Riserva di Lusso
·17 febbraio 2021
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Molti son nati poveri, molti son belli, forti, leali. Pochi, eppur ci sono, sanno farsi il campo da soli e poi segnare. Ma soltanto lui, Adriano, è una forza della natura: “quella” forza della natura.
Basterebbe solamente questa citazione di Roberto Vecchioni per farci un’idea di quanto fosse travolgente il talento di Adriano. Lui che l’ha sciorinato proprio sotto le luci di San Siro tanto care al cantautore brianzolo, ma che l’aveva fatto intravedere al di là del Po. Perché, anche se non tutti saranno d’accordo, il periodo di massimo splendore dell’Imperatore ha inizio a Parma.
Curiosamente, sebbene all’epoca Adriano giocasse per l’Inter, il primo pubblico che ebbe occasione di vederlo all’opera in Italia fu proprio quello dello Stadio Ennio Tardini. Di tempo ne è passato da quel giorno: era il 9 settembre 2001, le Torri Gemelle la facevano ancora da padrone nella skyline newyorkese e il tricolore era cucito sul petto dei giocatori della Roma. Il brasiliano aveva 19 anni e, dopo la panchina della prima giornata, era partito alla volta dell’Emilia con una voglia matta di debuttare in Serie A. Hector Cuper gli regala questa gioia facendolo subentrare a Nicola Ventola al minuto 72, con i nerazzurri in vantaggio per 1-2. Finirà con un 2-2 dolceamaro: dolce per il brasiliano, amaro per la sua squadra.
Firmando il gol vittoria contro il Venezia entra nei cuori dei tifosi interisti, ma non in quello della rosa. E non potrebbe essere altrimenti, visto che nel pacchetto avanzato ci sono già Vieri, Ventola, Kallon, Recoba e soprattutto Ronaldo Luis Nazario de Lima, detto il Fenomeno. Fin quando quest’ultimo era stato fermo ai box, Adriano aveva rosicchiato minutaggio a questo o quell’altro compagno, poi però scivola in secondo piano. È troppo giovane e l’Inter, con Ronaldo, vuole avere certezze per andare alla ricerca di uno Scudetto che non arriverà mai.
Adriano viene quindi inserito nella lista prestiti e se lo aggiudica una Fiorentina già spacciata. Sei mesi in viola, come 6 sono anche i suoi gol con la maglia gigliata, ma nemmeno questo ha potuto evitare la retrocessione a fine stagione. Come dicevo, ai suoi compagni non è andata molto meglio: sono caduti al fotofinish nella corsa Scudetto, con Ronaldo in lacrime e la Juventus campione. Il Fenomeno lascia e viene sostituito da Hernan Crespo. Adriano viene ceduto al Parma. L’impero sta per avere inizio.
L’aria che si respira a Parma non ha niente a che fare con quella pesante di Firenze. Prima delle vacanze, i crociati hanno conquistato la terza Coppa Italia della loro storia. Ora ripartono sotto la nuova guida tecnica di Cesare Prandelli, con la convinzione di potersi permettere un altro campionato al vertice. Questo anche perché Calisto Tanzi ha messo mano al portafogli, regalando ai suoi tifosi un attacco nuovo di zecca: Adriano dall’Inter per 14,5 milioni e Mutu dal Verona per 10 milioni. Una mossa che darà i frutti sperati.
Entrambi sono passati da Milano senza lasciare il segno, cosa che invece sono pronti a fare nella nuova piazza. Adriano va a segno in ciascuna delle prime tre uscite di Serie A, mentre nelle tre successive è il romeno a trascinare la squadra. Il buongiorno si vede dal mattino e il mattino parmense non ha uno bensì due Soli che splendono. I due contribuiscono al 60% dei gol stagionali del Parma: 17 Adriano e 22 Mutu, per un totale di 39 su 65 totali. Una delle migliori coppie gol in Europa quell’anno.
