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·19 November 2025
Pagliuca: «Con la Samp abbiamo fatto tanti campionati di vertice. Eravamo un gruppo stellare! Su Vialli…»

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L’ex portiere Gianluca Pagliuca, uno dei simboli della Sampdoria degli anni d’oro, ha rilasciato un’intervista a La Gazzetta dello Sport, tornando sui momenti più intensi della sua carriera a Genova. L’estremo difensore, protagonista con i blucerchiati tra fine anni ’80 e inizio ’90, ha ricordato aneddoti, emozioni e persone che hanno segnato il suo percorso.
Pagliuca, che con la Samp ha vinto lo Scudetto del 1991 e disputato una finale di Champions League, ha sottolineato quanto quell’esperienza abbia inciso sulla sua crescita professionale e umana. L’intervista offre uno spaccato prezioso per i tifosi, rievocando una delle epoche più gloriose del club! Vi riportiamo di seguito le dichiarazioni:
ANNATA SCUDETTO – «Si parla solo della stagione dello scudetto e della finale di Coppa dei campioni, ma abbiamo fatto tanti campionati di vertice. Eravamo un gruppo stellare».
FIDATI BOSKOV – «Mettiamoci anche Vierchowod: erano i suoi fidati consiglieri. Ma sia chiaro, mica comandavano loro. Si confrontavano, però le decisioni le prendeva sempre Boskov».
VIALLI – «Era un uomo incredibile, uno che ti diceva le cose in faccia. Anche per questo non abbiamo mai litigato. Ho conosciuto una persona vera, sapeva essere leader in campo e capo gruppo in serata».
RITO – «Tanti, devo dire. Nell’anno dello scudetto con la Samp c’era questo rito: andavo a Bologna il lunedì, facevo serata e il martedì ero a Bogliasco ad allenarmi. Oh, in campo le vincevamo tutte. Ricordo una volta in cui incontrai Vialli a Bologna, mi aveva fatto una sorpresa. “Mi devi sopportare anche qui”, mi gridava mentre mi abbracciava».
FINALE BARCELLONA – «Eccome. Ce la saremmo meritata. Resta una ferita che non si rimarginerà mai».
INCIDENTE TEMPI SAMP – «Uno screzio no, ma al telegiornale esagerarono un po’. Mi preoccupavo soprattutto per mia mamma: aveva sentito che ero in gravi condizioni e si era spaventata. Fu un incidente grave, ma me la cavai con una frattura scomposta della clavicola».
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