Cambiaso esclusivo, niente Real Madrid: “La Juve è il mio Real” | OneFootball

Cambiaso esclusivo, niente Real Madrid: “La Juve è il mio Real” | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: DirettaCalcioMercato

DirettaCalcioMercato

·18 ottobre 2024

Cambiaso esclusivo, niente Real Madrid: “La Juve è il mio Real”

Immagine dell'articolo:Cambiaso esclusivo, niente Real Madrid: “La Juve è il mio Real”

In una recente intervista rilasciata al Corriere dello Sport, il terzino della Juventus Andrea Cambiaso si confessa a cuore aperto ammettendo il suo forte legame con la compagine bianconera, preferendola addirittura al Real Madrid.

Queste sono le parole che il giovane terzino della Nazionale e della Juventus ha rilasciato alla testata giornalistica romana: ”Ho fame, ho voglia di arrivare. Se penso alla strada fatta e a dove sono oggi mi gira la testa. Quindi preferisco continuare a correre».


OneFootball Video


Che cos’è per lei la Juve? «La storia del calcio italiano, una seconda famiglia e un grandissimo punto di arrivo per la mia carriera».

Al punto da rifiutare il Real Madrid o il corteggiamento della Premier? «Solo il fatto che io sia stato accostato a un club come il Real Madrid, mi sembra una cosa più grande di me. Sono orgoglioso degli estimatori che potrei avere, è gratificante e stimolante sapere che qualcuno ti apprezza. Proposte non ne ho ricevute. In qualsiasi caso, la Juve è il mio Real».

Si vede qui per il resto della carriera? «Beh, ho rinnovato fino al 2029 e vorrei rimanere il più a lungo possibile».

Cambiaso a libro aperto: aspirazioni, svago e il sogno Scudetto

In questa parte dell’intervista il giocatore ventiquattrenne parla dei suoi sogni, delle sue ambizioni ed anche di cosa fa nel poco tempo libero che gli è concesso. Le sue risposte:

Siete da scudetto? «Siamo da primissimi posti e la Juve deve sempre giocare per vincere. L’Inter è favorita e tra due domeniche c’è lo scontro diretto. Chissà. Prima però ci sono Lazio e Stoccarda, due montagne altissime. Siamo tra le migliori».

Domani c’è Juve-Lazio. Quella di Baroni è? «Una squadra fastidiosa, con gamba ed entusiasmo, che fa paura. Verrà a Torino con quattro calciatori offensivi davanti».

In testa c’è il Napoli «Fa impressione per la sua forza. Giocarci è stato un bel test. La partita con la Roma di De Rossi però è stata la più complicata per noi».

Ma è vero che lei non gioca alla PlayStation e non frequenta i social? «Vero. Non condanno videogiochi e social, passatempi utili per evitare che la noia ti risucchi e ti faccia fare delle sciocchezze. Personalmente, però, preferisco giocare a golf e leggere qualche libro per rilassarmi un po’».

Il pubblico ha un’idea differente della vostra categoria. «Lo so e non è facile spiegarlo. Ma a 24 anni sei dentro un frullatore, sotto stress, costretto a crescere ben oltre i tuoi ritmi naturali. Il rischio di farsi del male in modo autolesionistico c’è e non va sottovalutato».

Qualcuno prende strade sbagliate. Lei che compagno è stato per Fagioli e Pogba? «Aiutare è difficile, puoi farlo con una parola giusta, ma forse non basta. Certi mostri li conosci davvero solo se li vivi. Noi compagni e amici non possiamo avere l’ambizione di essere anche degli psicologi o dei medici perché non abbiamo le competenze per risolvere certi problemi».

È d’accordo con chi sostiene che si giocano troppe partite? «Io starei sempre in campo, però non è un caso che tanti di noi si facciano male così spesso. L’infortunio non dipende solo da questioni fisiche, c’è la componente mentale. Se entri in campo stanco fai un appoggio sbagliato, corri peggio, ti affatichi prima. Sì, negli ultimi anni forse è stata tirata un po’ troppo la corda».

Niente distrazioni, tranne il fantacalcio. «Quest’anno mi sono rovinato per prendere Vlahovic. Farà almeno 20 gol, me lo sento. Lo voglio aiutare”.

Gli idoli del difensore italiano, nella lista Alleghi e Motta su tutti

In questa parte dell’intervista l’ex Genoa racconta la propria ammirazione verso due grandi allenatori che gli hanno permesso, o gli stanno permettendo di crescere molto, ecco le sue parole:

Thiago è il suo mentore? «Dal punto di vista tattico già a Bologna mi ha fatto scoprire cose che non avevo mai visto. L’ho ritrovato ancora più determinato: con lui non abbiamo ruoli, ma occupiamo lo spazio. Ha inoltre un suo metodo di gestione del gruppo: non ci fa mai capire chi gioca fino a poche ore prima della partita e questo alza il livello degli allenamenti e della competizione interna. Poi ha la “mottata” sempre in canna. E se fin qui le ha prese tutte, significa che è un visionario».

Anche Allegri stravedeva per lei. «A Max voglio un bene dell’anima, anche Landucci mi è stato sempre vicino. Quello che mi ha lasciato Allegri è l’equilibrio mentale: ricordo che all’inizio della scorsa stagione volevo spaccare il mondo e lui mi diceva “calma, calma”. Troppa foga mi portava fuori giri, è stato il primo a darmi due scarpe comode per andare lontano».

I suoi idoli? «Sono cresciuto nel mito di Cancelo, ma non ho mai smesso di ispirarmi a quelli bravi. Oggi adoro Zinchenko, Rico Lewis e Calafiori».

Dalla gavetta in Serie C alla possibilità di giocarsi un Europeo: la storia di Cambiaso

In questa ultima parte di intervista il ragazzo classe 2000 racconta della sua esperienza nelle leghe minori e della situazione della nazionale Italiana durante il passato Europeo. Ecco cosa dice:

La gavetta in C e in D cosa le ha insegnato? «Ad avere autostima. Io sono entrato a 9 anni nel vivaio del Genoa che ero un piccolo prodigio e sono uscito a 17 che ero in netto calo. Guardando indietro penso che io sia stato un pazzo a ripartire dalla Serie D e a credere di poter arrivare in alto. Ho preso il percorso dalla parte più difficile, ma lo rifarei».

Cosa non ha funzionato all’Europeo? «Non ha funzionato il gruppo, non è andato l’ambiente, è stato un mix di varie cose. Siamo stati bravi a rialzarci, anche se resta un rammarico enorme perché certe opportunità capitano poche volte nella vita».

Essere un jolly non rischia di diventare, alla lunga, un problema? «Ho iniziato da trequartista, ho fatto la mezzala, il regista e l’attaccante. Non vi dirò che gioco dove mi mette il mister, una banalità assoluta, ma che gioco dove vogliono i compagni per essere utile alla squadra. Il calcio va in una direzione ben precisa: i ruoli contano ormai solo da un punto di vista difensivo, poi nelle azioni offensive ognuno con la propria intelligenza va a trovarsi lo spazio giusto».

L’avversario che l’ha fatta uscire dal campo con il mal di testa? «Uh, tanti. Ma se ripenso a Barcola e Doku mi ricoverano».

Visualizza l' imprint del creator