Bergomi nostalgico, le parole dell’ex capitano dell’Inter: «Il capitano oggi pesa tantissimo, io ero silenzioso. Su Maignan…» | OneFootball

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·19 luglio 2025

Bergomi nostalgico, le parole dell’ex capitano dell’Inter: «Il capitano oggi pesa tantissimo, io ero silenzioso. Su Maignan…»

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Bergomi rivela il proprio punto di vista sull’importanza del ruolo del capitano e su Mike Maignan, portiere francese in forza al Milan

Beppe Bergomi è stato uno dei più grandi difensori italiani e un simbolo indiscusso dell’Inter tra gli anni ’80 e ’90. Nato a Milano nel 1963, ha trascorso quasi tutta la sua carriera con i nerazzurri, diventandone capitano e guidando la squadra con grande leadership e determinazione. Bergomi ha contribuito a vincere diversi trofei, tra cui lo scudetto nel 1989.

È stato anche un pilastro della Nazionale italiana, partecipando a tre Mondiali, e ricordato per la sua intelligenza tattica e il carattere forte. Ancora oggi è considerato un esempio di professionalità e dedizione nel calcio. Lo storico capitano dell’Inter, non ha mai smesso di seguire e discutere in televisione della propria squadra del cuore. In particolare si è soffermato anche sul portiere del Milan Mike Maignan nell’intervista ai colleghi de la Gazzetta dello Sport. Le sue parole:


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Quanto pesa il capitano nel calcio di oggi?«Tantissimo, è ancora più importante rispetto a quando giocavo io. Ai miei tempi le squadre erano formate soprattutto da italiani, l’ossatura era italiana e allora non è che ci fosse molto da spiegare. Oggi è molto diverso, il ruolo del capitano è fondamentale perché deve trasmettere senso di appartenenza, certi valori e il DNA del club, perché non tutte le società sono uguali. Nella mia Inter avevamo sette-otto elementi che venivano dal settore giovanile, c’era un vissuto comune e un’empatia che oggi non può essere data per scontata. Perciò avere un punto di riferimento riconosciuto è indispensabile e il ruolo va preso seriamente. Un mio allenatore diceva: essere capitano non significa solo scambiare il gagliardetto a centrocampo».

Lei che tipo di capitano era?«Ero un leader silenzioso che preferiva parlare con l’esempio. Un capitano deve essere il primo ad arrivare e l’ultimo ad andare via. E poi c’è un aspetto da cui non si può prescindere: la disponibilità. Un capitano è per tutti, deve attrarre a sé le persone. Ricordo che all’inizio Bergkamp faticava un po’ a integrarsi e più volte l’ho portato a cena, cercando di coinvolgerlo anche fuori dal campo. Ma mi faccia aggiungere anche un’altra cosa. Una squadra non può avere un leader solo. Diciamo che i capitani sono più d’uno. Nell’Inter lo erano Zenga, Ferri, Brehme, anche Nicola Berti con il suo stile. E soprattutto Matthäus. Io ero il capitano, lui il leader».

Il Milan ha scelto Maignan. Un portiere.«Non è un problema perché in quel caso anche un giocatore di movimento può parlare con l’arbitro, così come non è un problema il fatto che sia straniero. Javier Zanetti è stato un grande capitano».

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