Acerbi racconta il suo rapporto speciale con Inzaghi: «Non si impone, ti conquista! Ecco quando capii che non era un allenatore qualunque» | OneFootball

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·19 settembre 2025

Acerbi racconta il suo rapporto speciale con Inzaghi: «Non si impone, ti conquista! Ecco quando capii che non era un allenatore qualunque»

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Acerbi racconta il suo rapporto speciale con Inzaghi: «Non si impone, ti conquista!». L’estratto dalla sua autobiografia

Col suo libro autobiografico intitolato “Io, guerriero” prodotto da Rizzoli, il difensore dell’Inter, Francesco Acerbi, ha raccontato vari episodi della propria carriera da calciatore. Tra di essi, il difensore italiano si è soffermato sul suo rapporto speciale con Simone Inzaghi, suo ex allenatore prima alla Lazio e poi all’Inter (prima della scelta del tecnico, arrivata in estate, ti trasferirsi all’Al Hilal in Arabia Saudita).

LA SUA TELEFONATA MENTRE MI TROVAVO IN TRENO, DI RITORNO DAL MATRIMONIO DI LORENZO PELLEGRINI – «Mi parlò come uno che ti conosce da sempre. Diretto. Vero. «Francesco, io ti voglio con me. So chi sei. E so cosa puoi dare.» In quel momento capii che non era solo una proposta professionale. Era un riconoscimento. E anche un’opportunità per saldare tutto ciò che avevo vissuto fino a quel punto: la fatica, gli errori, le battaglie silenziose. Firmare per la Lazio non fu solo un passo avanti: fu un punto di svolta».


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I PREGI DI INZAGHI – «Alla mia prima volta a Formello, mi colpì la velocità: la rapidità dei gesti, delle decisioni, degli sguardi. Ogni dettaglio aveva un peso. Non c’era più tempo per sbagliare. Ma non era paura. Era adrenalina pura. Li capii subito che Inzaghi non era uno qualunque. Era uno che viveva di calcio. Ma, soprattutto, uno che sapeva leggere le persone. E io, che mi portavo ancora addosso qualche ombra, lo percepii subito. Con lui è sempre stato tutto naturale. Ci siamo dimostrati rispetto e stima reciproci, senza troppe parole. Anche se, quando necessario, le abbiamo tirate fuori con la massima franchezza. Simone non è uno che si impone. Ti conquista. Ti parla guardandoti negli occhi. Ti chiede solo una cosa: fiducia. E te la restituisce moltiplicata. Con lui non c’erano maschere. Se stavi bene, giocavi. Se stavi male, ti aiutava a tornare. Non pretendeva eroi, pretendeva uomini. E per me fu una liberazione».

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