Blob Calcio 2024: il mese di gennaio. La Juve lotterà fino in fondo e Djalò è pronto, l’addio a Beckenbauer, Mourinho contro Orsato | OneFootball

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·24 dicembre 2024

Blob Calcio 2024: il mese di gennaio. La Juve lotterà fino in fondo e Djalò è pronto, l’addio a Beckenbauer, Mourinho contro Orsato

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Blob Calcio 2024: il meglio dell’anno in una serie di frasi. Tra previsioni azzeccate, sbagliate, ricordi e polemiche. Ecco il mese di gennaio.

Il meglio dell’anno in una serie di frasi. Tra previsioni azzeccate, sbagliate, ricordi e polemiche. Ecco il mese di gennaio.

Leonardo Semplici: «Il Sassuolo ha la qualità per tirarsi fuori e le vittorie contro Inter e Juve sono lì a dimostrarlo. Il problema è che non ha trovato continuità nei risultati. Ma il Sassuolo ha un giocatore come Berardi, che sarebbe titolare nelle prime quattro di Serie A: ha già fatto nove gol ed è uno che fa sempre la differenza. L’unico rischio è il fatto di non essere abituati a lottare per non retrocedere, ma Dionisi attraverso il gioco sa come uscirne».


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Vladimir Jugovic: «Non sono mai stato bravo nelle previsioni. Visto il girone d’andata, mi aspetto che Inter e Juve si contendano lo scudetto fino alle ultime giornate. Non credo che una delle due prenderà il largo come il Napoli nella passata stagione».

Evaristo Beccalossi “La Juve è molto competitiva, Allegri ha fatto un lavoro straordinario in un anno”.

Karl-Heinz Schnellinger: «Guardate, io non so mai come regolarmi di fronte a certe graduatorie, quando si confrontano i fuoriclasse delle diverse epoche. Si può dire tutto e il contrario di tutto. Io penso soltanto che uno come Beckenbauer avrebbe potuto giocare anche oggi, perché aveva una concezione del calcio sempre all’avanguardia e lui non si tirava mai indietro di fronte alle novità. Di sicuro Franz è tra i grandissimi. In Germania e in tutto il mondo è un idolo totale».

Franco Baresi: «Mi verrebbe da dire elegante, perché lo era senz’altro, ma ne dico un altro: coraggioso. Perché ci voleva coraggio in quei tempi a reinterpretare il ruolo del libero, portandolo nel futuro. Prima si occupava solo di difendere, fermava l’avversario e consegnava la palla ai compagni, che poi vedessero loro cosa fare. Con Beckenbauer il primo difensore diventava il primo attaccante. Se ci pensate bene, è il calcio di oggi».

Karl-Heinz Rummenigge: «Per me Franz non è morto. Al mio primo allenamento nel Bayern, nel 1974, la squadra e lui avevano vinto la Coppa dei Campioni, e la Germania il Mondiale. Io sono andato nello spogliatoio, avevo 18 anni, volevo presentarmi a tutti. Franz era l’ultimo, gli ho detto “Signor Beckenbauer, mi chiamo Karl-Heinz Rummenigge e mi fa piacere che mi permetta di fare l’allenamento con lei. Lui mi guarda: “Nessun problema. Io mi chiamo Franz”».

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Daniel Bertoni: «Martinez Quarta è fortissimo e può cambiare le partite come un attaccante, in ogni momento. Ho sempre creduto in questo giocatore e non sono stupito dalla sua esplosione, però è importante che abbia la fiducia costante dell’allenatore ed essere sempre titolare. Italiano non lo deve togliere mai».

Charles De Ketelaere: «Se chiede nel nostro spogliatoio, le diranno la stessa cosa. Ma è vero, me lo dicono anche i miei: quando gioco ho un faccia diversa, sorrido molto poco, se non quando esulto. È solo concentrazione».

Stefano Sorrentino: «Aveva bisogno di giocare, di sbagliare. Quella del Toro non è una piazza facile e lui, nel momento in cui è stato promosso titolare, non aveva praticamente esperienza alle spalle. Ha avuto bisogno di tempo per crescere, ma ora il Torino si ritrova un guardiano della porta efficace e i dieci clean sheet sono merito anche delle sue parate. Può piacere o non piacere, ma i numeri sono dalla sua parte, vedremo se sarà così anche a fine campionato»

Marcello Fois: «Non credo alla condizione cibernetica del calciatore di oggi. Il calcio è diventato una specie di allevamento. Riva è sempre stato un uomo reale. Un calciatore umano. In qualunque suo gesto c’era la bellezza. Ci ha insegnato tante cose. E ora quel calcio è sparito. Potremmo ritrovarlo in Zola o Del Piero, ma anche loro sono già molto lontani dalla concezione di oggi. L’umanità è scomparsa completamente dal calcio»

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