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·21 novembre 2025

Clamoroso Sinner, ha rovinato l’Italia: è una vergogna nazionale

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Vergogna e Sinner, due parole che difficilmente stanno bene insieme. Eppure quanto accaduto recentemente ha reso tutto molto realistico.

Il 2025 di Jannik Sinner è stato, semplicemente, la stagione che ogni numero 1 (o aspirante tale) sogna di vivere almeno una volta nella carriera. Due Slam – Australian Open e Wimbledon – conquistati con una naturalezza che ha fatto sembrare ordinario l’eccezionale, una continuità mai vista prima nel tennis italiano e un finale di stagione che ha riscritto l’immaginario collettivo: il trionfo alle ATP Finals di Torino, davanti al suo pubblico, in una sfida che ha messo in scena il meglio che questo sport oggi può offrire.


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Sinner contro Carlos Alcaraz, il nuovo “classico”, l’eredità naturale del Federer-Nadal-Djokovic che ha segnato un’epoca. A Torino, Sinner non ha soltanto vinto: ha dominato la settimana, chiudendo insieme ai 1.500 punti difesi egregiamente anche una questione simbolica, mentale e identitaria. Ha dimostrato che non c’è più un rivale più forte: c’è una rivalità vera, una corsa a due che per lunghi mesi ha visto Sinner costretto a rallentare solo a causa della squalifica per Clostebol, che gli ha sottratto tre mesi pieni di competizioni.

Ma il livello di gioco espresso è stato superiore a tutto il resto. Per rendimento, qualità e carattere, è lui il volto dell’anno. E il tennis italiano? Mai stato così in alto. Insieme a Sinner c’è un Lorenzo Musetti stabilmente in top-10, capace di prestazioni da élite sulla terra e di una crescita costante; c’è un movimento che porta in alto anche Cobolli, Darderi, Nardi, Arnaldi. Un sistema che oggi produce talento, risultati e profondità come nessun altro sport italiano è in grado di fare. Il tennis non è solo una parentesi felice: è un modello virtuoso. Ed è proprio questa eccellenza a rendere ancora più evidente la distanza con altri sport nazionali e, soprattutto, con la Nazionale Italiana di calcio.

Il calcio che si inceppa e il tennis che vola: un confronto che fa male

La fotografia è nitida, perché mentre il tennis italiano vive l’età dell’oro, la nazionale di calcio annaspa. Non è questione di talento, perché l’Italia calcistica non è certo priva di giocatori di livello. È questione di sistema. Le ultime ore hanno certificato una verità che non si può più ignorare: l’Italia non è riuscita a qualificarsi direttamente al Mondiale e dovrà passare dai playoff. Un dato che, al netto delle attenuanti, racconta più di qualsiasi analisi tecnica. Non serve puntare il dito contro Gennaro Gattuso, che da quando è subentrato ha perso solo una gara – il pesantissimo 4-1 contro la Norvegia – e ha ereditato un gruppo fragile, emotivamente instabile e incapace di reggere la pressione. Il problema è strutturale: formazione dei giovani, qualità del campionato, lentezza organizzativa, povertà nelle seconde linee. A differenza del tennis, dove chi è forte emerge da solo, nel calcio serve un sistema che scelga, sviluppi, protegga e finalizzi il talento. E l’Italia, da anni, non lo fa.

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Il calcio che si inceppa e il tennis che vola: un confronto che fa male – Calcionews24.com (Screen Youtube)

Il Mondiale a 48 squadre avrebbe dovuto facilitare il cammino. Invece ha amplificato i limiti. Contro una Norvegia solida ma non irresistibile, gli Azzurri hanno subito un 7-1 in due partite. Troppo per pensare che si tratti di coincidenze. Troppo poco per nascondersi dietro il sorteggio o il calendario. Ed ecco allora che la narrazione del “secondo posto che dovrebbe valere l’accesso diretto” evapora davanti alla realtà: l’Italia è arrivata seconda in un girone con due squadre non competitive e una terza mediocre. Le big non c’erano. Eppure non è bastato. Il tennis italiano, nel frattempo, ci ricorda un’altra verità: quando investimenti, mentalità e competenza vanno nella stessa direzione, i risultati arrivano. Quando il sistema calcio, come raccontato dalla Gazzetta dello Sport, smetterà di raccontarsi alibi e proverà a guardare negli occhi il proprio fallimento strutturale, forse potrà ripartire. Fino ad allora, sarà Sinner – e tutto ciò che rappresenta – a farci capire quanto avanti può andare lo sport italiano quando funziona davvero.

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