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·28 aprile 2025
Bisseck, caso bestemmie solo quando riguarda l’Inter? Di un precedete nessuno ne parla

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·28 aprile 2025
Nel calcio italiano sembra esserci una sola certezza: i casi “scandalosi” si aprono solo quando coinvolgono le big, soprattutto le squadre vincenti, e al momento tocca all’Inter. Non appena un nerazzurro inciampa in un episodio controverso, si scatena il finimondo. L’ultimo bersaglio? Yann Aurel Bisseck Nessun audio, solo un labiale incerto, eppure: fiumi di articoli, processi sui social e interrogativi sulla Procura Federale. Ma c’è un precedente chiarissimo di cui nessuno parla.
PRECEDENTE BEN PIÙ SCANDASOLO – Per Bisseck, come già accaduto ad aprile per Lautaro Martinez, si è subito montato il caso mediatico. Lautaro Martinez, ricordiamolo, era stato costretto a patteggiare una multa da cinquemila euro, pur negando da subito ogni accusa. Ma dov’è tutto questo clamore quando il protagonista non veste nerazzurro? Ecco che entra in scena Luca Pellegrini, difensore della Lazio. Durante Genoa-Lazio del 23 aprile, al 51’, a pochi metri dalle panchine e sotto gli occhi dell’arbitro, Pellegrini pronuncia un espressione blasfema chiarissima. Stavolta l’audio si sente chiaramente. Non servono labiali, non servono ipotesi. Eppure? Nessun titolo roboante, nessun editoriale scandalizzato. Nessuna Procura che sembra voler intervenire. Nessun patteggiamento. Nessuna multa. Luca Pellegrini la settimana successiva è sceso in campo da titolare contro il Parma come se nulla fosse.
DISPARITÀ DI TRATTAMENTO – Per l’Inter ogni episodio viene ingigantito, spremuto, strumentalizzato, aizzando un odio sportivo che nei media trova la sua benzina preferita. Non interessa se la “colpa” sia minima o tutta da dimostrare, come nel caso Bisseck dove nemmeno si sente una parola: basta la maglia nerazzurra per montare un caso. E mentre si grida allo scandalo per un’espressione forse intuibile a fatica, si chiude un occhio, anzi due, su fatti evidenti quando riguardano altri club. Il calcio italiano dovrebbe interrogarsi seriamente su questa doppia morale. Perché qui non si tratta di moralismi sulla blasfemia, ma di trattamento equo. Non può esistere una giustizia sportiva a due velocità: inflessibile e implacabile quando si parla di Inter, distratta e smemorata quando si tratta di altri.
CASI INUTILI – Finché le regole verranno applicate solo “a chi fa notizia”, la credibilità del nostro calcio resterà sempre sotto il livello di galleggiamento. E a pagarne il prezzo non saranno solo l’Inter o i suoi giocatori, ma tutto il sistema. Perché la verità, quella vera, è che in Italia bestemmiare sembra grave… solo se lo fai con determinate maglie addosso. La situazione non è più sostenibile. L’Inter, nel bene e nel male, sembra essere il bersaglio preferito per creare polveroni mediatici. È ora di smettere di utilizzare i giocatori nerazzurri come capri espiatori per saziare la fame di scandali di un’opinione pubblica viziata e di una stampa che insegue il clic facile anziché la verità dei fatti. Le autorità calcistiche non possono permettersi di inseguire il clamore mediatico per decidere chi indagare e chi no. Devono applicare le regole con coerenza, indipendentemente dalla maglia che uno indossa. O si puniscono tutti per le stesse violazioni, o si smette di far credere ai tifosi che esista ancora un minimo di giustizia sportiva.
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