Conceição si racconta: «Al Milan veni, vidi, vici. Bilancio positivo. Bologna e Napoli sono belle da vedere. Con Inzaghi ci siamo salutati in Arabia. In estate mi ha cercato questo club» | OneFootball

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Calcionews24

·22 Desember 2025

Conceição si racconta: «Al Milan veni, vidi, vici. Bilancio positivo. Bologna e Napoli sono belle da vedere. Con Inzaghi ci siamo salutati in Arabia. In estate mi ha cercato questo club»

Gambar artikel:Conceição si racconta: «Al Milan veni, vidi, vici. Bilancio positivo. Bologna e Napoli sono belle da vedere. Con Inzaghi ci siamo salutati in Arabia. In estate mi ha cercato questo club»

Conceição si racconta tra le pagine della Gazzetta dello Sport. Alcuni estratti della lunga intervista rilasciata dal tecnico portoghese

Dopo due anni di silenzio, Sergio Conceição si è raccontato in una lunga e intensa intervista concessa a La Gazzetta dello Sport. Oggi allenatore dell’Al-Ittihad di Karim Benzema, l’ex tecnico del Milan ha ripercorso senza filtri il suo percorso umano e professionale: dai trofei vinti al rigore quotidiano, dalla fede alle ferite personali, fino al legame profondo con i figli e con il calcio italiano.

VENI, VIDI, VICI IN SUPERCOPPA CON IL MILAN«Ricordo giorni di lavoro intensi a livello di analisi video, di motivazioni e di discorsi per entrare subito nella testa dei calciatori. Battemmo la Juventus di mio figlio Cisco e poi l’Inter in rimonta. E piansi».


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IL SIGARO DELLA SUPERCOPPA«Era una promessa. I giocatori mi chiesero di fumarlo in caso di vittoria. Col Porto l’avevo fatto undici volte, dopo aver vinto trofei. E quindi l’ho rifatto».

OGGI NAPOLI BOLOGNA, ITALIANO VS CONTE«Bologna e Napoli sono belle da vedere. La sfida tra Italiano e Conte è uno spot per il calcio. Antonio è un ossessionato, come me: l’ossessione batte il talento. Vincenzo invece gioca un grande calcio. Contro di lui ho perso una finale di Coppa Italia: un grande rimpianto».

IL BILANCIO AL MILAN«Positivo. Dal 2017 a oggi solo Pioli e io abbiamo vinto trofei in rossonero. I risultati ci sono stati: derby vinti, successi importanti. Dispiace per la Coppa Italia, ma alcune cose non mi sono piaciute».

LA MANCANZA DI SUPPORTO«C’era instabilità societaria e la dirigenza non mi ha supportato. Dopo la Supercoppa già circolavano voci su altri allenatori. Io pensavo solo a lavorare e vincere».

IL RAPPORTO CON I GIOCATORI«Mai, anzi, erano con me. L’ha detto anche Theo nell’intervista che avete fatto: dopo il Feyenoord, quando la gente diceva che l’avesse fatto apposta a farsi espellere, io l’ho difeso. In molti mi hanno scritto quando sono andato via. Io pretendo rigore ed esigenza, e poi relax quando c’è da rilassarsi. Se uno si presenta con un chilo in più, arriva in ritardo o cose simili, io non posso tollerarlo. Per me, alla fine, i giocatori sono tutti uguali».

DISCORSO SIGNIFICATIVO«Nel 2012, all’Olhanense, avevo studiato le passioni e gli hobby dei miei giocatori, una cosa che faccio sempre. Prima di una partita, per la Festa del Papà, mostrai un video in cui i padri parlavano di loro. C’era gente che piangeva, poi andarono in campo e… 2-0 per gli avversari. Al rientro nello spogliatoio cambiai versione e tornai sergente: pareggiammo 2-2».

SALUTO CON INZAGHI E L’ARABIA«Sì, ci siamo sfidati a ottobre e ha vinto lui. Ero appena arrivato. Dopo Porto-Inter, dove i suoi ebbero un bel po’ di fortuna, non lo salutai perché sono così: durante le partite vado in trance. Ma è un grande allenatore. Abbiamo vinto lo scudetto insieme alla Lazio nel 2000. Il rapporto è buono».

FEDE E VITA PERSONALE«Ho perso mio padre, mia madre e un fratello molto giovane. La fede mi ha dato forza. Sono un cattolico praticante. Dentro di me resterà sempre un’ombra, ma prego ogni giorno per loro».

I FIGLI E FRANCISCO«Cisco è alla Juventus e sta facendo bene. Gli dico sempre che per fare la differenza servono sacrifici e fame. Se potessi, gli presterei la mia».

CALCIO A CASA – «Il meno possibile. L’importante è che a cena lascino i telefoni in tasca. L’ho preteso anche al Porto e al Milan. Cisco ha debuttato con me in Portogallo. Nel 2020, durante il lockdown, gli dissi: “Se hai fame, allora bevi acqua”. Era un po’ cicciottello. Per fare la differenza servono sacrifici e mentalità. Se potessi gli presterei la mia fame. Non che lui non ce l’abbia, anzi, ma io a 16 anni portavo i soldi a casa per mangiare. Era diverso. Ma ci ho sempre creduto. E lui anche».

IL PORTO E I TROFEI«Undici titoli in sette anni. Abbiamo fatto grandi cessioni e risultati anche in Champions. Le italiane lo sanno: Juve, Roma, Lazio».

LE OFFERTE E L’ITALIA«Con la Lazio ho avuto contatti, ma non solo. E anche prima di firmare per l’Al-Ittihad ho avuto offerte. Qui il campionato è competitivo, le ambizioni alte, ci si allena nel pomeriggio e non la mattina. Bisogna adattarsi alle dinamiche culturali. Ma questa è una sfida, e io amo sfide così».

LA FRASE CHE LO RAPPRESENTA«“In acque dolci non si raggiungono grandi conquiste, serve la tempesta”. Mihajlovic, parlando di Benassi, disse che la difficoltà non era fare il capitano, ma alzarsi alle quattro di mattina e lavorare. A me l’hanno insegnato i miei genitori. E non bisogna accontentarsi. Mi sono iscritto all’università a 51 anni: sto facendo un master in allenamento sportivo».

DELUSIONE – «Lo scudetto perso il 5 maggio con l’Inter. Consolai Ronaldo in lacrime in panchina, ero accanto a lui. Nessuno ci poteva credere. A Milano ho avuto difficoltà: Cuper non mi dava fiducia, ma era un gruppo di campioni».

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