ESCLUSIVA PSB – Maiello: “Il Bari merita tutt’altra categoria. Frosinone mi ha dato tanto. Empoli? Rammarico che porto con me” | OneFootball

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·27 November 2025

ESCLUSIVA PSB – Maiello: “Il Bari merita tutt’altra categoria. Frosinone mi ha dato tanto. Empoli? Rammarico che porto con me”

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Raffaele Maiello in carriera ha fatto e attraversato tanto, vissuto momenti di luce abbagliante e delusioni altresì cocenti, disseminato giocate e mostrato i muscoli. C’è un fil rouge umano nella carriera del centrocampista classe ’91, che continua a incidere con l’ambizioso Casarano, in Serie C: un’umiltà raffinata quanto il suo piede. Cresciuto nel settore giovanile del Napoli, dov’è stato una delle prime personificazioni del sogno (assieme a Lorenzo Insigne, per lasciare intendere lo status da attribuire al protagonista della nostra storia) di un’intera generazione di campani cresciuta nel mito più che nella realtà, Maiello oggi guarda ai suoi trascorsi con lucidità, pacatezza, riconoscenza e tanta semplicità. Intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni, quanto accennato si percepisce nitidamente all’ascolto delle sue parole.

L’esperienza al Casarano prosegue per il verso giusto, dato che stai mostrando un rendimento notevole. In che momento di carriera ti senti?


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“Mi sto trovando davvero bene qui a Casarano, secondo me ho fatto la scelta giusta. Ho trovato una società seria, mi diverto, la squadra gioca bene ed è guidata da un allenatore davvero preparato. Speriamo di continuare così”.

Il tuo recentissimo passato è un tema che ha ancora un inevitabile presenza. Bari ha rappresentato tanto per te, come hai già avuto modo di dichiarare: che opinione ti sei fatto del complicato momento attraversato dai biancorossi, freschi tra l’altro di cambio in panchina?

“Sarò sincero: a me non piace parlare delle mie vecchie squadre. Mi capitava, mentre ero al Bari, di leggere interviste di ex calciatori del club che sparavano a zero sui problemi della società, ed era una cosa che mi dava davvero fastidio. Non sono più all’interno del contesto, dunque non posso conoscere la realtà delle cose. Sono chiaramente dispiaciuto per il momento un po’ zoppicante, resto molto legato a tutto ciò che ho fatto con quella maglia. Spero che i miei ex compagni, Valerio Di Cesare e tutta la dirigenza trovino nuovamente le gioie che meritano. Bari, a mio avviso, merita tutt’altra categoria”.

La casacca che hai indossato più volte nella tua carriera è stata quella del Frosinone, che invece vive un’ottima fase, guidata da un allenatore capace come Massimiliano Alvini.

“Frosinone mi ha dato e lasciato tanto. Sono stato lì cinque anni e mezzo, ho vinto un campionato di B, fatta la Serie A e perso una finale. C’era una dirigenza forte, con una persona eccezionale come il presidente Stirpe. Porto con me tanti ricordi e altrettante emozioni. Quando ritorno la gente mi apprezza, ed è una cosa che non può che inorgoglire”.

Hai avuto tanti allenatori di ottimo livello. Tra questi c’è stato Michele Mignani, con cui hai condiviso una parte della tua esperienza in quel di Bari e che sta facendo molto bene con il Cesena. Che tecnico è?

“È un ottimo allenatore, soprattutto per questa categoria, oltre a essere una persona eccezionale. Sa lavorare e dare, al contempo, la giusta serenità. Abbiamo vissuto momenti importanti insieme. Umanamente vale tanto, sa dare le giuste indicazioni e gestire i momenti. Gli auguro il meglio, perché assieme al calcio cammina il fattore umano, e il mister mi ha lasciato ottimi ricordi anche su questo”.

Sei atterrato sul pianeta calcio come profilo di spiccata qualità e incisività offensiva, per poi – con gli anni – diventare un giocatore di regia e pensiero. C’è stato un particolare momento che ti ha portato ad attraversare quest’evoluzione?

“Ho iniziato la mia carriera giocando come mezzala offensiva, sia nel settore giovanile che nei primi anni nel calcio dei ‘grandi’. A Crotone, per esempio, facevo l’interno e il trequarti. Fu proprio mister Drago, che ho avuto con i Pitagorici, a spostarmi davanti la difesa, cambiamento che ha dato importanti aggiunte al mio modo di giocare. Tanti allenatori, da ragazzo, mi dicevano che avrei dovuto imparare a sporcarmi i pantaloncini. Con il tempo l’ho capito, sono maturato e ho fatto mio un principio: nel calcio devi avere entrambe le fasi per poter stazionare su determinati livelli”.

Tralasciando gli spezzoni con il Napoli, il primo vero assaggio di Serie A l’hai avuto con l’Empoli. Che ricordo hai di quell’esperienza?

“È stata una tappa importante, che associo chiaramente alla prima reale esperienza in Serie A. Non sono stato bravo a confermarmi in quella categoria, perché secondo me Empoli era lo step giusto. Sono mancato, questo è un rammarico che porto con me. Probabilmente ciò significava dover vivere una carriera principalmente in Serie B, perché ciò che semini corrisponde a ciò che raccogli. Forse la massima serie era un po’ troppo per me, dunque mi sono affermato in cadetteria”.

Raffaele, 46 partite in Serie A corrispondono al sogno di tanti bambini. Hai fatto e continui a fare tanto.

“Certo, sono contentissimo di ciò, ci mancherebbe. Forse il mio sogno era quello di giocare più partite in Serie A, ma quando si inizia a giocare è difficilissimo poter arrivare in B, figuriamoci al piano più alto. Continuo a divertirmi, sto bene e desidero continuare così”.

Ottimo assist: sei probabilmente in una fase di carriera dove si ragiona a breve termine e non a lungo termine. Cosa cerchi in questo momento dal calcio? In aggiunta a ciò: il dopo è già un tema nella tua mente?

“L’età non è un mio alleato, ma al dopo non ci sto pensando, perché non so cosa voglio fare. Alle volte penso di voler restare in questo momento, altre invece sono di un altro avviso, perché il calcio dà tanto ma allo stesso tempo toglie. Iniziare una carriera da zero è un tema complesso. Attualmente penso a giocare, continuerò fino a quando mi divertirò”.

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