Calcio e Finanza
·13 dicembre 2024
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·13 dicembre 2024
Lo sport torna a bussare alla porta del settore delle scommesse, poche settimane prima della messa a bando delle nuove concessioni del gioco online. Lo fa grazie a un emendamento del Governo alla manovra di bilancio che, secondo quanto rivelato da PublicPolicy – agenzia di stampa politica e parlamentare –, prevede un prelievo sulla raccolta delle scommesse online per finanziare interventi infrastrutturali e di ristrutturazione degli stadi.
Si tratterebbe di un altro provvedimento in soccorso del settore, dopo la legge “Salvasport” che, in piena emergenza Covid, stabiliva un prelievo dello 0,5% dei ricavi delle scommesse online da destinare alle società sportive e la norma che, a fine 2022, prevedeva la rateizzazione sulle imposte tributarie per le squadre di Serie A.
Questa iniziativa però potrebbe presentare degli svantaggi visto che, secondo l’agenzia stampa Agipro, rischia di allontanare dal mercato italiano diversi operatori nazionali e internazionali del settore scoraggiandoli dall’acquisto di concessioni di gioco online (il Mef stima 50 richieste con entrate erariali per 350 milioni di euro). Non solo ma potrebbe colpire piccole e medie imprese perché questa norma fa male secondo alcuni osservatori soprattutto ai piccoli operatori.
D’altra parte, è evidente il tentativo da parte dell’esecutivo di sopperire ai conti in rosso dei club della Serie A che, dal 2020 al 2024, hanno accumulato perdite per oltre 2,5 miliardi di euro, con un picco significativo tra il 2020 e il 2022. Un trend negativo aggravato senza dubbio dalla pandemia e dalla mancanza di entrate da competizioni europee per alcuni club, ma anche dalla malagestione di molte delle proprietà.
Secondo una stima di Calcio e Finanza il conto economico 2022/23 dei club di massima divisione si è chiuso in rosso per circa 441 milioni di euro, nonostante la contabilizzazione di 570 milioni di plusvalenze dalla vendita dei calciatori, tornate quasi ai livelli massimi in Italia. Escludendo le tre stagioni dell’era Covid, che hanno rappresentato un’eccezione, era da un ventennio che la Serie A non andava così male: nel 2003/04 il risultato netto aggregato fu infatti -452 milioni.
Una situazione che accomuna tutti i club delle divisioni professionistiche, non solo quelli di Serie A. Secondo il report annuale di PWC sulla stagione sportiva 2022/23, se da un punto di vista finanziario rimane stazionario l’indebitamento complessivo del calcio professionistico, di circa 5,7 miliardi di euro (+1,0% rispetto alla stagione precedente), il patrimonio netto a livello aggregato si attesta invece ad un valore di 344 milioni, in ulteriore riduzione del 21,9% rispetto al 2021/22 e del 50% rispetto al 2020/21.
In questo contesto i primi a credere che non sia lo Stato a dover cercare i fondi per aiutare il calcio sono i tifosi e in generale gli italiani. In un sondaggio condotto a fine 2022 da Winpoll (società che offre sondaggi d’opinione e analisi elettorali), mentre veniva approvata la cosiddetta norma Salva Calcio, ben il 65% degli intervistati si diceva infatti «poco favorevole rispetto agli aiuti da dare al calcio in generale», il 21% «per nulla favorevole», e solo il 12% «abbastanza favorevole» e il 2% «molto favorevole» alla norma.
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