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·27 November 2024
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L’edizione odierna de “Il Corriere dello Sport” ha analizzato le ultime partite del Napoli, soffermandosi su mister Conte.
In tredici giornate di campionato, il Napoli ha riscritto la storia recente, la classifica e i vecchi adagi: il miglior attacco è la difesa. Antonio Conte è stato molto chiaro dopo la vittoria con la Roma, la nona di una stagione che da otto giornate in fila vede la sua squadra da sola al primo posto: “Bisogna essere più cinici sotto porta”. La conseguenza di un dato: l’attacco degli azzurri è con 20 gol il meno prolifico delle prime sei della classifica. D’accordo. Ma il lungo dominio in Seria A, a un certo punto anche di 4 punti sulla seconda e ora di un punto sul poker Atalanta, Inter, Fiorentina e Lazio, è stato costruito soprattutto sull’equilibrio: il Napoli non segna a raffica ma subisce pochissimo. Diciamo che colleziona i gol giusti e soprattutto sa parare i colpi: 9 le reti incassate finora, 6 delle quali contro il Verona e la Dea, le due sconfitte della stagione per 3-0. Soltanto la Juve ha fatto meglio con 7 gol subiti, e ciò significa che il Napoli vanta la seconda difesa del campionato: forse non è un caso che a Torino, il testa a testa, sia finito 0-0. I clean sheet, invece, sono otto. Proprio come le giornate da capolista.
La solidità è venuta fuori anche contro la Roma, fermo restando l’unica distrazione in marcatura su Dovbyk su un calcio di punizione: traversa e salvi tutti. Tatticamente, a seconda dei momenti, il signor Antonio disegna in fase difensiva un 5-4-1 o un 5-3-2 portando Politano a fare il quinto a destra con Di Lorenzo più dentro al campo, ma anche un 4-5-1 come a San Siro contro l’Inter (dove tra l’altro s’è visto un pressing uomo su uomo quando le transizioni lo consentivano).
Politano è diventato una chiave del sistema: inesauribile, ala più tattica che offensiva, su e giù, chiusure e cross. Un esterno a tutta fascia che consente di cambiare sistema e modalità: preziosissimo. A fare la differenza, però, è sempre l’atteggiamento collettivo: intensità nelle pressioni (a tratti anche offensive), nelle riaggressioni e nei duelli; attenzione in marcatura e nei raddoppi; la cura delle preventive. Il baricentro del Napoli in genere è medio, ma Conte sa quando abbassare il blocco: in vantaggio, sistematico è stato finora il cambio di Mazzocchi per sistemare la squadra a cinque nei finali a difesa del risultato (anche con la Roma, dal 41’). Un eccellente lavoro collettivo.
E poi i singoli: funziona a meraviglia il filtro in mediana con il trio Anguissa-Lobotka-McTominay e ha funzionato anche con Gilmour (Atalanta a parte). Ma i due centrali difensivi meritano una menzione a parte: Rrahmani e Buongiorno sono due colossi. Marcatori implacabili, attenzione estrema, grandi doti atletiche, bravissimi negli uno contro uno e nel gioco aereo. L’esplosività di Buongiorno, destinato a diventare tra i migliori in assoluto, e la precisione di Rrahmani il computer, come lo ha definito Conte. Con Di Lorenzo a destra e Olivera a sinistra formano una linea completa e molto forte fisicamente. Da primo posto.
Carlo Gioia
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