Inter Milan
·28 Juli 2025
Chivu: "Conta solo lavorare duramente: vogliamo rimanere al vertice"

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·28 Juli 2025
Si apre la stagione sportiva 2025/26, introdotta al BPER Training Centre di Appiano Gentile dalle parole del Presidente e CEO Giuseppe Marotta e dalla conferenza stampa del tecnico nerazzurro Cristian Chivu.
L'allenatore dell'Inter ha risposto alle domande dei giornalisti presenti nel centro sportivo nerazzurro:
Sta per iniziare ufficialmente la sua prima stagione da allenatore dell’Inter: con quale spirito si riparte dopo un’estate particolare, segnata dall’esperienza al Mondiale per Club? E cosa si aspetta da questa nuova stagione? "Si riparte con lo spirito giusto per rimanere una squadra competitiva, questo è il nostro obiettivo. Le aspettative sono quelle di sempre, sono le stesse da quando è nata la squadra: essere competitivi, mantenere la lealtà e la passione per raggiungere i nostri obiettivi".
Quanto può agevolare il suo lavoro questo gruppo? "Credo che la testimonianza di quello che ha fatto il gruppo negli ultimi anni sia il risultato ottenuto in questo ultimo periodo. Una squadra vincente e che arriva a lottare per i titoli, con due finali di Champions e una di Europa testimoniano un gruppo forte, solido e consapevole di quello che può dare".
Ci racconta quali sono i suoi principi tattici? Come giocherà l'Inter? "I numeri in un modulo sono solo numeri, sono i principi che contano. Noi vogliamo essere aggressivi e verticali, mantenendo equilibrio e attraversando i diversi momenti di una partita e di una stagione".
La volontà dell'Inter di quest'anno qual è? C'è priorità sul campionato? "Noi non guardiamo mai al passato, non vogliamo prenderci rivincite. Guardiamo al presente e al futuro: questa squadra tra alti e bassi è stata costruita per arrivare sempre al vertice e lì dobbiamo mantenerla, a prescindere dai titoli vinti o non vinti. Daremo sempre il massimo per gli obiettivi, poi chiaramente conteranno i fatti oltre alle parole. Questa Società è unita, ha voglia di incidere e rimanere ai vertici del calcio italiano, europeo e mondiale".
Hai giocato in una squadra che ha vinto tutto e aveva valori importantissimi. Cosa chiederai e pretenderai dai giocatori? "Io chiedo rispetto per il compagno, per se stessi e per la Società nella quale si gioca. Parte tutto da quello, dall'integrità e dalla voglia di superare tutto, anche i momenti di fatica e quelli non semplici da gestire. Questo gruppo ha dimostrato di saperlo fare: bisogna superare le atrocità perché solo così si può andare avanti e migliorare. Anche con noi all'epoca è capitato, bisogna accettare gli alti e bassi e attraversarli".
Qual è lo slogan della sua Inter? "Noi non vogliamo copiare nessuno, non abbiamo obbligo di avere uno slogan, dobbiamo solo lavorare e rimanere competitivi come negli ultimi anni".
L'Inter cambierà a seconda delle partite? "Vogliamo essere più ibridi e imprevedibili, le basi ci sono e la squadra ha giocatori in grado di adattarsi a determinati momenti di una partita di calcio".
Come hai gestito con la squadra il post Mondiale? "Abbiamo avuto una discussione su quello che è successo, fa parte di un gruppo maturo e che ha voglia di vincere. Ogni tanto c'è bisogno di ulteriore chiarezza".
Quanto impiega un giocatore a metabolizzare una delusione? "Siamo un gruppo di adulti e maturo, con grande personalità ed esperienza, sappiamo gestire determinati momenti e accettare critiche e situazioni non comode a livello mentale, sia singolarmente sia collettivamente. Le aspettative riguardo a questa squadra erano altissime, purtroppo le cose sono andate diversamente e a livello mentale qualcosa subisci perché c'è tanta amarezza, soprattutto quando c'è tanta voglia di ottenere qualcosa di importante. Il bello del calcio è che c'è sempre una nuova partita e una nuova stagione per ripartire, quello che viene detto deve diventare una fonte di motivazione che ti fa lavorare di più e avere più ambizione e consistenza verso il futuro".
Cosa le è piaciuto della sua squadra al Mondiale? "Mi è piaciuto il fatto che con poche energie e tanta amarezza ho visto una squadra che ha cercato di fare il massimo per ottenere risultati importanti, avevamo capito subito grazie alla Società che le aspettative sono sempre alte e bisogna sempre cercare di fare il meglio. Nonostante i cambiamenti climatici e i viaggi ho visto sempre un gruppo desideroso di far bene e dare il massimo che avevano in quel momento".
Questo è un gruppo già completo o serve ancora qualcosa? "Io e la Società siamo sempre in contatto per stabilire le strategie di questo mercato e quello che vorremmo per questa squadra nel futuro. Condividiamo le stesse idee e siamo sempre aperti a opportunità inaspettate".
