Lazionews24
·21 Juli 2025
Pedro e i Social: la furia degli Haters; Cristiano Gatti: «Avvilente, servono pene più severe contro gli odiatori online»

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·21 Juli 2025
Un innocuo post su Instagram di Pedro, l’attaccante della Lazio, intento a celebrare il compleanno del figlio di otto anni, si è trasformato nell’ennesimo caso di violenza verbale online, scatenando una reazione spropositata e indecorosa. Una foto tenera, banale nella sua quotidianità da genitore amorevole, ha acceso la miccia di un dibattito tossico che evidenzia la deriva dei social media.
Come sottolinea l’editoriale di Cristiano Gatti sul Corriere dello Sport, l’immagine di Pedro con il figlio che indossa una tiara e un vestito apparentemente femminile è stata sufficiente a scatenare un’orda di commenti “sessisti, omofobi, machisti“. Il “bambino vestito da bambina” è stato eretto a “crimine vergognoso e imperdonabile” da migliaia di utenti, il cui “fango, squallore, delirio” ha invaso la sezione commenti del post. Di seguito le sue parole.
IL RISCHIO DELLA CONDIVISIONE E IL CASO COLDPAY – «Magari i più paleolitici potrebbero dire ecco, questo invece è il problema, sarebbe anche ora che la gente tornasse a farsi i fatti suoi tra le mura di casa, come usava una volta e come sicuramente non creava tante grane, vedi eventualmente anche l’ultimo caso mondiale della “kiss cam” che durante un concerto dei Coldplay ha inquadrato Andy Byron, Ceo di Astronomer, e Kristin Cabot, responsabile delle risorse umane, mentre erano abbracciati (i due, sposatissimi ma non tra di loro, sono finiti nel tritacarne social, certo in questo caso non per scelta, comunque stanno cercandosi un altro lavoro). Ma è chiaro: sono discorsi più antichi dell’aramaico, ormai ci sono generazioni che con naturalezza vivono a mezzo social, utilizzando quell’azione che segnerà per sempre la storia di questo secolo: la condivisione.»
“RIBELIONE” ONLINE – «Però c’è la notizia numero due, stavolta. Mentre Pedro esercita la sua bellissima libertà di non togliere la foto e di togliere invece la cloaca dei commenti, col passare del tempo cominciano a intravedersi i primi segnali di una consolante ribellione: un’onda crescente di social-people si scatena nei toni e nei modi del lessico di settore, ma contro gli haters di Pedro e del suo bambino. E’ guerra civile, tra gli odiatori di prima generazione che stanno sporcando di fango la storia umana del nuovo millennio, e questi nuovi odiatori di ultimissima generazione, capaci di deviare toni e linguaggi non già su vittime inermi, ma proprio sui primi, in nome di una morale ancora imprecisabile e indefinibile, comunque almeno diretta verso il male.»
IL QUADRO AVVILENTE DEL CONFLITTO SOCIALE – «Inutile nasconderlo: il colpo d’occhio resta avvilente. E’ un conflitto diffuso, senza confini, senza pudori. Intanto, gli ingenui che ancora provano a usare il social come mezzo di espressione, mai come arma impropria, ne escono stesi. Speranze? Davvero pochine. Già è immaginabile la gioia perversa e libidinosa degli antiPedro al solo vedere il fungo atomico che si alza dai loro social. Più sono investiti da insulti e censure, più gonfiano il muscolo. E’ il trionfo dell’infelice frustrato, che finalmente si ritrova in prima fila nella foto di gruppo.»
PENE PIÙ SEVERE E LA FUTILE SPERANZA – «Possiamo solo ripeterci, per dovere d’ufficio: contro il logorio della vita moderna una volta bastava il Cynar, adesso servirebbero pene serie e concrete, soprattutto multe da svuotare i conti correnti, dato che certe bestie comprendono solo il messaggio della randellata tra le orecchie. Ma ne parliamo da talmente tanto che ormai nessuno s’illude più. Il vissuto comune è che sui social si vada avanti felicemente e impunemente allo stato brado. E se ogni tanto capita una denuncia è talmente eccezionale che finisce in copertina. Come una medaglia. Tutto il resto che sa di nobile e di profondo – campagne, appelli, cultura, educazione – se lo porta il vento. Sa di canossiane e boy scout. D’altra parte, è effettivamente fatica sprecata. Uomini e donne con tutti i neuroni schierati al loro posto sono in grado di arrivarci da soli. Gli altri chi li redime, in testa hanno un Sahara.»