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·29 ottobre 2025

Caso scommesse in serie minori: l'arbitro puntava al calcio professionistico

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«Dalle attività svolte non è emerso il diretto coinvolgimento di calciatori ma un’associazione promossa da un arbitro che aveva nel programma criminoso quello di alterare i risultati di alcune partite, in particolare dei settori giovanili, Primavera e Primavera Under-19, ma che stava programmando di espandere i propri interessi anche sui campionati professionistici».

A dirlo il procuratore di Reggio Calabria Giuseppe Borrelli nel corso della conferenza stampa in merito all’inchiesta “Penalty” che stamani ha portato all’arresto di 5 persone per frode sportiva.


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«Le indagini – ha aggiunto – si sono sviluppate principalmente attraverso attività tecniche e attività di esame del traffico telefonico e si sono sviluppate in coordinamento investigativo con la Procura federale sportiva e con la Procura della Repubblica di Firenze».

L’obiettivo dell’arbitro Luigi Catanoso – uno degli arrestati – secondo il procuratore «era quello di alterare i risultati delle partite allo scopo di realizzare poi dei profitti con le scommesse. Allo stato delle indagini abbiamo accertato un coinvolgimento di alcuni soggetti toscani che fornivano capitali, ricevevano i soldi e le puntate attraverso la creazione anche di fittizi conti-gioco, intestati a terzi che venivano utilizzati sia per fare le scommesse sia per incamerare i profitti delle scommesse stesse. Non è stato evidenziato, allo stato, un coinvolgimento di organizzazioni criminali più strutturate e soprattutto con proiezioni internazionali».

La segnalazione dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli che nel 2024 ha dato il via all’inchiesta, ha spiegato Borrelli, era riferita a un flusso anomalo di scommesse sull’incontro Benevento-Cesena del campionato di Primavera 2, «che risultava essere arbitrata da Luigi Catanoso, sulla quale si era realizzato un importo complessivo di giocate pari a circa 41mila euro tra le quali 219 su 288 riguardavano la vittoria del Benevento. Si trattava di scommesse che erano state fatte per la maggior parte in comuni calabresi come Condofuri, Melito Porto Salvo, Palizzi Marina e Reggio Calabria. Il meccanismo si realizzava essenzialmente attraverso la “corruzione” di arbitri che dirigevano la partita in maniera da condizionare il risultato».

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