Juventusnews24
·14 novembre 2025
Bella di notte, non è un caso: la nuova Juventus Women si è pensata per la Champions

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·14 novembre 2025

(inviato a Madrid) – Ad Alcalá de Henares la Juventus Women è evidentemente stata ispirata da Miguel de Cervantes, che qui ha i natali. Nobile, alienata in Italia, è partita alla ricerca di avventure nuove e si è riscoperta cavaliere errante, come Don Chisciotte. Che però perse il contatto con la realtà. In UWCL di immaginari non ci sono i nemici ma i rigori. Il Var (la Uefa ha incaricato l’esperto Stefanski dopo il caso Harviken e le rimostranze Juve) ha avuto la decenza di cancellare quello fischiato per una deviazione col petto di Kullberg. Non è invece intervenuto sull’1-0 in assenza di immagini chiare (di per sé un problema). Le ultime due reti subite in Europa sono un non gol e un gol con fallo e forse fuorigioco: da record. Come la statistica di mercoledì, 20 falli contro – molti dei quali chiamati dai tifosi – e 7 a favore.
Con l’Atletico la Juve ha fatto una partita vera: soffrendo, reagendo, meritando contro un avversario rognoso. Vincente la scelta di Canzi, a gara in corso, di abbassare la linea di pressione per aprire spazi alle spalle della difesa spagnola. La punizione di Godo è una goduria, il fatto che calci così poco un’ingiuria. Ha qualità balistiche che andrebbero sfruttate meglio da una squadra che litiga coi gol. Bonansea è sempre Dea ex machina e pure in macchina: il motore è impressionante, la condizione fisica pure. Con la difesa a quattro sta ascendendo Harviken, meglio sul centro-destra. Carbonell al quarto assist stagionale è abbondantemente meglio della Boattin 2024/25.
La Champions League della Juve per ora è stata di altissimo livello: vittorie con Benfica e Atletico e ko fantasma dopo una gara quasi alla pari col Bayern che un anno fa in Baviera banchettò su Madama. Se non fosse stata defraudata sarebbe agganciata al treno delle quarte e addirittura in corsa per la qualificazione diretta ai quarti di finale. Per i playoff ‘bastano’ i 3 punti con la cenerentola St Polten (solo sconfitte, 0 gol fatti, 15 subiti e un’allenatrice che ha 26 anni). La partita proibitiva col Lione (mercoledì a Biella) e quella impervia col Manchester United serviranno a peggiorare o migliorare il piazzamento finale.
La differenza di risultati tra campionato e Champions, se pur su numeri piccoli, salta all’occhio. La media punti è 1.3 contro 2, quella gol fatti è 1.2 contro 1.6. Per Canzi non è indicativa, perché «i dati ci dicono che facciamo meglio in campionato». La sensazione però forte – volendo paradossale – è che questa squadra giri meglio in campo internazionale. I motivi sono diversi: in primis l’attitudine più coraggiosa e aperta (sta diventando la stessa della Juve), delle squadre europee che vogliono il controllo della partita prendendosi dei rischi e quindi concedendo. La Juventus Women in questa stagione si difende molto meglio dello scorso anno ma attacca in maniera meno efficace e diretta, soprattutto perché incontra blocchi bassi. In Serie A femminile tutti hanno imparato ad affrontarla così e nessuno si fa problemi a pagare il ticket del parcheggio in area per 90 minuti.
Ma non è l’unica lettura. La Juve è bella di notte perché così si è pensata. Questa è una squadra probabilmente costruita soprattutto per l’Europa. E certamente per lo scudetto (che regala la strategica e prioritaria qualificazione diretta al League Stage), ma quasi di riflesso, per automatismo. O al massimo per consolidamento. Il club voleva un deciso passo avanti in campo internazionale e sembra averlo compiuto: gli acquisti di Wälti e Pinto vanno chiaramente in quella direzione così come la tendenza a migliorare la fisicità della rosa. Anche per questo motivo sarebbe stata suggerita a Canzi una strada, a livello di impianto di gioco, diversa da quella da lui precedentemente e storicamente utilizzata. Il motivo? Tentare di valorizzare la qualità dell’organico e in particolare della svizzera. Il tecnico, come le giocatrici, si sta adattando e potrebbe necessitare ancora di tempo per adeguarsi. Una o due scassinatrici tecniche e brevilinee, anche dalla panchina e non per forza stellate, darebbero una grossa mano per le partite sporche che la Juve fa così tanta fatica a ripulire. Pur essendo, per distacco, la squadra più forte in Italia.
Le stesse calciatrici, rinfrancate dall’ultimo scudetto e ingolosite dall’Europeo, potrebbero inconsciamente accordare precedenza all’impegno premium. Lo spogliatoio è rimasto profondamente rammaricato dalla campagna continentale della passata stagione e respira la stessa voglia di rivalsa che aveva l’anno scorso in Italia. Don Chisciotte è un pazzo perché non si accontenta della realtà in cui vivono il suo scudiero e tutti i personaggi che incontra, delle logiche che la governano. La Juventus Women è, piuttosto, ambiziosa e deve solo ritrovare un equilibrio alterato da questa rinnovata e conseguita aspirazione competitiva. Che sia benedetta, il calcio femminile italiano ne ha bisogno.









































