Calcio e Finanza
·5 giugno 2025
De Laurentiis: «Non vendo il Napoli nemmeno se mi offrono 2,5 miliardi»

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·5 giugno 2025
Nella giornata di ieri, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis è stato protagonista della consueta conferenza stampa di fine stagione, e di presentazione della prossima con i ritiri estivi che si svolgeranno ancora una volta per la squadra partenopea a Dimaro Folgarida e a Castel di Sangro.
Tanti gli argomenti trattati dal numero uno del club azzurro, fra cui anche una possibile cessione del Napoli, visto che entro il 2029 in Italia non saranno consentite le multiproprietà con la famiglia De Laurentiis che ha il controllo sulle azioni del Bari, formazione che milita al momento in Serie B.
Negli ultimi anni si è parlato di una possibile cessione del Napoli. Ipotesi che De Laurentiis esclude con forza raccontando anche qualche aneddoto: «Non mi sono mai preoccupato delle valorizzazioni, fino a quando sarò in vita sarò qui, poi dopo i miei figli decideranno che fare. Nel 2018 mi è arrivata offerta di 900 milioni di dollari. Se mi offrono 2,5 miliardi io non vendo. Il calcio Napoli si identifica con la napoletanità, con un’idea che vogliamo portare avanti».
Come detto si è trattata di una conferenza stampa fiume, come spesso accade quando è protagonista De Laurentiis: «Io vengo preso per un visionario, però ho sempre visto quello che sarebbe accaduto. Proprio oggi dicevo: “noi siamo come dei pugili suonati che continuiamo a salire sul ring senza renderci conto che stiamo morendo”. Quando il calcio più importante del mondo perde 750 milioni di sterline ma si fa il Mondiale per Club, una Champions League con più partite, non si diminuiscono le squadre di calcio e si va avanti…perché le istituzioni devono sopravvivere lasciando morti e feriti per strada».
«Bisogna avere le procure dei giocatori con dei limiti – continua il patron del club azzurro –. I contratti devono essere portati a otto anni in Italia. So che il Ministro dello Sport ha pronto un decreto legge affinché questo avvenga. Poi abbiamo il grosso problema degli stadi. Quest’anno il Maradona era sempre pieno anche grazie a Tommaso Bianchini che ha svolto un compito molto importante di attenzione verso il mondo tifosi offrendogli opportunità che precedentemente non c’erano. Abbiamo avuto il record dei record. Ma quante persone hanno potuto vedere bene la partita? Quanti stadi non sono concepiti per poter partecipare come si partecipa in altri stadi europei in maniera positiva e concreta alla partita di calcio? Il fatto stesso che lo stadio venga dato al Napoli il giorno dell’evento per darlo subito e io devo montare e smontare tutto ciò che c’è intorno per la pubblicità con un costo di centinaia di migliaia di euro all’anno in più è ridicolo».
Una situazione che in pratica si vive solamente in Italia: «Il PSG nello stadio di Parigi gioca ma ce l’ha totalmente per 365 giorni all’anno per un milione di affitto e ne ricava 125 milioni…c’è differenza, no? Voi parlate sempre di strutture e giovanili ma noi in questi anni, oltre a essere persone perbene e vincenti e con conti a posto, abbiamo anche tirato fuori giocatori dai nostri vivai. Poi è chiaro che se uno viene fuori da un vivaio non è detto che dia a nessun allenatore al mondo quella certezza e sicurezza di essere impegnato sempre fin dal primo minuto nelle squadre importanti. Allora viene dato in prestito per farlo crescere e molto spesso cresce, altre volte cresce meno».
«Il problema è più complesso di quello che uno possa pensare. In Italia non siamo come in Inghilterra ma anche lì sono in sofferenza. Il sistema calcio è malato. Visto negli USA con il basket super miliardario? Loro si sono scocciati delle istituzioni locali e si sono fermati per sei mesi fino a massimizzare i club. Forse sarebbe il caso di farlo anche noi. Poi noi investiamo centinaia di milioni, quest’anno se ne andranno via 300 milioni tra cartellini e stipendi, poi viene una squadra dalla B che vuole i prestiti e chiedono il 50% dello stipendio da pagare, allora che siete venuti a fare? Resettiamo tutto e valorizziamo chi ha le credenziali per competere in Serie A. Senza audience e senza un certo tipo di fatturato come puoi essere competitivo contro le big?», ha concluso De Laurentiis.