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·7 November 2025
Romero: «Derby? Ci spero, ma il Toro ha perso lo spirito battagliero. Vi racconto quel 3-3 da presidente» – ESCLUSIVA

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Domani alle 18 il Torino farà tappa in casa della Juventus per scrivere un’altra pagina del derby della Mole. Collegato davanti al televisore ci sarà anche Attilio Romero, lui che di stracittadine con i cugini bianconeri ne ha “giocate” anche da presidente del club. Alla guida della società dal 2000 al 2005, “Tilli” lega indissolubilmente la sua vita ai granata. Quest’oggi, nell’intervista rilasciata in esclusiva per le colonne di CalcioNews24 ha raccontato alcune delle fotografie di questa vita. I derby il filo conduttore: dai più celebri del passato a quello che attende gli uomini di Marco Baroni sabato sera. Spazio, anche, per un’altra pagina di storia del Torino che si intreccia con la sua di storia. Quella di Gigi Meroni, a cui – commenta – «Penso ogni giorno».
Buongiorno Attilio Romero, è in arrivo il derby della Mole… Domanda secca: guarderà la partita?«Certo, la partita la guarderò. E lo spirito sarà sempre granata, anche se ormai questi derby li guardo sempre in modo circospetto, sappiamo come vanno a finire… da anni. Io da presidente alcuni li ho vissuti, non l’ho mai vinto, però ho fatto quel mitico 3-3; dove al primo tempo perdevamo 3-0. Un derby passato quasi alla storia. Una partita peraltro alterata dall’arbitraggio: un giocatore della Juventus non venne espulso per un fallo su un nostro calciatore ormai lanciato…».
Ai tempi del Var crede che sarebbe stato espulso?«Certamente, sarebbe stato espulso».
Quindi il derby che ricorda con maggior piacere è quel 3-3?«Sì, come presidente, quel 3-3. Però se dovessi considerare tutti i derby della mia vita – quindi non solo da presidente – penso a uno di quando ero bambino. Avevo dieci anni, il Torino si chiamava “Carbone Torino”, poi a fine stagione retrocedette in Serie B. Eppure quel Torino – ultimo in classifica – batté la Juventus 3-2, con tripletta del centravanti Virgili.
Poi ce ne sono stati tanti, come la rimonta dell’83. Però, ripeto, il derby che ricordo con particolare trasporto è quello del 3-3. Dopo il primo tempo mi dissero: “Presidente ci dispiace, una roba del genere…”. E invece nel secondo tempo ne abbiamo fatti tre. E aggiungo: se avessimo giocato altri dieci minuti avremmo vinto (ride, ndr). Naturalmente sul 3-3 l’arbitro diede un rigore alla Juventus (ride ancora, ndr). Fu l’episodio della famosa buca di Maspero. Salas calciò a dieci metri sopra la traversa, anche se – devo ammettere – non so quanto influenzato dalla buca».
Si ricorda come esultò al gol del 3-3?«Sì, credo di aver fatto delle capriole in tribuna (ride, ndr). Credo di essermi lasciato andare all’esultanza più infantile e più euforica. Quando nel secondo tempo ha segnato Lucarelli ho pensato: “Beh, almeno la perdiamo in modo dignitoso”. Poi il rigore di Ferrante e si arriva al 3-2 e dici “Va beh, ci siamo battuti bene”. Poi il 3-3… mi sembrava di sognare».
Eppure negli ultimi 20-25 anni la storia dei derby è ben diversa. Si è dato una spiegazione a questa tendenza?«Questo è incredibile. Io sono tifoso del Torino da quando ero bimbo, quindi dagli anni ‘50, ricordo la Juventus di Charles, Sivori, Nicolè. Noi eravamo una squadra da ultimi posti sempre, però ci battevamo da guerriglieri, in un modo feroce! E ne abbiamo anche vinti di derby da più deboli! Adesso invece ci sono delle partite amorfe, senza alcuna anima, nessuno spirito da contrada.