Siete consapevoli del fatto che esiste un percorso da fare? "Questo fa parte della vita, non solo del calcio. Siamo consapevoli di ciò che l'Inter rappresenta e di quali siano le aspettative verso la nostra Società. Le cose sono semplici: si può vincere subito o no, ma in entrambi i casi si tratta di un percorso e bisogna accettarlo, così come il fatto che negli ultimi anni siamo stati ai vertici e che questa è ancora la nostra ambizione. Questo non solo perché ci sono io ora, ma con qualsiasi altro allenatore".
Ha lavorato con Leoni e Pio Esposito: cosa ci può raccontare su questi due giovani? "A livello umano sono tanta roba entrambi. Per me saranno il futuro del calcio italiano, voi ve li godrete a lungo in Nazionale, perché per molti anni giocheranno con l'Italia".
Cosa le sta piacendo di questo ruolo, di questo momento? "Mi piace la responsabilità che miè stata data, nella mia vita le ho sempre accettate e ho cercato sempre di dare il meglio di me per raggiungere i miei obiettivi personali. Tornare qui è una bella sfida, la Società mi ha dato tanto ed è ai vertici del calcio mondiale. Io farò del mio meglio per essere all'altezza e far tornare qualcosa al Club che mi ha dato così tanto dal 2007 in avanti. Queste sono le mie ambizioni: nel mio cuore l'Inter c'è sempre e ci sarà sempre, cercherò di dare alla Società qualcosa di importante".
Quanto ci vorrà perché l'Inter assorba i tuoi principi? "Da allenatore ed ex giocatore penso che la differenza la facciano i calciatori. L'allenatore trasmette idee, ma è più importante quello che viene dato in campo. Non ho mai visto un allenatore bravo senza giocatori forti".
Come sarà il centrocampo della sua Inter? "Abbiamo un centrocampo numeroso, con tanti giocatori bravi e molto forti. Strada facendo vedremo come sarà: in alcune partite saranno in tre, magari in altre in due. I nomi verranno scelti di settimana in settimana, in base anche all'avversario. Sono contento che Calhanoglu sia tornato sano, ha lavorato molto in estate e ha tanta voglia di rifarsi. In America era molto amareggiato, ha provato a dare una mano alla squadra e si è rifatto male: le sue aspettative erano di tornare, ma ha lavorato sodo durante le vacanze e anche oggi nel primo allenamento".
Pensa che attualmente in questa rosa i suoi centrocampisti possano reggere un'idea di gioco con tre punte? "Io non ho mai detto che giocherò con tre punte, quando mi riferisco ai numeri si tratta solo di cifre. Anche nel passato era così: la base era 3-5-2, ma la costruzione cambiava in base alle situazioni. L'occupazione del campo è sempre in base a ciò che concede l'avversario, i moduli possono cambiare e hanno poco a che fare con la dinamicità di una partita. Bisogna saper interpretare, essere aggressivi, saltare linee e uomini, vincere duelli: chi vince duelli vince le partite. Il focus è su questo: cercheremo di dare identità fin da subito, allenando più moduli per non essere impreparati in caso di imprevisti in stagione".
Lei in che modo può fare la differenza? "Io spero di incidere con il buon senso, con la cattiveria e con il sorriso, per essere preparato al meglio verso il prossimo avversario. Parlo anche del mio staff: cercheremo di capirli e di parlare loro, a volte ci si dimentica che si parla di uomini e persone che come tutti hanno pensieri per la testa, dobbiamo capire le loro problematiche e come fare per sistemarle. Credo molto nella comunicazione e in quello che una persona può dare a un'altra: mi piace questo modo di vivere, non a caso ho fatto sei anni di settore giovanile. Non mi sentivo pronto e all'inizio dovevo imparare a essere empatico, capirlo bene: ho avuto la possibilità di lavorare con ragazzi più maturi a Parma e ora di nuovo, ragazzi con cui ho lavorato in passato. Mi fa piacere siano qui, ho sempre stimato e ammirato i grandi campioni di questa squadra".
I suoi ex compagni le hanno fatto gli auguri? "Questa domanda mi è stata fatta in America forse, è passato un po' di tempo ma i messaggi sono sempre gli stessi. Mi ha fatto piacere riceverli, non solo dai miei ex compagni: sono contenti per me e io lo sono per loro rispetto alle loro carriere dopo il calcio. Ci sosteniamo a vicenda, mi ha fatto piacere rivedere Maicon in America, così come Pupi che è sempre con noi e tutti questi ragazzi che conoscono bene questo luogo e sanno cosa hanno fatto di bello per questa Società".
Dopo tanti anni partire da non favoriti potrebbe essere un vantaggio? "Io non parlo di favoriti, conosco solo una via: lavorare, dare il massimo e capire la cultura del lavoro, le difficoltà di una stagione. Poi si raccoglie ciò che si semina, non è giusto parlare di favoriti: quando si inizia le squadra che ambiscono a vincere sono più o meno sempre le stesse a parole, ma poi contano i fatti e per arrivare al risultato bisogna pedalare tanto".