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·26 Agustus 2025

San Siro, lo sconto aumenta i dubbi del Pd: previsto un vertice tra i consiglieri

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Con l’avvicinarsi del mese di settembre, periodo chiave per la vendita di San Siro a Inter e Milan, sale sempre di più la tensione all’interno del Partito Democratico, che ha confermato la fiducia al sindaco Giuseppe Sala, ma che nutre al suo interno un serie di spaccature e divisioni che la pausa estiva non è riuscita a sanare.

Come riporta l’edizione milanese de La Repubblica, l’ipotesi di ridurre di circa 30 milioni la cifra di 197 milioni stimata dall’Agenzia delle Entrate, tenendo conto di spese accessorie e interventi di bonifica, non trova infatti il consenso di una parte consistente del Pd. In questo scenario, Palazzo Marino incasserebbe circa 160 milioni di euro dalla vendita dello stadio e delle aree limitrofe, con il Consiglio comunale chiamato a decidere la destinazione delle risorse.


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Gli spazi di manovra per rinegoziare con i club sembrano molto limitati: il Comune ha già ottenuto di non doversi accollare per intero i costi, come invece previsto dalla legge sugli stadi. L’ultima intesa raggiunta a fine luglio fissava un tetto intorno ai 30 milioni; oltre quella soglia, sarebbero le società a coprire la spesa eccedente.

Le perplessità sul dossier San Siro, tuttavia, circolano da mesi dentro il partito guidato da Elly Schlein. A livello nazionale prevale una certa freddezza, pur senza prese di posizione ufficiali né a favore né contro. Il timore è che l’operazione possa minare la costruzione di un’alleanza con il Movimento Cinque Stelle. A pesare sul clima interno ci sono anche le inchieste della Procura sull’urbanistica, che hanno rafforzato la cautela di alcuni esponenti dem. Inoltre, le verifiche dei magistrati sul vincolo dello stadio e sulla congruità del prezzo di vendita hanno raffreddato ulteriormente le disponibilità a concedere vantaggi ai club.

Lo scenario che si vuole scongiurare è quello di uno scontro diretto fra il PD e il sindaco Giuseppe Sala. Il rischio, però, è che di fronte a un nuovo aut aut del primo cittadino, anche la leadership nazionale del partito finisca per opporsi, replicando lo schema che a inizio anno aveva fatto naufragare il cosiddetto Salva-Milano. I margini per riaprire il tavolo con le squadre sembrano ormai strettissimi: i tempi sono ridotti e raggiungere un nuovo compromesso appare improbabile. Sono comunque previsti incontri con i consiglieri di maggioranza per illustrare i dettagli dell’intesa.

Il fronte del no resta compatto. Durissimo Carlo Monguzzi dei Verdi: «Ecco la discontinuità: si fa peggio di prima. Ulteriore regalo ai fondi speculativi. Da 197 milioni a 160. Ora San Siro costa meno del Pirellino. È poi offensivo dire che il Consiglio deciderà come spendere i soldi: questo è il ruolo del Consiglio comunale, non una concessione del monarca». Ancora più netto Enrico Fedrighini, consigliere del gruppo Misto: lo sconto di 30 milioni, «se confermato, renderebbe il tentativo di svendere il Meazza — la più opaca delle trattative urbanistiche in corso a Milano — qualcosa in grado di evolvere dal danno erariale alla farsa fantozziana. Non in mio nome. Ci vediamo in Consiglio».

Sul fronte del centrodestra, invece, regna ancora l’incertezza. Non è chiaro se i partiti voteranno la delibera o se sceglieranno l’astensione. Ha dichiarato Alessandro De Chirico, consigliere di Forza Italia: «È bene ricordare ai consiglieri dissidenti che dopo le tante chiacchiere c’è solo un modo per opporsi alla vendita dello stadio che non è il voto contrario in aula, ma uscire dalla stessa per provare a far mancare il numero legale. Troppo facile fare gli oppositori mentre si è in maggioranza. La matematica non è un’opinione: ai sei contrari se ne devono trovare almeno un altro paio per mandare un chiaro segnale politico e rispedire definitivamente a casa il sindaco».

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