Calcio e Finanza
·30 maggio 2025
Brescia, Trapani e non solo: le cripto dietro la truffa dei crediti fiscali

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·30 maggio 2025
Ci sarebbe il mondo delle criptovalute dietro il caso del mancato pagamento dei crediti fiscali, che ha portato a penalizzazioni in campionato per Brescia (con conseguente retrocessione in Serie C) e Trapani. Lo rivela un’inchiesta del settimanale L’Espresso.
Come noto, il proprietario del Brescia Massimo Cellino si dichiara truffato da tale Gianluca Alfieri, un venticinquenne con parecchie referenze fasulle, a cominciare dalle attestazioni di settore Bankitalia e dalla presunta sede legale della sua società in via Monte Napoleone a Milano. Alfieri ha venduto crediti di imposta inesistenti e ha incassato il bottino su un conto corrente di Finom, un’istituzione di moneta elettronica (Emi) con sede a Cipro, autorizzata dalla banca centrale olandese e fondata dal russo Oleg Laguta, ex di Sberbank, assieme a tre connazionali.
Al ragazzo si è rivolto anche Valerio Antonini, imprenditore romano vicino al proprietario della Lazio, il senatore Claudio Lotito. Antonini ha subito una penalizzazione polisportiva sia per il Trapani calcio sia per il Trapani basket, impegnato nei playoff scudetto come seconda classificata della regular season. La vicenda segna il debutto dei crediti fiscali e del mondo delle criptovalute nel sistema calcio.
Secondo la ricostruzione de L’Espresso, tutto è iniziato a ridosso della scadenza degli adempimenti fiscali. Il 17 febbraio 2025 si dimette il direttore amministrativo Luigi Micheli. Lo stesso 17 febbraio, il Brescia acquista da Alfieri i primi 1,47 milioni di euro di crediti fiscali per coprire le spese del trimestre precedente. L’ammontare complessivo dei cinque contratti sarà di circa 2 milioni di euro e il club compra con uno sconto del 23% sul valore nominale, cioè 1,57 milioni di euro.
Secondo i documenti forniti dallo studio Tonucci, il Brescia ha regolarmente pagato le fatture emesse da Alfieri, in parte sul conto di Finom e in parte sul conto di un custode terzo, un notaio della provincia di Rovigo. Il meccanismo dei crediti fiscali, soprattutto di quelli provenienti dai bonus varati dal governo di Giuseppe Conte dopo la pandemia, consente di far girare la “carta” coprendo le truffe a monte.
Quello che di fatto è successo a Cellino. Alfieri ha riposto nel cassetto fiscale del Brescia crediti inesistenti e derivanti da cinque società (Ng costruzioni, Siam, Studio paghe 2000, Honda srl, San Pietro) clienti di Alfieri stesso. La giustizia ordinaria e la Guardia di Finanza potranno chiarire ogni aspetto della faccenda, ma la giustizia sportiva ha dovuto sbrigarsi. Per la FIGC da un mancato pagamento scaturisce una penalizzazione e per il Brescia ne sono arrivate due, una per il campionato appena concluso e una per il prossimo.
Quel che sorprende, in ogni caso, è che il fatto che il gruppo Alfieri fosse impresentabile appare facile da immaginare. Lo si evince anche dalle mail successive alla scoperta dell’inganno. Il 19 maggio scorso Alfieri, prima di sparire dalla scena, informa la società lombarda la risarcirà non appena la notaia Kinga Caruso di Tarnów in Polonia riceverà il denaro da società e intermediari partecipanti all’operazione.
Nonostante la situazione, Alfieri e i suoi danti causa hanno bussato a molte porte e sono riusciti a piazzare crediti fiscali anche al Trapani, squadra di Lega Pro con ambizioni di promozione nella serie cadetta. L’Espresso ha saputo che, nel periodo settembre-febbraio della stagione 2024/25, nove squadre professionistiche hanno fatto ricorso ai crediti fiscali per le imposte Irpef e Inps dovute.
Queste operazioni sono passate al vaglio della Covisoc e, di conseguenza, dell’Agenzia delle Entrate con risultati diversi. Tre club sono nei guai: il Brescia e il Trapani, oltre al Taranto che è già stato escluso. Fra le altre, alcune hanno compensato cifre irrisorie, per esempio il Pescara che lotta per la B. Ascoli e Latina hanno contabilizzato somme più consistenti.
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