Che bambino ero? Difficile, però buono. Se sono migliorato? Beh poi si matura».
LUMEZZANE E BARCELLONA – «Io mi ricordo che volevo provare ad andare all’estero e i miei fratelli mi avevano trovato questo contatto a Barcellona e ho fatto un mesetto lì a Barcellona. Il Lumezzane però chiedeva tanti soldi e io avevo 15 anni. Il Barcellona non era dell’idea di spendere così tanti soldi per un ragazzo così giovane e alla fine ho firmato con l’Inter. In quella squadra c’erano Bojan Krkic, Giovanni Dos Santos, Thiago Alcantara, ma quelli della prima squadra non li ho conosciuti».
MORATTI E L’INTER – «Moratti mi ha aperto le porte di tutta la mia carriera. È stato una persona fondamentale per gli inizi della mia carriera. Oltre ad avermi dato un regalo di giocare all’Inter a quell’età che era stupendo, ma mi ha anche responsabilizzato perché dovevi fare risultati e a quell’età non era semplice. Quando Mancini mi voleva bene… (ride ndr.) No ma sto scherzando, penso mi voglia ancora bene. La Champions? Son quelle esperienze che ti rimangono dentro e che vorresti rivivere ogni giorno. È stato un sogno. La maglia lanciata col Barcellona? Non ero abituato ad essere fischiato. Sono sincero i tifosi dell’Inter quando ero giovane mi hanno sempre voluto bene, anche tanto. Non ero abituato a sentire i miei tifosi che mi fischiavano. Avevo 18 anni, l’ho gestita così, oggi non lo rifarei. Sono state situazioni che ti fanno crescere».
WHY ALWAYS ME – «L’esperienza con l’Inter è stato parte della mia crescita, ma secondo me è stata l’Inghilterra ad avermi formato di più. Era la prima volta che stavo da solo, non c’era la mia famiglia e non ero abituato. Ti forma nel bene e nel male, perché fai errori e devi uscirne da solo. Why Always Me? L’ho fatta prima della partita con un magazziniere, ero al centro dell’attenzione per i problemi ed è stato uno sfogo simpatico. I tabloid in Inghilterra hanno esagerato con me».
IL PIU’ FORTE – «Il più forte al mondo? Per me Yamal è fortissimo, a me piace molto Nico Williams. Però Haaland e Mbappé sono anche loro fra i più forti al mondo».
MANCATO TRASFERIMENTO ALLA JUVENTUS – «In teoria dovevo andare alla Juventus, ma con Mino Raiola abbiamo fatto una scappata a Milano e alla fine sono andato al Milan. Ma io lascio Manchester per tornare in Italia e vado a Torino per andare alla Juventus».
LA NAZIONALE – «Per me la Nazionale è un punto fondamentale. Non è un attacco a nessuno, però tante volte vedo giocatori giocare in Nazionale che non c’è più quella voglia di dimostrare, di difendere la maglia del paese e non mi fa piacere. Quando ero in Nazionale ero fiero di rappresentare l’Italia e questa cosa per me manca. Sono stato l’ultimo centravanti ad aver giocato un Mondiale? Eh, me l’hanno detto».
L’ITALIA OGGI – «So che ha vinto e sinceramente non l’ho vista. Pio Esposito? Lui è forte, giusto che abbia segnato. Camarda? Sono giocatori forti, si vede che hanno talento e qualità, ma bisogna dargli tempo. C’è fiducia per il futuro? Ma si dai, sono convinto che a questo ci andremo»
FUORI DALLA NAZIONALE – «Perché non mi hanno più voluto in Nazionale? Il vero motivo non lo so neanche io. Lo immagino, ma non posso essere certo. C’entra la poca affinità col mondo Juventus? Forse si dai. Io però non ho mai litigato con nessuno, sono sempre andato d’accordo con tutti. Direi che non è mai successo niente di grave. Hanno fatto scelte diverse ascoltando determinate persone, tutto qua. C’entrava Cassano? Io ho giocato con pochi giocatori forti come Cassano e in campo faceva la differenza a me importava solo quello».
IBRAHIMOVIC – «A me piaceva tanto Tevez, anche Zlatan non era male dai. Poi ho giocato con figo, Kakà, Gerrard, Pirlo… Me ne dimenticherò qualcuno. Ibrahimovic? Rompipalle, ma rompe le palle solo a chi vuole bene. Voleva che dessi il meglio di me ad ogni partita e ad ogni allenamento. Io da ragazzino magari mi svegliavo con la luna così e lui mi riprendeva, ma era il suo modo di volermi bene».
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