Caso ultras Inter, Beretta e Ferdico a processo per l’omicidio Boiocchi | OneFootball

Caso ultras Inter, Beretta e Ferdico a processo per l’omicidio Boiocchi | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: Calcio e Finanza

Calcio e Finanza

·19 settembre 2025

Caso ultras Inter, Beretta e Ferdico a processo per l’omicidio Boiocchi

Immagine dell'articolo:Caso ultras Inter, Beretta e Ferdico a processo per l’omicidio Boiocchi

Vanno a processo, con rito immediato, le cinque persone, tra cui gli ex leader della Curva Nord interista Andrea Beretta e Marco Ferdico, indagate per l’omicidio dello storico capo ultrà nerazzurro Vittorio Boiocchi, ucciso a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa, nel capoluogo lombardo. A deciderloil gip di Milano Francesca Ballesi, accogliendo la richiesta dei pm della Dda Paolo Storari e Stefano Ammendola. Il processo inizierà il 10 dicembre in Corte d’Assise.

Beretta, diventato collaboratore di giustizia dopo essere finito in carcere un anno fa, si è autoaccusato come mandante dell’omicidio, ha parlato degli altri ruoli e poi sono arrivate, dopo gli arresti, anche altre confessioni, tra cui quella di Ferdico.


OneFootball Video


Quello dello storico capo ultrà interista Vittorio Boiocchi, ucciso a colpi di pistola il 29 ottobre 2022 sotto casa, a Milano, è stato un omicidio premeditato e «con modalità mafiose». Lo si legge nel provvedimento con cui la gip Francesca Ballesi ha mandato a processo con rito immediato i già citati Andrea Beretta e Marco Ferdico, assieme al padre di quest’ultimo Gianfranco, e ai presunti esecutori materiali del delitto, Daniel D’Alessandro e Pietro Andrea Simoncini.

Anche nel decreto di giudizio immediato vengono riconosciute le aggravanti della premeditazione e dei metodi mafiosi che erano state contestate dai pm Storari e Ammendola, nelle indagini della Squadra mobile della Polizia, e riconosciute con gli arresti dello scorso aprile. Era finito in carcere per l’omicidio anche Cristian Ferrario, la cui posizione, però, allo stato attuale risulta stralciata.

Beretta, già condannato a 10 anni per associazione per delinquere con aggravante mafiosa e anche per aver ucciso a settembre 2024 Antonio Bellocco, pure lui nel direttivo ultras nerazzurro e rampollo del clan di ‘ndrangheta – si è autoaccusato di essere stato il mandante dell’uccisione di Boiocchi, nel contesto di una «guerra» sulla gestione degli affari della Curva Nord, tra cui merchandising e altri business.

Stesso ruolo di presunto mandante attribuito nelle imputazioni a Mauro Nepi, altro ultrà non arrestato per il delitto. Beretta per «l’organizzazione e l’esecuzione» dell’omicidio avrebbe dato 50mila euro a Nepi, il quale poi li avrebbe «consegnati» a Marco Ferdico, che li avrebbe «divisi» con gli altri. I Ferdico, padre e figlio, sarebbero stati gli «organizzatori dell’omicidio». Nelle indagini sono arrivate confessioni e collaborazioni, salvo quella di colui che, per l’accusa, avrebbe sparato tre anni fa, ossia D’Alessandro, che era su uno scooter con Simoncini.

«Per quanto riguarda l’omicidio Boiocchi, non c’entra niente Antonio Bellocco e la famiglia Bellocco, siamo stati noi a organizzare tutto. Praticamente quando è uscito Vittorio dalla carcerazione», aveva iniziato a raccontare Beretta a verbale davanti ai pm. Contro Boiocchi, 69 anni, furono sparati cinque colpi, due andarono a segno al collo e al torace.

Marco Ferdico e il padre avrebbero procurato «le basi logistiche, i mezzi di trasporto», tra cui un furgone per caricare lo scooter «fino al luogo del delitto», «i cellulari criptati» e l’arma. Ferrario si sarebbe intestato lo scooter, su cui nel gennaio 2023 venne presentata «una falsa denuncia di furto».

D’Alessandro, che fu arrestato in Bulgaria e poi estradato, è rimasto in silenzio davanti al gip e non ha mai parlato coi pm, mentre Beretta, nell’ambito di una collaborazione più ampia, ha già reso otto interrogatori tra lo scorso novembre e luglio.

Anche Ferdico, non un collaboratore di giustizia come precisato dai suoi legali, ha già riempito tre verbali coi pm da maggio e fino a dieci giorni fa, confessando il suo ruolo nel delitto, ma parlando anche di altri fatti, come una presunta rapina a mano armata in cui ha tirato in ballo anche D’Alessandro. Anche il padre Gianfranco ha parlato a verbale per due volte con la Dda della Procura diretta da Marcello Viola. Per l’omicidio aggravato i cinque mandati a processo rischiano condanne all’ergastolo, ma con confessioni e collaborazioni potrebbero puntare ad ottenere attenuanti.

(Image credit: Depositphotos)

Visualizza l' imprint del creator