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·27 Juli 2025

Boom di dividendi per lo Stato dalle partecipate: da CDP a Eni, oltre 3 miliardi per il Tesoro

Gambar artikel:Boom di dividendi per lo Stato dalle partecipate: da CDP a Eni, oltre 3 miliardi per il Tesoro

È stato un 2024 decisamente positivo per le casse dello Stato, grazie ai dividendi delle società partecipate. Secondo quanto riportato da La Repubblica, il Tesoro incasserà complessivamente 3,3 miliardi di euro in cedole, ben 1,3 miliardi in più rispetto alla stima contenuta nella legge di bilancio approvata a dicembre scorso (2 miliardi).

A certificare questi maggiori introiti è la manovra di assestamento approvata dal Senato, che evidenzia un apporto rilevante da parte delle principali società partecipate. In cima alla classifica dei versamenti figura:


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  1. Cassa Depositi e Prestiti, con quasi 1,8 miliardi di euro.

Seguono

  • Enel (515 milioni),
  • Sace (405 milioni),
  • Poste Italiane (286 milioni)
  • e Monte dei Paschi di Siena (127 milioni).

A sostenere l’assegno complessivo al Ministero dell’Economia figurano anche:

  • Leonardo (91 milioni),
  • Enav (78 milioni),
  • Eni (32,7 milioni),
  • STMicroelectronics (18,1 milioni),
  • Invimit (3,5 milioni),
  • FiberCop (2,4 milioni)
  • e Consap (1,6 milioni).

Tra queste spicca Eni, che nel mondo dello sport ha assunto un ruolo di primo piano con il brand Enilive, attuale title sponsor della Serie A.

L’impatto di questi dividendi straordinari è significativo anche per i conti pubblici: il miglioramento dell’indebitamento netto è stimato in 800 milioni di euro. Il governo, d’altronde, ha più volte ribadito l’intenzione di utilizzare proprio le cedole delle partecipate – insieme ai proventi derivanti da dismissioni – come leva per ridurre il rapporto debito/PIL, obiettivo ribadito nella Nadef 2023 e nel Piano strutturale di bilancio 2025-2029.

Non mancano però criticità. Il Servizio per il controllo parlamentare ha messo in evidenza alcuni ritardi nell’attuazione del Testo Unico sulle società partecipate (Tusp). In particolare, manca ancora il Dpcm che dovrebbe definire i requisiti di onorabilità e professionalità per gli amministratori delle società controllate, e non è ancora stato adottato il regolamento sull’equilibrio di genere, previsto dalla legge del 2021 per estendere la quota del 40% di donne anche alle controllate non quotate.

Infine, restano indietro anche gli aggiornamenti da fornire alle Camere: la relazione triennale 2019-2022 non è ancora stata presentata, mentre l’ultimo documento trasmesso risale a oltre cinque anni fa.

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