Però una spiegazione non so darmela francamente. Anche perché abbiamo affrontato delle Juventus non spettacolari, ‘normalissime’. Ma noi siamo stati inesistenti. E’ diventata una partita dove sai già che perdi in partenza e se va bene arriva un pareggio. Sì, ne abbiamo vinto uno (nel 2015, ndr), anche se era uno pseudo-derby. La Juventus aveva già praticamente vinto lo scudetto e fece giocare le seconde linee. Ma ripeto, la spiegazione a questa arrendevolezza degli ultimi anni non so darmela».
Lei in tutta onestà crede che i tifosi del Torino sperano nella vittoria per sabato?«Ogni volta dici: “Boh, sarà la volta buona?”. Se non altro dal punto di vista probabilistico, statistico. Non saprei fare un pronostico. Ripeto, questa non è una Juventus stellare».
C’è un giocatore della Juventus che toglierebbe a mister Spalletti?«Beh Yıldız, in questo momento anche Vlahovic, che sembra rinato. Fino a un po’ di tempo fa – anche se non seguo troppo le vicende juventine – sembrava spento. E aggiungo anche Conceição: è uno di quelli che saltano l’uomo. E quelli che vanno via all’uomo decidono»
E su Marco Baroni invece, qual è il giudizio di Romero?«Credo che la stia gestendo bene. Non è uno appariscente, non è un trascinatore di folle. Nella sua carriera ha fatto delle buone cose, per cui è una persona che si sta muovendo bene sul campo, ma anche fuori! Bene nelle interviste, bene nelle dichiarazioni… non è uno che fa dichiarazioni roboanti. Anzi, è una persona composta e brava. Per cui finora è un giudizio largamente positivo. Poi sulla classifica… secondo me la squadra è da metà classifica»
Allarghiamo lo sguardo. Su chi punta nella lotta scudetto?«Mah… l’Inter mi sembra nettamente più forte. Nettamente più forte anche come organico. Ha una rosa ampia, di grande spessore».
Napoli e Milan invece?«Il Napoli ha un ottimo allenatore, ho una grande stima per Conte. Però ha una rosa – rispetto all’Inter – inferiore. Poi se adesso McTominay è un po’ calato e De Bruyne è infortunato, qualche difficoltà può emergere. Il Milan non lo so, vedremo col rientro di Pulisic… Però, ripeto, per me l’Inter è la favorita, poi direi Napoli e Milan. La Juventus la lascerei perdere a questo punto».
Cambiamo diametralmente argomento e tocchiamo un tema decisamente più delicato. E’ trascorsa da poco una data che si intreccia inscindibilmente con la sua storia. Quali sono i pensieri più intimi che le vengono in mente ogni 15 ottobre?«Ma sai, io non ci penso solo il 15 ottobre. Io ci penso tutti i giorni a Gigi Meroni. Quella è una data celebrativa, classica… tristemente classica. Poi io ci passo davanti tutti i giorni… abito vicino al luogo dell’incidente, quindi ci passo cinque o sei volte al giorno. Ho un ottimo rapporto con la sorella, che è una persona squisita, splendida. Una persona deliziosa. Su Meroni… penso a quel derby del 4-0, di una settimana dopo. Ma al di là di questo, davvero, è un pensiero che mi accompagna giorno dopo giorno. Il 15 ottobre sì, è il giorno, ma il rapporto affettivo e il valore di Meroni è come tutti gli altri giorni. Non è che si accetti di più il 15 ottobre…».
Concludiamo tornando su un tema decisamente più allegro. Completi lei la frase: “Se sabato il Torino dovesse vincere il derby…”«Beh festeggio! Intimamente naturalmente. Anche se ammetto che sono così disabituato che non so in che modo festeggerò. Magari ripenserò a come ho festeggiato l’ultima volta, quindi dovrò tornare tanto indietro con i ricordi (ride, ndr). Magari preparerò una bottiglia di champagne. O scaramanticamente non la guardo (ride ancora, ndr)»
Si ringrazia Attilio Romero per la gentilezza e la disponibilità mostrate in questa intervista.









































