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·28 giugno 2025
Castellanos: "Lazio club importante a livello mondiale.Giocare qui mi ha permesso..."

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·28 giugno 2025
Valentín Castellanos ha concesso un’intervista approfondita al quotidiano argentino La Nacion, dove ha ripercorso le tappe principali del suo percorso calcistico. L’attaccante ha condiviso i momenti più significativi della sua carriera, raccontando come è iniziato tutto in Cile e come, passo dopo passo, sia arrivato a giocare ad alti livelli.
Nel corso dell’intervista, il “Taty” ha parlato anche del grande sogno realizzato: l’esordio con la maglia della Nazionale argentina. Un traguardo che si aggiunge al trasferimento alla Lazio, esperienza che rappresenta per lui una nuova sfida e un ulteriore capitolo di crescita personale e professionale.
Il tuo percorso ti ha portato a giocare in diversi Paesi prima di arrivare ad alti livelli. Che ricordo hai del debutto con l’Universidad de Chile, dove sei andato via giovanissimo?
Il mio passaggio in prima squadra è durato solo sei mesi. Ho esordito in Copa Sudamericana, ma avevo bisogno di continuità e sapevo che non avrebbero puntato su di me. Così ho spinto per andarmene e sono approdato al Montevideo City Torque, parte del City Group. Era una buona occasione per mettermi in mostra e magari arrivare a club come il Manchester City o il New York City. Dopo un anno in Uruguay, in cui mi sono trovato bene, sono riuscito a trasferirmi proprio a New York.
Com’è stato vivere il City Group dall’interno?
È una rete di club molto ben strutturata. Quando sono arrivato, contavano sei squadre, oggi ne hanno più di quindici in tutto il mondo. Anche se in Uruguay all’epoca mancava qualcosa a livello di strutture, l’organizzazione era chiara. A New York invece era tutto molto più sviluppato. Domenec Torrent fu proprio lui a volermi lì.
Come hai vissuto il trasferimento a New York?
All’inizio è stato difficile: una nuova lingua, una nuova cultura, un contesto enorme. Ma ho avuto la fortuna di avere Maxi Moralez al mio fianco: mi ha accolto come un fratello e mi ha aiutato ad ambientarmi, anche fuori dal campo. A New York ho passato quattro anni bellissimi, ho fatto amicizie, vinto la MLS, conquistato la Scarpa d’Oro. È stata un’esperienza che mi ha formato tantissimo, anche se diversa da quella europea.
Hai avuto come compagno David Villa. Che tipo di rapporto avevate?
Ottimo. Anche se siamo stati insieme solo sei mesi, ho imparato tantissimo da lui. Era impressionante vederlo all’opera: controllo, finalizzazione, movimenti. Durante gli allenamenti mi fermavo a guardarlo. Abbiamo parlato molto e mi ha dato tanti consigli.
Durante la tua permanenza a New York, sei stato vicino al River Plate. Come hai vissuto quel momento?
È vero, Gallardo mi ha chiamato e per me, che ho tanti familiari tifosi del River, è stato emozionante. Avremmo potuto concludere l’affare, ma tra i club non si è trovato l’accordo. Io ero pronto, sarebbe stato un passo importante. Ancora oggi ricevo messaggi da tifosi del River, quindi spero un giorno di poter indossare quella maglia.
Ti hanno segnato i quattro gol al Real Madrid con la maglia del Girona?
Assolutamente sì. È stata una notte magica, pioveva, giocavamo in casa e tutto è andato nel migliore dei modi. Non avrei mai immaginato di segnare quattro gol in una sola partita. Come attaccante sogni serate così.
Ora sei alla Lazio da due stagioni, con buoni numeri. È il club giusto per te?
Sì, la Lazio è un club importante a livello mondiale. Mi sto formando molto, mi sento valorizzato e sono grato per come vengo trattato. Giocare qui mi ha permesso di arrivare alla Nazionale, ed è una motivazione continua.
Che rapporto hai con i tifosi e come si vivono i derby contro la Roma?
C’è un’enorme passione attorno al club. Molte persone che lavorano nella Lazio sono anche tifose, quindi il derby è qualcosa di speciale. Mi sento già parte di questa famiglia.
Hai diversi connazionali nella Roma. Che tipo di rapporto c’è con loro?
Ci salutiamo sempre con rispetto, anche se viviamo lontani. Con Dybala, Paredes e Soulé ho un buon rapporto. A volte ci capita di incontrarci in giro per Roma, ma non ci frequentiamo fuori dal calcio.
Hai in mente il Mondiale come obiettivo?
Sempre. La Nazionale è un sogno costante. Purtroppo nel 2025 ho avuto diversi infortuni e ho saltato molte partite, il che è frustrante. Ma continuo a lavorare per essere pronto se arriverà l’occasione.
Hai un piano per prepararti e cercare la convocazione?
Sì, cerco di essere sempre al massimo livello. So che solo con buone prestazioni nel club posso guadagnarmi una chance. Niente arriva per caso, bisogna essere pronti al 100%.
Con la Selección c’è molta concorrenza. È più difficile trovare spazio?
Sì, ma è anche giusto così. La Nazionale sta facendo un lavoro eccezionale, continuano a vincere e a restare competitivi. È nel DNA argentino: non mollare mai e lottare sempre.
Hai vissuto il Preolimpico e tanti compagni di quella squadra ora sono in Nazionale. È lì che è iniziato tutto?
Sì, il Preolimpico è stato l’inizio di tutto. Era la mia prima esperienza con la Selección e ho provato emozioni fortissime. Molti di noi, come Julián Álvarez e Mac Allister, sono poi saliti in prima squadra. Ringrazierò sempre Batista per avermi dato quell’occasione.
Hai visto Messi da vicino in Nazionale. Come vivi ora il suo impatto in MLS?
Sta benissimo, lo si vede felice. Io lo guardo anche alle tre di notte se serve, perché è un privilegio vederlo. Aver condiviso il campo con lui è stato un sogno realizzato.
Lo vedi protagonista anche al prossimo Mondiale?
Spero proprio di sì. Ha ancora tanto da dare e la voglia di competere non gli manca. È un campione vero, sarebbe bellissimo vederlo ancora protagonista.
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