
Zerocinquantuno
·10 Mei 2025
“Bravi” si dice alla fine

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·10 Mei 2025
Il calcio è questo: a volte ti sorride, altre ti gira le spalle. La sconfitta patita ieri al Meazza per mano del Milan fa ancora malissimo, per come è arrivata e per il significato che al contrario un risultato positivo avrebbe potuto avere a livello di classifica: in attesa dei posticipi del lunedì Atalanta-Roma (con la Dea rimaneggiatissima in difesa) e Venezia-Fiorentina (quest’ultima abbacchiata dopo l’eliminazione dalla Conference League), oggi pomeriggio Lazio e Juventus hanno pareggiato, allungando entrambe solo a +2 sul Bologna. E dire che fino al 73′ i felsinei erano in pieno possesso della partita (Skorupski non pervenuto), dopo averla sbloccata grazie al tredicesimo sigillo di un Orsolini sempre più trascinatore e uomo simbolo di una città intera. Poi il blackout. Difficile pensare siano stati soltanto i cambi (effettuati o mancati) a invertire l’inerzia della gara: ha pesato pure l’atteggiamento tattico dei rossoblù, imperterriti nel pressare altissimi lasciando praterie alle proprie spalle (è merito di questo calcio se siamo arrivato in alto, però a tutto c’è un limite), ma si può anche supporre che la squadra abbia inconsciamente spostato le sue attenzioni sul match di mercoledì prossimo all’Olimpico. Certo, succede anche ai migliori, ma in tal caso si tratterebbe di un errore grave, come se il gruppo non fosse abbastanza maturo per gestire mentalmente i momenti ‘pesanti’, quando in ballo ci sono obiettivi prestigiosi. Perché va bene stare per gran parte del campionato fra le big, ma ciò che conta davvero è esserci alla fine. Basta parlare di Champions, ormai è andata, ma Europa e Conference League sono ancora alla portata, anche se il Bologna è sempre meno padrone del proprio destino e nella prossima giornata dovrà sfidare la già citata Fiorentina in un Franchi che si preannuncia infernale (superfluo spiegare il motivo). Adesso, però, parlare di campionato non ha senso. La speranza è che il morale dei ragazzi sia in rapido crescendo, resettando la serataccia di San Siro, e la loro mente ben concentrata. E che mister Italiano riesca a sollevare la Coppa Italia, scrollandosi di dosso l’etichetta di tecnico che porta le sue squadre in finale e poi perde. Perché lo ribadiamo: quando sei lì conta vincere, non partecipare. I traguardi vanno raggiunti e solo allora, con estrema felicità, si potrà dire: «Bravi».
Foto: Marco Luzzani/Getty Images (via OneFootball)