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·23 agosto 2023

Almqvist e Banda come Kulusevski e Gervinho: è il Lecce di D’Aversa

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Il Lecce è sicuramente la sorpresa della Giornata 1 di Serie A: la vittoria in rimonta sulla Lazio, maturata nel finale, è il giusto premio per una prestazione coraggiosa e propositiva, che ha visto i giallorossi mantenere il pallino del gioco per buona parte dell’incontro e creare diverse occasioni da gol. Un atteggiamento figlio della filosofia di gioco del tecnico Roberto D’Aversa, il cui sistema valorizza al massimo la rapidità e la qualità degli esterni offensivi: chiamati a ricevere calpestando sempre la linea laterale, hanno il compito di puntare sistematicamente il diretto marcatore con lo scopo di creare superiorità numerica, per poi accentrarsi e dialogare con i compagni o cercare la conclusione, o in alternativa guadagnare il fondo e mettere al centro palloni insidiosi per le difese avversarie. L’imperativo è il seguente: difendere con ordine, facendo densità in mezzo al campo per ostruire le linee di passaggio rivali e, una volta riconquistata palla, innescare immediatamente i due esterni, per metterli in condizione di dribblare e sprigionare tutta la loro velocità in campo aperto.

Almqvist è l’ennesima intuizione di Pantaleo Corvino

1 gol, 7 dribbling completati e tante giocate di qualità: è questo il biglietto da visita con cui Pontus Skule Erik Almqvist si è presentato al nostro campionato. Svedese classe ’99, scovato da Corvino nel FK Rostov, sembra essere l’interprete ideale per il ruolo di ala destra nel 4-3-3 dei salentini: mancino, con una naturale propensione al dribbling e quella sfacciata sicurezza con il pallone tra i piedi, predilige accentrarsi sul piede preferito per innescare i compagni o cercare la porta. Nonostante non sia così avvezzo ad apparire sul tabellino dei marcatori (5 gol e 6 assist nella scorsa stagione in Polonia in prestito al Pogoń Szczecin) nelle prime due uscite ufficiali in maglia Lecce ha già segnato due reti e sembra aver trovato la sua dimensione in un sistema di gioco che ne esalta le caratteristiche.


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I suoi compiti nello schieramento di D’Aversa sono riconducibili a quelli che l’allenatore, ai tempi del Parma, affidava a Dejan Kulusevski, che sotto la sua gestione sbocciò definitivamente. Con le dovute proporzioni, i due condividono qualcosa in più della sola connazionalità: simile è infatti l’interpretazione del ruolo, così come la predilezione per le stesse mattonelle di campo e l’abilità nel saltare l’uomo, creando occasioni da gol con quel mancino sfrontatamente elegante. Se il paragone non regge, che i tifosi al Via Del Mare si siano già innamorati di lui – e anche coloro che lo hanno scelto nella G1 su Kickest, in cui ha totalizzato uno strepitoso 41.0 di punteggio – è un dato di fatto.

A sinistra Banda si ispira a Gervinho

In continuità con l’accostamento Almqvist-Kulusevski, non ci si può esimere dal sottolineare un altro punto di convergenza che sembra connettere idealmente il Parma di D’Aversa della stagione 19/20 con il suo attuale Lecce. Lameck Banda, esterno zambiano classe ’01, ricorda per attitudine e predisposizione al dribbling una vecchia conoscenza del calcio italiano: Gervais Lombe Yao Kouassi, meglio noto come Gervinho. Banda, più brevilineo e dal baricentro basso, ha sicuramente una frequenza di passo diversa rispetto a quella dell’ivoriano, che ci ha abituato a coast to coast mozzafiato caratterizzati dalla sua inconfondibile falcata. Sebbene il talento di Banda sia ancora da sgrezzare – 10 dribbling tentati nelle prime due uscite ufficiali con percentuale di successo del 40% – nell’idea di calcio di D’Aversa l’interpretazione del ruolo è pressoché identica: puntare a tutta velocità il diretto marcatore, aggredendo le praterie alle spalle della difesa avversaria.

Se è vero che a Banda si può rimproverare una scarna presenza in fase realizzativa – 2 sole reti lo scorso anno, ma anche Gervinho non era propriamente un goleador – l‘inizio di stagione del giovane zambiano è incoraggiante in tal senso: nella sfida contro la Lazio è stato un motore costante, con strappi e accelerazioni ripetute che hanno impensierito a più riprese Lazzari, una vera e propria spina nel fianco per la retroguardia biancoceleste che ha dovuto ricorrere al fallo per arrestare la sua avanzata per ben tre volte. La confidenza con il gol aumenterà di pari passo con i minuti giocati: le sue caratteristiche lo rendono un interprete perfetto per il gioco del suo allenatore, che lo tiene in grande considerazione. I presupposti per mettere in luce il suo talento sotto la gestione di D’Aversa, come fece Gervinho a Parma, ci sono tutti.

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