Calcio e Finanza
·13 febbraio 2024
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Negli ultimi 20 anni, diverse società a medio-grande capitalizzazione, tra cui Tod’s e Saras, hanno deciso di abbandonare Piazza Affari, il listino della Borsa Italiana. In totale, dal 2002 ad oggi, sono state ben 289 le società che hanno scelto il delisting. Il 2003 è stato il periodo peggiore, con 26 delisting, seguito dal 2006 con 17. Da allora, ogni anno si è concluso con almeno dieci delisting, ad eccezione del 2023, che ha registrato sette uscite.
Questo andamento – spiega Il Sole 24 Ore – rappresenta una tendenza preoccupante, con molte grandi aziende come Atlanta, Autogrill, Exor, Ubi, e Cnh che hanno abbandonato Piazza Affari nel corso degli anni. Tod’s e Saras si aggiungono ora a questa lista, anche se per Tod’s l’intenzione dichiarata è il delisting, mentre non è ancora chiaro cosa intenda fare Vitol con Saras.
Il termine “delisting” è generico e può riferirsi a diverse situazioni. Uno dei casi è quello delle acquisizioni, dove l’acquisto di un titolo comporta automaticamente il delisting. Altri motivi possono includere il malcontento dei soci per il prezzo del titolo o la necessità di avere più spazio di manovra durante una ristrutturazione aziendale, come nel caso di Tod’s.
Un’altra situazione riguarda le aziende che scelgono di quotarsi in borse estere, come è accaduto con Exor e Cnh. Questo tipo di delisting è spesso visto con rammarico, poiché suggerisce una preferenza per altri mercati rispetto a Piazza Affari. Alcuni delisting possono essere parte di una strategia più ampia, come quando un fondo di private equity decide di ritirare un’azienda con l’intenzione di venderne parti e poi quotarla nuovamente.
Infine, vi è il caso del delisting dovuto alla perdita dei requisiti, che coinvolge principalmente società di dimensioni più ridotte. Per il futuro, è difficile prevedere chi sarà il prossimo a optare per il delisting. Ci sono speculazioni riguardo a società come Ferragamo, Nexi, e Recordati, ma si tratta al momento solo di ipotesi e voci di mercato.