Calcionews24
·3 giugno 2025
Davide Nicola via da Cagliari? L’enigmatico percorso di un tecnico da salvezza che non si ferma (quasi) mai

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·3 giugno 2025
Davide Nicola è una figura inconfondibile nel panorama calcistico italiano. La sua carriera da allenatore è segnata da un’impressionante serie di cambi di panchina, un fenomeno che incuriosisce e solleva interrogativi. Non è una questione di pura casualità, ma piuttosto il risultato di una combinazione di fattori legati al suo metodo specifico, alle necessità dei club in cui ha operato e alle dinamiche intrinseche del calcio moderno. Anche stavolta andrà così? A Cagliari è questa la voce ricorrente. E non sarebbe che la conferma di qualcosa visto già tante volte.
Lo specialista delle imprese impossibili
La caratteristica più evidente del percorso di Nicola è la sua notevole abilità nel prendere squadre in situazioni di classifica disperate e condurle alla salvezza. Pensiamo al Crotone nella stagione 2016-2017, salvato con una rimonta storica; al Torino nel 2020-2021; alla Salernitana nel 2021-2022 e, più di recente, all’Empoli nel 2023-2024. Questi successi gli hanno valso l’etichetta di “pompiere” o “specialista delle salvezze”. Se da un lato ciò esalta le sue capacità, dall’altro tende a circoscrivere il suo ruolo percepito nel mondo del calcio.I club in difficoltà cercano in Nicola un profilo preciso: un allenatore in grado di infondere carattere, organizzazione difensiva e una chiara identità tattica in tempi brevissimi, spesso privilegiando i risultati immediati rispetto a un approccio più “costruttivo” a lungo termine. La sua capacità di motivare i giocatori e di creare un forte senso di unità, anche attraverso gesti simbolici come il celebre viaggio in bicicletta per la salvezza del Crotone, è universalmente riconosciuta.
Il dopo-salvezza e le visioni divergenti
Il nodo centrale per comprendere i suoi frequenti cambi di panchina risiede spesso nella fase successiva al raggiungimento della salvezza. Una volta superata l’emergenza, le esigenze della squadra e della dirigenza possono evolvere. Molte società, dopo aver evitato la retrocessione, puntano a una maggiore stabilità con un progetto tecnico differente, magari orientato a un calcio più propositivo o a un percorso di crescita graduale.Nicola, pur essendo un tecnico preparato anche per la gestione ordinaria, è primariamente percepito come un gestore dell’emergenza. Questa percezione può portare a divergenze di visione con le dirigenze riguardo al mercato, alle strategie a lungo termine o al tipo di gioco da proporre una volta consolidata la categoria. Non è insolito che, terminata la missione, le parti decidano di separarsi consensualmente per perseguire obiettivi diversi. Le fonti giornalistiche sportive riportano frequentemente “mancati accordi sul progetto” o “divergenze di vedute” come motivazioni ufficiali o ufficiose delle interruzioni contrattuali.
L’intensità del metodo Nicola
Un altro fattore spesso menzionato da cronisti e addetti ai lavori riguarda l’intensità del suo approccio. Il “metodo Nicola” è noto per essere estremamente esigente dal punto di vista fisico e mentale per i giocatori. Per ottenere le salvezze disperate, il tecnico richiede il massimo impegno, una concentrazione costante e un’applicazione tattica rigorosa. Questo tipo di gestione, pur essendo altamente efficace in situazioni di crisi, potrebbe non essere sostenibile o desiderabile per un’intera stagione in un contesto di stabilità. Squadre e giocatori potrebbero aver bisogno di un approccio differente una volta fuori dalla zona pericolo.
Gestione delle relazioni e aspettative
Infine, la gestione delle relazioni all’interno di un club è cruciale. Nicola, come ogni allenatore, ha le sue idee e le sue richieste. In contesti di emergenza, le società sono spesso più propense ad assecondare le sue indicazioni, data la gravità della situazione. Tuttavia, in una fase di pianificazione a lungo termine, le dinamiche di potere e le autonomie decisionali possono diventare un punto di attrito, portando a frizioni con direttori sportivi o presidenti.
In sintesi, la carriera di Davide Nicola è un esempio emblematico di come un allenatore possa specializzarsi in un ruolo specifico – quello di “salvatore” – ma trovi poi difficoltà a consolidarsi come “costruttore” o “storicizzatore” all’interno di un singolo club.
Non si tratta di una mancanza di capacità, ma piuttosto di una combinazione di percezione del ruolo, compatibilità di visione con le dirigenze e l’elevata intensità del suo approccio, che lo rende un professionista prezioso ma, per sua stessa natura, spesso in transito.
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