Schelotto racconta: «Il mio gol contro il Milan? Lì capisci che il calcio non è solo uno sport, feci una scommessa con Alvarez. Sul mio addio all’Inter e su Chivu allenatore vi dico questo» | OneFootball

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·18 November 2025

Schelotto racconta: «Il mio gol contro il Milan? Lì capisci che il calcio non è solo uno sport, feci una scommessa con Alvarez. Sul mio addio all’Inter e su Chivu allenatore vi dico questo»

Gambar artikel:Schelotto racconta: «Il mio gol contro il Milan? Lì capisci che il calcio non è solo uno sport, feci una scommessa con Alvarez. Sul mio addio all’Inter e su Chivu allenatore vi dico questo»

L’ex centrocampista dell’Inter, Ezequiel Schelotto, in avvicinamento al derby contro il Milan, ha rilasciato alcune dichiarazioni

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport in vista di Inter Milan del 23 novembre, l’ex nerazzurro Ezequiel Schelotto parla così del derby e ricorda quello del 24 febbraio 2013, terminato sull’1 a 1, in cui segnò proprio lui.

L’ATTESA PER IL DERBY – «Che grande settimana è cominciata! È sempre particolare, specialmente per questo derby. Da oggi inizierò a ricevere chiamate, messaggi, rivivrò ricordi di quel gol. Io che pareggio cinque minuti dopo l’ingresso in campo, al mio esordio con l’Inter… Prima di ogni derby torno indietro di anni, oggi 12. Rivivere tutto ciò è sempre un orgoglio, riguardare il mio tatuaggio (la data della partita incisa sulla pelle, 24/02/13, ndr) mi fa capire di essere un privilegiato. E domenica ci sarò, come sempre».


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IL TATUAGGIO – «Durante i ritiri pre-partita condividevo la camera d’albergo sempre con Ricky Alvarez, argentino come me. La sera prima di quella partita stavamo fantasticando. A un certo punto mi dice: “Ma pensa se domani uno dei due entra e fa gol… Poi dovremmo organizzare qualcosa di speciale!”. E allora in quel momento arrivò la scommessa: se uno dei due segna, si fa un tatuaggio. A centrocampo Ricky corre verso di me e urla: “Domani tutti dal tatuatore!”. Il lunedì sono andato, e pure di corsa».

L’EMOZIONE PIÙ FORTE DELLA CARRIERA – «Assolutamente sì. In quelle circostanze capisci che il calcio non è solo uno sport, ma una componente della vita. Senza, io non avrei forze. È pazzia. Un gol che ognuno si ricorda, che resta nel cuore di tutti… non smetterò mai di ringraziare i tifosi dell’Inter per il loro affetto. Il bello? Per la prima volta, in tribuna c’era tutta la mia famiglia che era venuta a vedermi dall’Argentina. Presenti tutti e sei i miei fratelli. Sono stati attimi in cui mi sono passati davanti tutti i sacrifici, gli sforzi, le fatiche, i chilometri di distanza da casa, il brutto periodo che avevo vissuto fino a poco prima quando ancora ero un giocatore dell’Atalanta. Mi sono liberato di un peso enorme. E così sono scoppiato in un pianto liberatorio proprio mentre esultavo».

MORATTI – «Mai dimenticherò di quando il presidente mi prese per mano a centrocampo al fischio finale, mentre stavo per imboccare il tunnel degli spogliatoi. Mi disse “Guardati intorno, guarda tutto questo, pensa a tutte le persone che ti hanno guardato qui e in tv: da questa sera in avanti, e per sempre, tu rimarrai nella storia dell’Inter”. Parole che porto nel cuore ancora oggi, e a cui ripenso ogni volta che il calendario di Serie A propone il giorno del derby».

DISPIACIUTO PER LA FINE CON L’INTER – «Un po’ sì, perché all’Inter ho fatto appena 6 mesi e avevo ancora 4 anni di contratto. Mi sarebbe piaciuto viverne almeno uno. Dovevo ancora ambientarmi ma non mi fecero fare neanche un ritiro. Non ho avuto la possibilità di dimostrare. Però sono rimasto deluso solo di questo, di tutto il resto vado molto orgoglioso».

CHIVU ALLENATORE – «Mi sembra lo stesso calciatore del nostro spogliatoio, e mi fa piacere perché già all’epoca era un leader, positivo, sempre disponibile. Vederlo esultare con quell’adrenalina, come se ancora facesse parte del gruppo squadra, è bellissimo. Ha i piedi per terra, una voglia pazzesca e i risultati del suo lavoro si vedono. L’ambizione di allenare l’Inter l’ha sempre avuta, me lo disse una volta quando era ancora in Primavera e ci incontrammo nella hall di San Siro. In qualche modo lo sapeva…».

IL DERBY DI DOMENICA – «I derby sono sempre partite a parte, ma l’Inter è la squadra più forte d’Italia: Bastoni, Barella, Calhanoglu…».

IL FATTORE LAUTARO – «Ci sarei arrivato: mi aspetto che sarà decisivo. Lautaro è un campione. Anni fa, quando l’Inter lo comprò dal Racing Avellaneda dove ho giocato anche io, dissi che sarebbe diventato un grandissimo attaccante. E oggi qualsiasi squadra al mondo lo vorrebbe. Si è superato. Credo pure che avrebbe meritato qualcosa in più al Pallone d’oro dello scorso anno… Anzi, io l’avrei dato a lui».

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