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Calcionews24

·25 Desember 2025

Perché Grifo non gioca in Serie A? Un racconto molto particolare

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Grifo si racconta attraverso una carriera fatta di soddisfazioni e ovviamente grandi scelte

Vincenzo Grifo si è raccontato in una lunga intervista, aprendo una finestra sincera sul suo percorso, sulle passioni di sempre e sul legame speciale con il calcio italiano. L’attaccante del Friburgo, oggi uno dei simboli del club tedesco, ha ripercorso le tappe più importanti della sua carriera, partendo dall’infanzia e da un tifo che in pochi conoscevano: quello per l’Inter.

Per Grifo, Friburgo è molto più di una semplice squadra. È casa. Qui si sente valorizzato, protagonista e responsabile anche nella crescita dei più giovani, ai quali cerca di trasmettere la mentalità e i valori del club. Nel corso degli anni, però, le occasioni per tornare in Italia non sono mancate. Squadre importanti come Sampdoria, Lazio e Fiorentina hanno mostrato interesse, soprattutto nel periodo in cui l’esterno offensivo era nel giro della Nazionale. Chiamate che fanno riflettere, ma che non hanno mai scalfito la serenità costruita in Germania insieme alla sua famiglia. Nonostante ciò, Grifo non esclude un futuro in Serie A: l’Italia resta una possibilità concreta, anche se Friburgo avrà sempre un posto speciale nel suo cuore.


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La Serie A, finora, Grifo l’ha vissuta soprattutto da spettatore. In casa si respira aria italiana: lingua, cucina e calcio del nostro Paese sono una costante. Da bambino tifava Inter, mentre i fratelli erano divisi tra Milan e Juventus, dando vita a rivalità accese ma genuine. Ha sempre ammirato figure simbolo come Totti e Del Piero, esempi di bandiere capaci di rappresentare un club per un’intera carriera.

Dal punto di vista tecnico, Grifo apprezza molto l’aspetto tattico del calcio italiano, che considera la vera differenza rispetto alla Bundesliga, più fisica e verticale. In Serie A, invece, strategia e qualità fanno spesso la differenza, soprattutto nei big match. Tra i giocatori che più lo colpiscono cita Dybala, Lautaro, Yildiz e l’amico Hakan Calhanoglu, simboli di un calcio dove il talento può ancora decidere le partite. Uno sguardo al presente, ma anche al futuro, con la consapevolezza che, nel calcio come nella vita, la passione non ha scadenza.

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