Calcionews24
·9 ottobre 2025
Calcio femminile, la Juventus si ribella alle clausole dopo il caso Cantore: «Non le mettiamo più»

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·9 ottobre 2025
Un’analisi lucida, tra realismo, orgoglio e una visione chiara per il futuro. Il Women’s Teams Director della Juventus Women, Stefano Braghin, ha concesso un’intervista esclusiva a The Athletic, in cui ha tracciato un bilancio sullo stato del calcio femminile italiano e ha svelato le strategie del club bianconero per rimanere competitivo ai massimi livelli.
Braghin ha descritto con una metafora efficace la sfida contro le superpotenze europee. «È come correre una maratona con qualcuno che è partito tre ore prima. Arriveranno primi. Questa non è una scusa, è un dato di fatto. La crescita delle tesserate? Sempre più ragazze stanno giocando, e questo è già un buon trend, ma la strada è lunga. Siamo fiduciosi, perché tutte le squadre giovanili a livello nazionale stanno andando bene: per la prima volta, si sono tutte qualificate per la Coppa del Mondo nelle rispettive categorie d’età».
Per colmare questo divario, lancia un appello alle istituzioni. «Invito sempre le nostre istituzioni a lavorare alla base della piramide, non alla punta. Se hai 50.000 giocatrici tesserate, hai meno peso politico e meno opzioni rispetto a quando ne hai 300.000 o 400.000, come in Inghilterra».
L’addio di Sofia Cantore ha portato a un cambio di strategia sul mercato, con una decisione drastica sulle clausole rescissorie. «È un assegno sostanzioso quello emesso da Spirit. Nessuno in Europa era disposto a farlo. Non inserirò più clausole nei contratti perché con il mercato che sta impazzendo, quello che oggi sembra tanto potrebbe non sembrare più così enorme tra un paio di mesi».
Una scelta dettata anche dalla difficile situazione economica del settore. «I costi sono raddoppiati senza crescita dei ricavi. Quest’ultimi sono ancora bassi».
La risposta della Juventus è investire sul settore giovanile e su un innovativo sistema di prestiti. «Abbiamo un ottimo vivaio con 158 ragazze. Ci lavoriamo sodo e investiamo molto. Abbiamo 23 ragazze in prestito. Alcune di loro sono all’estero. Ce n’è una all’Anderlecht (Belgio), un’altra al Servette (Svizzera). Stanno fuori per un anno o due, tornano e formano una vera e propria seconda squadra. Abbiamo una responsabile dei prestiti, Matilde Malatesta, il cui unico obiettivo è la loro crescita».
Braghin ha offerto una visione pragmatica sul tema delle multiproprietà e ha ribadito la filosofia della Juventus. «A mio parere, la UEFA ha attualmente bisogno di grandi investitori nel calcio femminile. Quindi sta facendo tutto il possibile per attrarli. Non credo che stia ancora ponendo ostacoli, e forse è la cosa giusta da fare. Il fatto è che un giorno avremo bisogno di regole. Cosa faremo se un giorno il London City giocherà contro il Lione in finale di Champions League?». «È chiaro che dobbiamo fare le cose in modo un po’ diverso. L’errore più grande che un club del nostro livello possa fare è sfidare le grandi squadre facendo le cose a modo loro e spendendo un sacco di soldi. Bisogna prendere un’altra strada. Secondo me, con un buon lavoro si può essere competitivi».