🎙️Cesena, Frabotta: “Questa città rappresenta la mia rinascita, Ciofi uno dei miei migliori amici. Ronaldo è stato un esempio quotidiano” | OneFootball

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·17 ottobre 2025

🎙️Cesena, Frabotta: “Questa città rappresenta la mia rinascita, Ciofi uno dei miei migliori amici. Ronaldo è stato un esempio quotidiano”

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Gianluca Frabotta, intervistato dal Corriere della Sera, ha ripercorso gli anni alla Juventus e il motivo per cui ha scelto il Cesena.


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Qui le sue parole, estratte dalla fonte citata in precedenza: “I ricordi migliori della Juventus? Sono due. La prima è una parete di Vinovo dove sono appese le maglie di tutti i giocatori del settore giovanile che sono arrivati in prima squadra. Alla fine c’è uno specchio. Un messaggio forte: Il prossimo a esordire puoi essere tu. Il secondo è il momento prima di entrare in campo per Milan-Juve. Ero nel tunnel, la tensione era forte. Mi si avvicina un compagno: ‘Gianlu stai tranquillo, sei forte. Oggi fai un partitone, li mangi’. Era Dybala. Mi aveva trasmesso una carica incredibile. Avevo dei campioni al mio fianco: Cristiano Ronaldo, Bonucci, Dybala, Chiellini, Buffon sono solo alcuni.

Sarò sempre grato a mister Pirlo. Ha avuto fiducia in me, aiutandomi a gestire la tensione. Nel suo esordio in panchina contro la Sampdoria mi aveva fatto giocare titolare. Ricordo ancora l’allenamento precedente. Ero in autostrada, stavo tornando a casa. Mi aveva chiamato il team manager per dirmi di tornare indietro, Pirlo mi voleva parlare. Ho saputo che sarei partito dall’inizio. Ognuno ha la sua strada, non tutto è controllabile. Le difficoltà mi hanno fatto conoscere un Gianluca nuovo. L’ultima giornata della stagione precedente contro la Roma, la squadra della mia città. Pensare che giocavo nel parchetto sotto casa con i palloni che ogni Natale mi regalava papà, chi l’avrebbe mai detto. Avevamo già vinto il campionato. Sul pullman prima della partita festeggiavano tutti. Tutti tranne me e Zanimacchia. Avevamo un’ansia…

Che compagno era Cristiano Ronaldo? Un esempio quotidiano. Mi è rimasto impresso un suo gesto. Durante un’esercitazione tattica, Sarri gli mostrava i movimenti che avrebbe dovuto fare nei calci piazzati. Lui era un po’ contrariato. Era diverso, non aveva bisogno di indicazioni, sentiva dentro dove sarebbe finita la palla. Per farlo capire all’allenatore aveva strappato dell’erba e l’aveva masticata e annusata. ‘A me piace capire il campo, capire dove arriverà il pallone’.

Le cose non sempre vanno in modo lineare. Avevo deciso di andare a Verona in prestito per continuare nel mio percorso di crescita. A fine anno mi sono ritrovato con due sole presenze e 18’ totali. Un problema fisico, non mi era mai successo. Dopo poche settimane ho iniziato ad avere un fastidio al tendine d’Achille. Per un po’ ho cercato di non fermarmi, ma il dolore continuava ad aumentare e non era più sostenibile. Ho deciso di operarmi, rimanendo fuori per mesi. Per un giocatore non è una situazione semplice. Gli altri vanno avanti, tu resti fermo. Ogni domenica ero seduto in tribuna con le stampelle al mio fianco e i miei compagni in campo. Era ciò che mi faceva più male.

A Frosinone è stata una buona stagione, culminata con la promozione. Ma nelle ultime settimane ho avuto un nuovo infortunio e a distanza di poco tempo mi sono operato prima per la rottura parziale del crociato e poi per la pubalgia. È stata dura. Da fuori, spesso, non si comprende ciò che un calciatore può passare. In quelle situazioni ci si ritrova ad allenarsi da soli per recuperare da un infortunio, a essere in ritardo di condizione, con le aspettative da mantenere. Il calcio è un mondo che non ti aspetta. Ma è in momenti come questi che scopri una nuova forza interiore. Sono rimasto in piedi, anche dopo lo scorso anno, il momento più buio della mia carriera.

Dopo dei mesi positivi a Cosenza, ho accettato la proposta del West Bromwich. Non è andata bene. Ho incontrato persone che si sono rivelate poco rispettose nei miei confronti. Nonostante stessi bene e mi allenassi al massimo, non sono mai stato preso in considerazione. Era frustrante. Mi sentivo impotente. Ed ero lontano dall’Italia, il clima era diverso, uscivo poco, non sapevo la lingua. Mi sono sentito solo. Ma ho deciso di reagire. Ho continuato a lavorare. Sfruttavo i momenti liberi per andare in palestra, in allenamento davo sempre tutto. Ero consapevole di una cosa: quel periodo sarebbe passato e sarebbe arrivato l’opportunità di riscattarmi. Dovevo essere pronto.

Cosa rappresenta Cesena? La mia rinascita e la mia voglia di ripartire. E poi qui c’è una persona speciale: Andrea Ciofi, il nostro capitano. È uno dei miei migliori amici, siamo cresciuti giocando insieme. Ora, a distanza di anni, siamo compagni di squadra. Quante probabilità c’erano?

Cosa risponderei a chi mi da del sopravvalutato? Penso che ogni calciatore abbia un suo percorso e che sia importante saper reagire a ciò che ti accade. Bene. Voglio scrivere una nuova e bella pagina della mia carriera. Sogno di vincere un altro campionato e tornare in A. E sono contento di aver passato queste difficoltà. Che ciò che conta è mantenere un proprio equilibrio. E ora so apprezzare le piccole cose. Un esempio? L’allenamento di oggi, sotto un bel sole, con il pallone e insieme ad Andrea. Ho giocato alla Juve in Champions League, è vero. Ma anche ritrovarsi a giocare con uno dei tuoi migliori amici è un successo. Di essere orgoglioso di quanto ho fatto e di continuare a sognare. Dal giocare sotto il condominio con gli altri bambini mi sono ritrovato a farlo con Cristiano Ronaldo, perché dovrei smettere di crederci?”

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