Calcionews24
·3 Juni 2025
Sarri: il sarrismo, il derby che tritura e la tuta: una raccolta delle sue massime in vista del suo secondo mandato alla Lazio

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Maurizio Sarri è tornato ufficialmente sulla panchina della Lazio il 3 giugno 2025, 446 giorni dopo le dimissioni che avevano chiuso il suo primo ciclo biancoceleste. L’accordo, definito come una «scelta di cuore» da entrambe le parti, è nato da un dialogo diretto e senza fronzoli con il presidente Lotito. Il tecnico toscano riparte a carte scoperte, con la sua identità intatta e un linguaggio sempre tagliente, capace di dividere ma anche di lasciare il segno. Ecco una raccolta delle sue frasi più emblematiche, raccolte dal Messaggero, tra calcio, società e Lazialità.
SARRISMO – «Quando l’ho letto sulla Treccani ho capito che abbiamo tutti perso la testa. Io non saprei darne una definizione, mia moglie sì: il modus operandi di un uomo scontroso. Adotto metodi ossessivi che a volte provocano un rigetto dei calciatori. Ma non bisogna spegnere il bambino che è in loro».
OBIETTIVO – «Il mio mestiere è l’unico che avrei fatto gratis. Parte tutto dall’allenatore: se si diverte lui, dopo un po’ si divertono i giocatori. Se giochi bene ti diverti, e alla lunga vinci».
CALCIO MODERNO – «Va salvato dalle istituzioni, è un business. Il calcio italiano è in mano ai procuratori, il mercato aperto a campionato iniziato è uno scandalo. Soluzioni? Cominciare dalle piccole cose: rinunciare alle tournée estive, riportare la Coppa Italia ad agosto anche per le big, farle giocare sui campi delle squadre di C, che farebbero incassi record».
CALENDARI – «Ho parlato con un mio amico statistico del calendario 2023/24: giocare 3 delle prime 4 trasferte contro Juve, Napoli e Milan era impossibile, non può essere casuale».
APPARENZA – «Mi criticano per la tuta: quando vedo gli allenatori delle Giovanili in divisa sociale su terreni di fango mi vien da ridere. Purtroppo ormai conta solo l’apparenza».
AMBIENTE – «L’ambiente che contorna la Lazio è devastante: c’è insoddisfazione perenne».
TIFOSERIA – «Il popolo laziale è molto migliore di come viene descritto in giro. Ti entra nella pelle. L’educazione e la civiltà con cui ti parlano i laziali non l’ho mai vista».
LAZIALITÀ – «La Lazio è strana: da fuori non te ne rendi conto, ma se entri dentro, la Lazialità ti invade. La cosa più bella che può succedere è sentirsi d’appartenere a un popolo».
STADIO – «Sentire l’urlo dei laziali all’Olimpico è clamoroso, vorrei averli con me in uno stadio da 50mila persone con le tribune incollate al campo. Il mio obiettivo prima di smettere è fare la prima partita della Lazio al Flaminio, e che il Flaminio si chiami Maestrelli».
DERBY – «Il derby mi trita, mi rovina la vita, mi toglie il sonno la notte ma è bellissimo. Quando lo giochi, l’ultimo pensiero sono i punti: si gioca solo per il popolo laziale. Battere il Bayern dà soddisfazione, ma la felicità di regalare il derby ai laziali vale di più».









