Dopo una cavalcata da sogno il Parma chiude al 5° posto. Solo sfiorata la qualificazione alla Champions League, agguantata dalla Lazio di Roberto Mancini, ma ottenuta quella alla non tanto meno prestigiosa Coppa UEFA. E poco importa se Mutu fa le valigie e vola a Londra per unirsi al Chelsea, perché con un Adriano così i gol non verranno certamente a mancare. Diciamo che di follie dell’Imperatore i parmensi ne hanno viste diverse: di sinistro, di destro e di testa, in contropiede dopo essersi fatto tutto il campo o direttamente da calcio di punizione. Javier Zanetti, che lo aveva già avuto nello spogliatoio e che lo riavrà di lì a poco, dirà:
È un misto tra Ronaldo il Fenomeno e Ibrahimović, ha tutto per diventare più forte di loro.
Archiviata l’annata eccellente, Adriano vive un’ottimo inizio di seconda stagione in gialloblu. Non è un semplice déjà-vu, anzi, migliora il suo score: 6 centri nelle prima 7 giornate, ai quali si aggiunge un gol al Metalburg Donetsk in Coppa UEFA. Ha solo 20 anni, ma ormai è il crack indiscusso del calcio italiano. I difensori non riescono a fermarlo, qualcuno dovrà farlo al posto loro. Ci pensa un infortunio rimediato nel primo tempo di Brescia-Parma del 2 novembre 2003. La banda di Prandelli continua a sorprendere, ma l’assenza del brasiliano la porta a perdere punti per strada. Alla luce dei risultati – fino alla trasferta in Lombardia il Parma era saldo al 4° posto, poi è sceso di un paio di posizioni -, non ci sono dubbi: è l’uomo in più, quello che fa la differenza tra una buona e un’ottima squadra.
È proprio in quel periodo in cui Adriano rimane lontano dai riflettori che Massimo Moratti si muove per riportarlo a casa. La trattativa entra nel vivo a gennaio 2004, quando le parti arrivano ad un accordo sulla base di circa 24 milioni di euro. Tutto fatto, niente ripensamenti. Ma il ragazzo come sta? Non gioca da molto tempo, non è un rischio puntare su un giocatore che potrebbe non essere in condizione? A sciogliere ogni dubbio ci pensa l’Imperatore in persona, chiamato ad un’ultima impresa prima di lasciare la città che lo ha fatto maturare.
Al rientro dopo mesi, Udinese-Parma è la sua prova del nove: nove come il numero che ha stampato sul retro della maglia e come le presenze in Serie A raggiunte con questo match. Com’è giusto che sia parte dalla panchina, meglio non rischiare. All’intervallo i friulani sono avanti grazie all’autorete di Matteo Ferrari, c’è bisogno di una scossa e chi se non lui. Sveste la pettorina, allaccia gli scarpini ed è pronto per gli ultimi 45′ di fuoco.
Il Parma resta sotto fino a dieci minuti dal triplice fischio, quando Mark Bresciano si incarica della battuta di un calcio d’angolo dalla sinistra. Le telecamere vanno a pescare Adriano, quasi come se avessero già capito che il pallone sarebbe arrivato da quelle parti. Il cross effettivamente finisce lì e lui, all’altezza dell’area piccola, svetta più alto di Kröldrup e dei guantoni di De Sanctis… 1-1! E a proposito di prova del nove, questo è il suo nono gol stagionale per i ducali. L’ultimo. Il congedo imperiale.
Con l’Inter vincerà 4 Scudetti, 2 Coppe Italia e 3 Supercoppe Italiane. È dunque normale, più che lecito, pensare al suo periodo nerazzurro quando si parla di Adriano. Spesso però ci dimentichiamo che la sua esplosione è arrivata altrove. Ha lasciato Milano da prospetto, ha fatto ritorno da Giocatore con la G maiuscola. Un bomber con l’etichetta Made in Parma.
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