
Zerocinquantuno
·31 luglio 2025
Bernardeschi: “Orgoglioso di far parte di questo Bologna, con Italiano subito in sintonia. Cercherò di onorare la 10, sogno di giocare un Mondiale”

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·31 luglio 2025
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Nella tarda mattinata odierna a Casteldebole è stato presentato alla stampa Federico Bernardeschi, terzo acquisto del Bologna in ordine cronologico durante il mercato estivo 2025. Dopo il suo svincolo dal Toronto FC, il trequartista toscano è stato ingaggiato a parametro zero e va a rimpolpare un’invidiabile batteria di giocatori offensivi che verosimilmente nelle prossime settimane accoglierà anche un altro volto nuovo, vista la partenza di Dan Ndoye. Campione d’Europa con la Nazionale nel 2021, 414 presenze, 73 gol e 58 assist a livello di club fra i professionisti, l’ex Fiorentina e Juventus rappresenta un importante valore aggiunto per la squadra di Vincenzo Italiano, chiamata a fare strada in 4 competizioni (Serie A, Europa League, Coppa Italia e Supercoppa Italiana). Di seguito, suddivise per argomenti principali, tutte le dichiarazioni del nuovo numero 10 rossoblù anticipate da quelle dell’a.d. Claudio Fenucci.
Introduzione di Fenucci – «Siamo molto contenti che Federico con noi a Bologna e abbia sposato il nostro progetto. Parliamo di un giocatore importante, ancora giovane ma con una carriera brillante alle spalle, sia in Italia che all’estero, anche in un campionato come la MLS che qui magari è meno conosciuto ma che esprime dei valori di intensità in linea con alcuni campionati europei, cosa che ovviamente sappiamo per esperienza diretta. Avevamo già provato ad acquistarlo in passato ma non c’erano le condizioni, quest’estate invece si sono create e allora abbiamo sfruttato l’opportunità concludendo il suo ingaggio. Ci attende una stagione impegnativa e stimolante con quattro impegni, e crediamo che lui e Ciro (Immobile, ndr) possano darci un grosso supporto in termini di esperienza e qualità».
Scelta convinta e impatto ottimale – «Ringrazio la società, dai direttori al presidente fino al mister, e il mio agente, perché mi hanno dato l’opportunità di tornare in Italia in una realtà che sta diventando sempre più importante e che ormai si è affermata. Mi era stato anticipato che questo era un gruppo molto coeso, ma fin quando non ci sono entrato potevo basarmi solo sulle voci: ora posso confermare che si tratta di un gruppo sano, fatto di giovani e di uomini con valori seri. Tutti mi hanno accolto alla grande e sono molto orgoglioso di farne parte, cercherò di incrementare ancora di più tali valori. Abbiamo tre competizioni davanti a noi e serviva implementare la rosa, cosa che per l’allenatore è un bene».
Sogno azzurro – «Ho vinto un Europeo ma non ho mai giocato un Mondiale, quindi farò di tutto per esserci».
Tre anni in Canada – «La Serie A mi è mancata ma rifarei quella scelta: Toronto è stata sia per me che per la mia famiglia un’esperienza bellissima».
La 10 sulle spalle – «È una maglia storica, indossata da grandi campioni: cercherò di portarla col massimo rispetto, onorando chi l’ha indossata prima di me».
Nessun cenno da Gattuso – «Al momento non ho ricevuto chiamate da parte del c.t., ma credo sia normale dopo diversi anni passati lontano dall’Italia».
Feeling con Italiano – «Io e il mister ci siamo confrontati prima che venissi a Bologna: mi trovo già molto bene con lui, è una persona diretta e onesta, abbiamo scambiato opinioni calcistiche e ci siamo subito trovati in sintonia. Per me è stata una componente importante che lui fosse qui».
Voglia di incidere – «Ci sono tanti giocatori di qualità in Italia, io nel Bologna voglio portare i miei valori umani e calcistici. Avevo voglia di rimettermi in gioco e penso di essermi inserito bene, posso dire di non aver perso il ritmo. Quanto al mio ruolo in campo dovete chiedere al mister».
Dualismo con Orsolini – «Riccardo l’avevo giusto incrociato qualche volta in Nazionale ma nulla di più, non lo conoscevo bene. Lui è un simbolo di Bologna e si è guadagnato questo status con le prestazioni sul campo. Siamo due mancini naturali ma nelle squadre forti servono giocatori forti, soprattutto quando ci sono più competizioni da affrontare: la sana competizione interna alzerà il livello della squadra e la coesione del gruppo».
Differenze tra MLS e Serie A – «A livello atletico non ce ne sono, e livello tecnico-tattico invece sì. Del resto è difficile trovare un campionato più tattico della Serie A anche in tutta Europa. Ma vi assicuro che a livello fisico i numeri non sono così distanti. Per fare un paragone cestistico, è come paragonare l’NBA all’Eurolega».
Mai sentirsi arrivati – «Per quanto mi riguarda ogni calciatore deve mettersi in discussione: ci sono sempre automatismi e movimenti da imparare, specie quando si entra in una squadra rodata».
Le ‘macchie’ Fiorentina e Juventus – «Mi è stata riservata un’accoglienza davvero positiva e ci tengo a ringraziare i tifosi rossoblù per questo. Bologna è una piazza calda, si sente che c’è entusiasmo, ora sta a noi dimostrare ancora qualcosa in più. Il mio rapporto col passato è meraviglioso: ho cambiato solo quattro società se includiamo Crotone, dove ho giocato in prestito. Ci sta che qualcuno si sia arrabbiato quando sono andato via dalla Fiorentina, poi però alla Juventus sono entrato in un club molto importante e abbiamo raccolto diversi successi. Ho rispetto per tutte le società in cui ho militato: nella Juve sono diventato l’uomo e il calciatore vedete oggi, dunque c’è grande gratitudine».
Vicino al BFC nel 2013 – «È vero, ma all’epoca non avevo molta scelta, decideva la Fiorentina perché ero solo un ragazzino. Alla fine sono appunto finito al Crotone, in Serie B».
Sulla via della forma – «Non gioco una partita ufficiale da qualche mese e i miei compagni sono partiti prima di me, ma sto bene e spero che tutto questo possa trasparire all’esterno: ora devo continuare a lavorare sodo».
Poco amore per il Fantacalcio – «È un gioco che forse non capirò mai, la gente si diverte e noi prendiamo insulti. Evidentemente è tutto naturale e fa parte del processo, c’è addirittura gente della mia famiglia che mi insulta quando gioco male (ride, ndr)».
Pressione nostrana – «Ho preso casa nel cuore di Bologna: mi piace vivere la città, mi vedrete spesso in centro con la mia famiglia. Sono una persona adrenalinica e abituata a mettersi piccole pressioni tutti i giorni. Sono sincero: quell’aspetto dell’Italia mi è mancato. Bella l’esperienza in Canada, ma quando arrivavo a casa sentivo che appunto mi mancava qualcosa. Quando si è abituati a fare questo lavoro si ha una routine e delle emozioni interiori da cui non è facile separarsi, è anche per questo che noi calciatori facciamo fatica a ritirarci».
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