Bari, l’uomo in più non è un vantaggio. Anche con Caserta è sempre lo stesso film | OneFootball

Il Bari continua a inciampare nelle stesse dinamiche, anche quando la superiorità numerica dovrebbe rappresentare un vantaggio decisivo. A La Spezia, dopo l’espulsione di Kouda, i biancorossi hanno giocato oltre un tempo in 11 contro 10, ma non sono riusciti a vincere. È la sesta volta in poco più di un anno che il Bari fallisce l’appuntamento con i tre punti in situazioni di superiorità numerica, una vera assurdità. Clicca qui per vedere la video analisi di Spezia-Bari.

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Bari in crisi in superiorità numerica

Non è un problema nuovo. Già nella scorsa stagione, sotto la guida di Moreno Longo, il Bari aveva mostrato la stessa fragilità. Contro Sassuolo, Sampdoria, Reggiana, Cesena e Modena, i biancorossi si erano ritrovati in 11 contro 10, ma non avevano mai vinto. In alcuni casi, come contro il Modena, erano addirittura usciti sconfitti dal San Nicola.

Il copione si ripete: manca personalità, manca leadership, manca quel giocatore capace di prendere in mano la squadra e spingerla oltre l’inerzia. Quando il Bari ha l’uomo in più, invece di accelerare, rallenta. Si spegne, si complica la vita, e finisce per accontentarsi o per subire. È una questione mentale, prima ancora che tecnica. L’unica eccezione è arrivata col Padova, dove a seguito del rosso a Capelli prima Moncini dal dischetto e poi Cerri sono riusciti a ribaltare il risultato, salvando di fatto la panchina di Caserta.

Lo stesso Caserta ha ereditato un gruppo che fatica a gestire i momenti chiave. La superiorità numerica dovrebbe essere il momento in cui una squadra mostra carattere, fame, lucidità. Il Bari, invece, si incarta. E questo limite, se non affrontato, rischia di diventare strutturale. Serve una scossa. Serve qualcuno che, in campo, sappia riconoscere l’opportunità e trasformarla in risultato. Perché non vincere in 11 contro 10 è una sconfitta nella sconfitta, e la squadra biancorossa non può più permettersi di sprecare occasioni.

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