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·11 September 2025

Milan Como in Australia, Urbano Cairo prende posizione! Parole inaspettate del patron del Torino

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Milan Como in Australia? Urbano Cairo, patron del Torino, prende posizione e si dice contrario alla possibilità: le dichiarazioni

Il mondo del calcio si interroga sul suo futuro, e le parole di Urbano Cairo, presidente del Torino, riportate da tuttomercatoweb.com, accendono il dibattito. La proposta di far giocare la sfida di Serie A tra Milan e Como a Perth, in Australia, nel mese di febbraio, solleva perplessità e apre una profonda riflessione su come il calcio debba evolvere per rimanere rilevante. Cairo, a margine del Festival dello Sport, ha espresso un netto disaccordo, sottolineando l’importanza di un approccio che valorizzi la vicinanza tra squadre e tifosi. “Non condivido… noi dobbiamo avvicinare i tifosi alle squadre, rendere gli stadi più accoglienti. Il fatto di andare a giocare a Perth non la vedo una cosa utile”, ha dichiarato, ponendo l’accento sulla necessità di un ritorno alle radici, a un calcio che sia accessibile e radicato nel proprio territorio.


La visione di Cairo: tra accessibilità e tradizione

Le sue parole non sono un semplice rifiuto, ma una vera e propria visione strategica. Cairo immagina un calcio che cresca non attraverso la delocalizzazione, ma con un investimento nelle infrastrutture e nell’esperienza per il tifoso. La sua tesi è che per far prosperare il calcio italiano si debba puntare sulla qualità dell’offerta interna: stadi moderni e sicuri, che possano attrarre famiglie e appassionati, trasformando la giornata della partita in un evento. In un’epoca in cui la globalizzazione spinge a esplorare nuovi mercati, la sua posizione è un richiamo alla tradizione, un monito a non dimenticare che il cuore pulsante del calcio sono i suoi tifosi e le comunità locali. La sfida non è portare il prodotto lontano, ma renderlo irresistibile a casa propria.


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Il futuro del Milan: una nuova era con Allegri e Tare

Mentre il dibattito infuria, il Milan si prepara a una stagione di grandi cambiamenti. La società rossonera ha intrapreso una nuova strada, affidando la guida tecnica a Massimiliano Allegri, un ritorno che ha scosso il mondo del calcio e acceso l’entusiasmo dei tifosi. Al suo fianco, in un ruolo cruciale, c’è il nuovo direttore sportivo Igli Tare, la cui esperienza e fiuto per i talenti sono considerati elementi chiave per la costruzione di una squadra competitiva e vincente. Questa nuova era, con Allegri e Tare al timone, promette di unire l’esperienza di un allenatore vincente con la visione di un dirigente che sa come costruire un progetto solido e duraturo. Un binomio che punta a riportare il Milan ai vertici del calcio italiano ed europeo, unendo la tradizione e la storia del club con una visione proiettata al futuro.


L’immortalità di Zlatan Ibrahimović e l’importanza della mentalità

Urbano Cairo ha voluto spendere parole di profonda ammirazione anche per una delle figure più iconiche del calcio moderno: Zlatan Ibrahimović. Cairo ha descritto lo svedese come “un grande personaggio che ha dato un grande contributo al mondo del calcio e dello sport in generale per la sua capacità di superare i limiti ed essere quasi immortale.” Il presidente granata ha sottolineato l’incredibile capacità di Ibra di tornare al Milan a quasi 40 anni e di dare “grandi contributi ad una squadra che poi ha vinto il campionato.” Questo elogio non è solo un tributo a un campione, ma un riconoscimento del valore della mentalità, della determinazione e della capacità di un atleta di trascendere i limiti dell’età. La figura di Ibrahimović, un vero e proprio simbolo di resilienza e ambizione, incarna perfettamente quel mix di talento e carattere che eleva un giocatore al di sopra del semplice atleta, facendolo diventare un’icona.


Conclusione: un calcio tra due mondi

Il dibattito sollevato dalle parole di Cairo evidenzia una profonda spaccatura nel mondo del calcio contemporaneo: da un lato la spinta verso la globalizzazione e la spettacolarizzazione, con partite delocalizzate in paesi lontani per conquistare nuovi mercati, dall’altro la necessità di preservare l’anima del calcio, fatta di tradizione, identità e un legame indissolubile con i tifosi. La visione di Cairo, supportata dall’esempio di figure come Ibrahimović che hanno saputo fare la storia senza rinunciare alla propria identità, suggerisce che la strada maestra per il futuro del calcio italiano potrebbe non essere quella della fuga, ma quella della crescita a partire dalle proprie radici, investendo nell’esperienza del tifoso e nelle proprie infrastrutture.

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