Inter News 24
·6 settembre 2025
Bonazzoli ricorda: «A 16 anni esordivo con l’Inter, ma sicuramente avrò deluso qualcuno»

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·6 settembre 2025
Prodotto del settore giovanile dell’Inter, Federico Bonazzoli, attaccante classe 1997 di Manerbio, ha totalizzato 9 presenze in prima squadra e 27 gol in 35 partite con la Primavera nerazzurra. Oggi milita in Serie A con la Cremonese, dove continua a segnare e consolidare la sua carriera. Bonazzoli ha raccontato a La Gazzetta dello Sport come la sua sensibilità e il carattere riservato abbiano influenzato il percorso professionale. Nonostante le alte aspettative create durante gli anni nel vivaio dell’Inter, l’attaccante spiega come il calcio sia per lui un valore aggiunto, senza cambiare la sua personalità, sottolineando l’importanza delle relazioni autentiche con compagni e amici lontano dallo spogliatoio.
COME MAI UNO COL MIO TALENTO NON GIOCA IN UNA BIG? – «Alla Cremonese sto benissimo. Detto questo, c’è un filo conduttore nella mia vita privata e calcistica che si chiama sensibilità. Ho 28 anni, ma ne avevo 16 quando esordivo nell’Inter. Ho cambiato parecchie squadre, ho conosciuto tanti allenatori, ho avuto tanti compagni, pochissimi sono diventati amici. Ne cito quattro: Leonardo Capezzi, Daniele Baselli, Simone Zaza e Simone Verdi. Per me fare il calciatore è un plus, un’aggiunta, ma non mi etichetta. Quando esco dallo spogliatoio, esco come ci sono entrato: da persona normale. Non voglio portare in giro il mio status di calciatore, voglio invece che le persone si relazionino con me per quello che sono realmente. Certo, per le aspettative che mi si erano create intorno quando ero nel settore giovanile dell’Inter, sicuramente avrò deluso qualcuno».
COLPA DI? – «Ovviamente anche mia, non l’ho mai negato. Se le cose non sono andate in un certo modo, il primo responsabile sono io. Se non sono riuscito a fare una carriera di ancora più alto livello è colpa mia. Ma ci sono state delle annate in cui la responsabilità magari è stata anche di qualcun altro. Però io credo nel merito, quindi quello che ho ottenuto, sto ottenendo e otterrò è perché me lo sono e lo avrò meritato. Penso che nessuno regali niente: evidentemente, questo era il percorso destinato a me. C’è chi ha la fortuna di arrivare all’Inter a 16 anni e rimanerci fino a 40. C’è chi fa meno di me, chi inizia e abbandona, e c’è chi ha bisogno di sbattere la testa a destra e a sinistra per poi ritrovarsi e scoprire ciò che ha da dare. C’è chi ha il percorso un po’ più tortuoso, chi più lineare, chi sempre col sole. Alcune volte il mio percorso è stato col sole pieno, altre con temporali forti, però dentro di me ho provato a vivere tutto con equilibrio. Trovare il proprio equilibrio è la chiave per stare bene».
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