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·1 giugno 2024
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Intervistato da Transfermarkt, Yann Bisseck, difensore dell’Inter, ha parlato così della sua prima stagione in nerazzurro: dalla panchina a vero e proprio protagonista.
MERCATO – «Ero pronto per andare in Bundesliga. Sarebbe stato un passaggio logico dopo aver fatto una buona stagione in Danimarca. La Germania è vicina, ha senso trasferirsi lì se sei uno dei migliori della Superligaen. Mi ero convinto di ritornare a casa, se ne parlava da tempo, anche dall’inverno prima. La mia famiglia era già entrata nell’ottica che andassi all’Eintracht Francoforte, con cui mio padre aveva avuto buoni colloqui con i responsabili del club. La voce sull’Inter mi è arrivata in ritardo, ma le cose stavano procedendo meglio del previsto. Mi hanno dato belle sensazioni e, rispetto ad altri club, erano disposti a pagare all’Aarhus quanto richiesto, senza cerca di negoziare. Non è stata una decisione facile ma ho semplicemente ascoltato il mio cuore».
PRESTITO – «All’inizio ci ho pensato di chiedere di andare via in prestito ma è stato un’idea fugace. Quando ho avuto finalmente la mia occasione, ho fatto bene e tutto è filato liscio. La mia carriera è stata sempre così: sono sempre ultimo a salire sul carro, ma alla fine non lo perdo. Mio padre mi ha sempre suggerito di lavorare per il fatidico giorno X. A dicembre ho giocato quasi in ogni partita e questo mese ha fatto la differenza».
CARRIERA – «Credevo che giocare in Danimarca fosse la mia ultima spiaggia. Ho affrontato l’esperienza in modo diverso e non posso che ringraziare l’Aarhus per avermi dato la giusta possibilità che mi era mancata negli anni precedenti e soprattutto ai fisioterapisti incontrati lì. Grazie a loro ho potuto fare un’intera stagione senza infortuni e continuare a non averne fino ad oggi. In Portogallo dopo essere finito k.o. ho iniziato a chiedermi se continuare come calciatore. Con Elias Abouchabaka, un connazionale che era come me al Vitoria, abbia parlato della possibilità di fare qualcosa altro. Trasferirsi a Berlino, prendere un appartamento insieme, studiare (ride, ndr). E invece è arrivata l’Inter di Lautaro, Calhanoglu e Thuram».
INTER – «A volte ho dovuto darmi un pizzicotto per capire se fosse tutto reale. Conoscevo la maggior parte dei giocatori solo per averli visti in TV o al gioco di FIFA. Improvvisamente mi sono ritrovato a condividere lo spogliatoio con loro, far parte del gruppo. Sono stati davvero gentili. Poi quando sei in un club così grande come l’Inter nessuno ti regala nulla, devi guadagnarti il tuo status. All’inizio si notava che gli altri volevano vedere di cosa fossi capace. La qualità e il ritmo, già solo durante l’allenamento… è un livello completamente diverso rispetto a quello a cui ero abituato. Mi avevano detto che giocare dieci partite per l’Inter sarebbe equivalso a una buona stagione. Non posso lamentarmi ma non sarei stato felice se non avessi giocato. È così che deve essere un atleta. Ora voglio fare il passo successivo per la prossima stagione: giocare i big match, la Champions League. E punto gli occhi alla Nazionale».